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Deplatforming Trump: ultimo atto per davvero?
Come ho già scritto più approfonditamente (qui), l’Oversight Board Charter* ha reso pubblico il proprio provvedimento sul ban da Facebook e da Instagram a carico di Donald Trump: in sintesi, è stato confermato il provvedimento, ma è stato stabilito che questo non può essere a tempo indeterminato (come inizialmente indicato).
Decisione recepita: il deplatforming durerà fino al 7 gennaio 2023. Sanzione massima in virtù della gravità delle violazioni commesse. Tutto bene ciò che finisce bene, quindi? No. Che succede, infatti, a decorrere dal 7 gennaio 2023?
At the end of this period, we will look to experts to assess whether the risk to public safety has receded. We will evaluate external factors, including instances of violence, restrictions on peaceful assembly and other markers of civil unrest. If we determine that there is still a serious risk to public safety, we will extend the restriction for a set period of time and continue to re-evaluate until that risk has receded.
Alla fine della sanzione, quindi, valuteranno se vi sarà ancora un rischio per la pubblica sicurezza. Se così sarà, saranno estese le restrizioni finché i rischi non diminuiranno: di fatto, la critica evidenziata dal board è stata aggirata in modo alquanto disinvolto, in quanto nessuno vieterà agli esperti (quali? Nominati e soprattutto pagati da chi?) di valutare i fattori esterni (dovranno almeno motivare la loro decisione?) e di suggerire a Facebook e a Instagram di estendere le sanzioni a tempo, potenzialmente indeterminato (finché i rischi non saranno terminati: e chi lo stabilisce quando?).
Ciò assolve all’unica richiesta del board, cioè stabilire criteri chiari e inoppugnabili per la sanzione? A mio avviso no, perché, come evidenziato, troppe domande sono ancora senza risposta chiara. Mancano ancora troppe garanzie (oltre a quanto già detto, si ricorda che Trump non è stato ascoltato in relazione alla prima sanzione e nessuna menzione di contraddittorio si fa per future eventuali decisioni.
Se pure la sanzione dovesse essere revocata, ulteriori violazioni compiuta da The Donald saranno valutate molto più severamente fino al ban permanente.
Nel medesimo post, emerge un’altra novità:
We allow certain content that is newsworthy or important to the public interest to remain on our platform — even if it might otherwise violate our Community Standards. (…) we will remove content if the risk of harm outweighs the public interest. (…) Finally, when we assess content for newsworthiness, we will not treat content posted by politicians any differently from content posted by anyone else. Instead, we will simply apply our newsworthiness balancing test in the same way to all content, measuring whether the public interest value of the content outweighs the potential risk of harm by leaving it up.
Le parole chiave sono le seguenti: valutazione del pubblico interesse, sempre in capo ad un soggetto privato: se in precedenza si sosteneva che il dibattito politico fosse di interesse pubblico, e che quindi un soggetto privato non avrebbe potuto intervenire se non eccezionalmente, con una maggiore severità in relazione alle linee guida di moderazione potrebbe intensificarsi la possibilità per Facebook e Instagram di manipolare l’opinione pubblica censurando il dibattito politico a favore di un interesse privato.
Dimenticate le opinioni di Trump e il fatto che possano essere non condivisibili. In gioco c’è la libertà di manifestazione del pensiero e la sua limitazione: non si scherza, riguarda tutti, e dev’essere chiaro chi la limita, perseguendo quale interesse e per quanto tempo.
Note:
* In relazione all’Oversight Board Charter ho scritto, nel maggio 2020 qui
Consigli di lettura:
— Ho trattato il tema approfonditamente anche in un saggio nel libro a cura di Angelo Alù e Alessia Ciccarello, con prefazione di Luigi Viola, La Pubblica Amministrazione del futuro. Tra sfide e opportunità per l’innovazione del settore pubblico, ES, 2021 (da p. 51 a p.57);
— Maria Francesca De Tullio, Uguaglianza sostanziale e nuove dimensioni della partecipazione politica, ES, 2021 (in specie p. 146);
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