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Caro Sarri, le parole sono importanti

20 Gennaio 2016

Il caso #sarrimancini: lo specchio della politica e del calcio italiano.

Vado controcorrente con quanto sta accadendo in queste ore sui social, sulla facile (direi grave) ironia rispetto quanto accaduto ieri sera.

Per quello che mi riguarda nel fatto trovo l’ennesima conferma di quanto siamo profondamente malati (culturalmente), di quanto sia ancora difficile prendere atto dei mutamenti della nostra società. Dal rispetto verso diverse razze (come non dimenticare le esternazioni del Presidente Tavecchio), dell’uso delle parole e del rispetto. Quello che non mi aspettavo e che la cosa sarebbe diventata una cartina di tornasole che ci avrebbe rivelati a noi stessi.

Il razzismo e il sessismo latente di questo paese ormai viene a galla prepotentemente.

Il tempo è qui e ora.

Siamo indietro, è questa la verità; siamo molto più razzisti di quanto vogliamo ammettere, molto più sessisti di quanto ci piaccia credere. Così tanto che basta pochissimo per tirare via quella patina di civiltà di cui ci siamo ammantati e rivelarci per quel che siamo: gente piccola piccola attaccata alla propria roba, chiusa in una difesa ossessiva del proprio orticello e del suo piccolo mondo antico. Solo che il mondo intorno cambia, e noi rischiamo di non avere neppure gli strumenti per capirlo. Ci sono tante ragione per cui siamo finiti così, ma adesso ci ritroviamo affondati in un pantano che è prima di tutto morale e culturale. Le cose non cambiano perché non cambiamo noi, i nostri vertici sono il riflesso fedele di quel che siamo, di quel che sentiamo e pensiamo.

Poi, certe volte penso che forse da tutto questo può venire fuori del bene. La ferita infetta va aperta ed esposta, perché possa guarire. Forse ci farà bene guardarci in faccia senza ipocrisie, scoprire quanto ancora siamo legati ad idee vecchie e, si sperava, sepolte. Bisogna riconoscere il problema, per risolverlo. Io un po’ ci spero, anche perché non si può fare altrimenti, se si vuole andare avanti.

In questo marcio, come al solito c’è lui: Mario Adinolfi. Che mostra costantemente la sua imbecillità (giusto per dare conferma).

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