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Capire e comunicare il sondaggio
Ancora nei primi anni Novanta del secolo scorso, di sondaggi non si parlava quasi, nel nostro paese, era una materia confinata al mondo anglo-sassone o francofono. La tradizione culturale italiana, influenzata dai grandi partiti di massa, dalle sub-culture cattolica e social-comunista, non li apprezzava, nemmeno alla fine della dittatura mussoliniana, quando invece altrove – soprattutto negli Stati Uniti – venivano utilizzati quotidianamente.
Ma da quel periodo in poi, lentamente, senza che ce ne si rendesse pienamente conto, anche da noi i sondaggi sono diventati poco alla volta insostituibili. Non tanto per la cosiddetta “sondomania”, l’incapacità cioè di molti attori politici e sociali di prendere decisioni senza l’ausilio di una preventiva indagine demoscopica; e neppure per la “sondocrazia”, il perverso comportamento che si lascia guidare non già da scelte razionali, quanto dall’opinione pubblica certificata dai risultati dei sondaggi.
Non solo per questo, ma soprattutto perché senza sondaggi non sapremmo più chi siamo, quali siano le opinioni prevalenti nel nostro e negli altri paesi, quali i gusti degli utenti televisivi, il tasso di occupazione e di disoccupazione, la fiducia nelle istituzioni, nella politica e nei partiti, il giudizio sui più importanti leader politici e sul governo, la percezione generale dello stato economico attuale e le sue prospettive future. E molto, molto altro ancora.
Fino a qualche decennio fa, per tutte queste questioni, alcune piuttosto rilevanti, non si poteva sapere praticamente nulla. Nulla sulle forze-lavoro, nulla sugli orientamenti di voto tra una elezione e la successiva, nulla sull’appoggio al governo, nulla sui programmi radiofonici o televisivi preferiti, nulla sugli umori o i problemi percepiti dalla popolazione. Si andava a fiuto, si cercavano di interpretare le opinioni degli italiani da qualche segnale sparso, da indicatori indiretti spesso piuttosto fallaci. E ai sondaggi non si dava affidamento.
Oggi accade esattamente l’opposto. Siamo invasi da sondaggi di ogni tipo, a cui però non corrisponde la capacità di “leggerne” correttamente i risultati, di comunicarli in maniera adeguata. E poi, quale futuro per il sondaggio? La Rete è destinata a diventare entro qualche anno la fonte più rilevante per l’acquisizione di dati relativi alle opinioni e ai comportamenti dei cittadini. I classici strumenti demoscopici poco alla volta sono stati e saranno sostituiti, se non totalmente almeno nella grande maggioranza dei casi, dai sondaggi online, con tutti i problemi che questo passaggio comporta.
Questo libro cerca di fare chiarezza sulle sue tecniche di base, sui principali errori che si commettono, sulle novità che la Rete ha portato nell’effettuazione di un sondaggio, e, infine, sulla deriva mediatica che stravolge la loro corretta interpretazione.
*Estratto dall’Introduzione di: “Sondaggi. Le tecniche, i rischi, il futuro”, in corso di stampa da Laterza. Uscita prevista: settembre-ottobre 2022.
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