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Telegram, Slack e i bot: ne abbiamo davvero bisogno?
Questa mattina sono incappato nel post di Giulio Michelon su Medium intitolato “La storia d’amore tra canali Telegram ed editoria è già finita”, in cui, numeri alla mano, si dimostra come per il momento i tanti canali aperti dalle testate online su Telegram stiano avendo un’efficacia davvero bassa.
Il tutto è da prendere con le pinze: perché la sperimentazione è appena all’inizio, perché gli utenti devono ancora abituarsi alla cosa e perché le stesse testate stanno cercando di capire come sfruttare al meglio questa nuova opportunità.
Nonostante questo, non mi stupisce affatto che Telegram non si stia dimostrando così utile. Anche perché, sempre in questi giorni, si è fatto un gran parlare del nuovo chat bot applicato al giornalismo su Slack e della nuova e “supercool” applicazione di Quartz, che permette di chiacchierare con un bot che ti fornisce le informazioni che vai cercando.
La domanda da porsi, probabilmente, è una: ne abbiamo davvero bisogno? Un primo segnale ci viene dalla notoria difficoltà che gli editori stanno avendo a imporre le applicazioni delle loro testate. La verità è che pochissimi utenti le utilizzano, e anche quella di Quartz ha fatto un gran parlare di sé e ha raccolto moltissimi complimenti nei primi giorni di lancio, in cui ha generato un grosso hype, dopodiché, non so voi, io non ne ho più sentito parlare.
Ovviamente, l’ho provata. Ed è stato divertente chiedere al bot di darmi le informazioni sulle prime cose che mi venivamo in mente. Per i primi cinque minuti, almeno. Poi ho chiuso l’applicazione e ho dato un’occhiata ai newsfeed di Facebook e Twitter per vedere se c’era qualcosa di interessante da leggere. Perché mai dovrei aprire la app del New York Times, poi chiuderla e aprire quella di Repubblica, poi chiuderla e aprire quella del Guardian, quando posso trovare tutto sui social network?
La mia è un’opinione personale, più teorica che suffragata da dati; ma la forte sensazione è che non ci sia bisogno di bot che ti offrono le notizie che vai cercando, di applicazioni di testate che ti notificano quando c’è una breaking news e di altri bot su Slack applicati al giornalismo.
Prima di tutto, perché siamo già sommersi da notifiche: ricevo notifiche da Twitter, da Facebook (in verità, le ho tolte, ma tant’è), dalla mia banca, dai miei amici su Messenger e WhatsApp, dai cari vecchi sms, dalle mail. Faccio già fatica a restare a galla così; l’ultima cosa che voglio è riceverne altre. E penso di non essere l’unico a vederla così.
Ma forse ancora più importante è un altro fatto: sono sazio. Almeno per quanto riguarda la dose che assumo quotidianamente di news e approfondimenti sugli argomenti che più mi interessano.
Se cerco le ultime news faccio riferimento a Twitter; se voglio incappare più o meno casualmente in qualche lettura interessante mi affido a Facebook – fiducioso del fatto che la mia cerchia di amici (in cui molti condividono i miei interessi) avranno setacciato per bene la rete e, al limite, sarà una delle tante pagine a cui ho messo il like ad avvisarmi; se invece voglio leggere con calma qualcosa di interessante che riguarda i miei interessi più peculiari, non dovrò far altro che pazientare qualche ora e attendere che mi arrivino le varie newsletter alle quali sono iscritto.
In questo modo, sono a posto sotto ogni fronte: news, approfondimento, tematiche di nicchia. In verità, non riesco nemmeno a stare dietro a tutto e “l’elenco lettura” del mio Safari è regolarmente pieno di pezzi che attendono di essere letti da una settimana.
Perché mai dovrei rivolgermi a un bot e chiedergli: “Mi dai le ultime notizie sulla tecnologia?”, quando ho la certezza che su uno dei tre canali già citati troverò tutto quello che mi serve? È comprensibile che si cerchi sempre il modo migliore di sfruttare le ultime tecnologie, e sono sicuro che i bot avranno un gran futuro nel ruolo di nostri assistenti personali. Per quanto riguarda l’informazione, però, la mia personalissima previsione (che si rivelerà inevitabilmente errata) è che tutto si risolverà in una bolla di sapone.
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