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Sua Altezza Reale: l’ipocrisia
[Attenzione! Spoiler sulla quarta stagione di “The Crown”]
Pensavo che, con la terza stagione, lo showrunner Peter Morgan avrebbe dato vita a qualche focolaio. Invece era rimasto nella comfort zone, furbo come una volpe, aspettando ancora 10 episodi per accendere la miccia. Ero stato stupido, perchè era più che ovvio che i carichi pesanti sarebbero stati sganciati in questa quarta stagione di The Crown: Lady Diana, Margaret Thatcher, le Falkland, l’IRA, l’Apartheid, Michael Fagan. Dal 1979 al 1990, l’apice assoluto della storia dei reali d’Inghilterra, ovvero gli anni 80, dove tutto è pop e la famiglia Windsor/Mountbatten non può esimersi dall’esserlo ai massimi livelli, seppur contro la propria voglia.
Attenzione, cari abbonati di Netflix che dovete ancora vedere questa stagione o che non avete mai visto questa serie: si parla di capolavoro. Prima di parlare degli attori e della sceneggiatura, bisogna soffermarsi sulla messa in scena, sulle scenografie, sul trucco e sui costumi: roba da far girare la testa. Non si era mai vista una cosa simile, con un record assoluto di 166 milioni di dollari totali di budget che, a detta di Reed Hastings (il padre-padrone di Netflix) sono stati il miglior investimento dalla nascita della sua piattaforma di streaming. Le locations fanno quasi invidia ai veri possedimenti della Regina, la messa in scena è maestosa, i costumi sono perfetti, quasi identici nel dettaglio agli abiti originali dei protagonisti nella vita reale, il “trucco e parrucco” è fenomenale. E da qui partirei per parlare degli attori, citando subito colei che ha superato Olivia Colman in questa stagione: Gillian Anderson. La 52enne di Chicago, ex Dana Scully di X-Files, si gioca il ruolo della vita interpretando la “Lady di ferro” Margaret Thatcher, facendolo nel migliore dei modi (ovviamente bisogna godersela in lingua originale). Il Golden Globe glielo darei a occhi chiusi: la sua “cofana” imbottita di lacca è una protagonista assoluta, gli incontri nell’ufficio della Regina con la Colman sono fantastici, scritti da penne molto sapienti, ma ancora di più lo è lo scontro verbale nel salone dello yacht in Sudafrica, dove si arriva al conflitto politico e personale sull’Apartheid tra un Primo Ministro “realista” e una Regina imperialista. La Anderson non mi ha fatto rimpiangere Meryl Streep in The Iron Lady, anzi, l’ha eguagliata. E parlando della divina Streep bisogna subito dire che la sua degna erede, Olivia Colman, è una Elisabetta II al di là di ogni aspettativa: quando indossa gli occhiali si trasforma completamente nella Regina, è impressionante. Ma in questa stagione Elisabetta non ha più niente della Regina che in giovane età era interpretata da Claire Foy (che qui ritorna in un episodio in un flash-back): lei, come dice suo marito Filippo, “è l’aria che tutti respiriamo, è il centro della vita”, ma cade rovinosamente a causa della follia della sua stessa famiglia, a causa dell’ipocrisia non più tollerata dal popolo inglese, nè dal Primo Ministro Thatcher. La famiglia Windsor/Mountbatten va in pezzi a causa di un mondo che, intorno a loro, muta a velocità irrefrenabile, e i reali non riescono a stargli dietro. La disoccupazione sferza il Regno Unito, i problemi sociali sono giganteschi e la “Margaret nazionale” prende colpi a destra e a manca, tenendosi in piedi come una statua contro il vento, senza mai tradire debolezza, ma soffrendo in silenzio e in solitudine. I problemi del Commonwealth sono lo specchio del cambiamento: arrivati gli anni 80, non si può pensare di fare ancora gli imperialisti sui possedimenti in giro per il mondo come fosse il XVII secolo. E poi l’IRA: così vicina eppur così lontana dai pensieri della Regina e suo marito, finchè Lord “Dickie” Mountbatten, zio di Filippo, viene ucciso in un attentato. Questo avvenimento tragico passa quasi in secondo piano, perchè il vero cataclisma in famiglia si chiama Diana Spencer. Non pensate di vederla ritratta come la solita “santa” vessata dalla famiglia reale: è dipinta all’inizio come fidanzatina innocente e sognante, poi come moglie viziata, arrogante, artistoide, perennemente insoddisfatta, affetta da bulimia, traditrice seriale e malata di attenzioni da pop star. La scena del “non-abbraccio” con la Regina è epica.
Carlo è una tragedia triste su due gambe e una gobba: insopportabile, viziato, indeciso su qualsiasi cosa, schiavo sessuale di Camilla Parker-Bowles che lo usa a suo piacimento per anni, incapace nel suo ruolo pubblico e nei suoi doveri. Gli sceneggiatori hanno affondato ulteriormente il coltello nella piaga facendo dire proprio a Carlo, rivolto a suo fratello Andrea in tono acido e maligno “sei il quarto in linea di successione per il trono. Non potrai sperarci neanche quando mio figlio William avrà avuto a sua volta dei figli”.
La principessa Anna è alla pari di una strega cattiva della Disney, tale e quale alla nonna Elisabetta Regina Madre, dalla quale bocca esce una frase importantissima: “Diana si piegherà, come dopo anni ha fatto anche Filippo”, frase terminata dalla principessa Margaret “…altrimenti si spezzerà”. Ecco, la principessa Margaret, sorella della Regina: forse l’unico errore di questa serie. Nelle prime due stagioni era interpretata da Vanessa Kirby, un’attrice bellissima, alta, elegante, che aveva chiaramente variato in modo evidente la fisicità e l’estetica della vera Margaret. E c’era anche molto romanzo intorno a quel personaggio, molta fiction che la rendeva una co-protagonista accanto a Claire Foy e al fantastico Matt Smith. Dalla stagione 3 è interpretata da Helena Bonham-Carter: perfetta nella parte, ma cambiando radicalmente il personaggio (fisicamente e non) e ottenendo da parte degli sceneggiatori solo due episodi dedicati su venti. Stavolta le tocca scoprire che la Regina Madre ha rinnegato e falsamente fatto dichiarare deceduti alcuni parenti perchè si vergognava del fatto che fossero affetti da un handicap. Altra ipocrisia che getta benzina sul fuoco.
Ed ecco che per la prima volta arrivano commenti pieni di collera da Buckingham Palace (fonte: The Sun), che fino ad oggi non si era mai esposto, mantenendo l’aplomb della Regina senza prendere parte o criticare. Stavolta lo showrunner Peter Morgan ha colpito duro, la famiglia reale ne esce completamente distrutta, quasi facendo risultare simpatico un personaggio storicamente negativo come la Thatcher. Non risparmia nessuno, sono tutti ipocriti che pensano di vivere in un mondo fiabesco, viziati e con la testa sulle nuvole, impegnati solo a vivere eventi mondani e gossip di palazzo, mentre fuori dai loro manieri esiste un mondo devastato da guerre, povertà, razzismo, disoccupazione. Importantissimo il quinto episodio dal titolo “Fagan“: è lo spartiacque in questa intera serie. Dopo l’incontro tra Michael Fagan ed Elisabetta II niente sarà più come prima. Forse Morgan ha anche passato un limite quando Filippo arriva a minacciare Diana dicendole “…oppure per te prevedo una brutta fine”, tanto che sono tornati i sospetti e le accuse verso Harry e Meghan che, oltreoceano, sembra abbiano sottoscritto un contratto con Netflix da 150 milioni di dollari (fonte: The New York Times) e in molti sospettano che “la coppia di traditori” stia facendo da consulente per The Crown.
Nella prossima e penultima stagione cambieranno di nuovo tutti gli attori e le attrici, con volti completamente nuovi per altri venti episodi (in totale le stagioni saranno sei). Purtroppo avremo grande nostalgia di questi protagonisti meravigliosi, che hanno impersonato alla perfezione i reali d’Inghilterra, soprattutto Olivia Colman, una Elisabetta II che, alla fine, in un modo o nell’altro, strappa sempre grande stima con il solito “colpo di reni” a fine stagione. La prossima Regina sarà Imelda Staunton, che nel nostro immaginario filmico parte già in antipatia, avendo interpretato Dolores Umbridge nella saga di Harry Potter. I carichi pesanti e le ipocrisie non sono mancati neanche negli anni 90 e nel nuovo millennio per i Windsor, quindi il materiale su cui lavorare è davvero tanto. The show must go on.
And God save the Queen.
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