Internet

Se la blastata diventa forma di comunicazione, ci rimettiamo tutti

18 Aprile 2019

Il recente caso delle risposte date dal (o dai) Social Media Manager dell’INPS può essere un caso studio interessante su quali dinamiche, oggi, entrano in gioco nella comunicazione online e, di riflesso, in quella che avviene faccia a faccia.

Negli ultimi giorni, il gran numero di richieste di informazioni sul Reddito di cittadinanza arrivate sulla pagina Facebook “INPS per la famiglia” ha scatenato una serie di risposte piccate (quando non apertamente offensive) ai danni degli utenti.

Le risposte e i commenti sono stati subito ricondivisi, e il Social Media Manager in questione ha trovato molti sostenitori. Alcuni hanno visto nelle sue risposte la “giusta” punizione per chi ha nutrito troppe speranze verso il Reddito di cittadinanza, altri hanno apprezzato il modo sferzante con cui ha risposto a persone a volte troppo pigre per ricevere da sole le informazioni che chiedevano.

Il caso specifico si presta a una serie di considerazioni sulla legittimità di dileggiare chi chiede informazioni (tanto più se in molti casi, più che di pigrizia, si tratta di analfabetismo digitale, un problema che in Italia andrebbe affrontato seriamente), o su quanto alcune realtà sottovalutino la figura del SMM: diverse volte, ad esempio, si vede il SMM rispondere con sincerità di non essere in grado di dare le informazioni richieste, una colpa certo non sua e che anzi rivela una certa sottovalutazione della sua figura da parte di chi doveva formarlo. Certo, è da comprendere l’esasperazione di chi si vede subissato di molte domande uguali e spesso mal formulate, ma è altrettanto da comprendere lo stupore di chi si aspettava di ricevere quasi 800€ al mese e scopra che ne riceverà magari 90. Non a caso, la stessa pagina ha oggi pubblicato un post di scuse.

Più in generale, però, l’episodio sembra potersi inquadrare in un certo modo di fare comunicazione, oggi inflazionato sul web e non solo, che passa sotto il nome di “blastata” e che trasforma ogni discussione in un conflitto in cui la parte che detiene le informazioni si sente in diritto di umiliare quella che non le ha. Questo schema è osannato quotidianamente sul web da utenti che hanno ormai anche delle vere e proprie icone (vedasi Roberto Burioni, che seppur in contesti diversi è diventato famoso per trasformare spesso la sua pagina FB in un luogo di conflitto, o Mentana, che talvolta si è fatto notare rispondendo in maniera offensiva e altezzosa a critiche del tutto lecite).

In questo tipo di discussioni è proprio l’umiliazione, più che le informazioni trasmesse, a diventare il vero fulcro del messaggio. Il problema, però, è che questa dinamica è anti-comunicativa, perché non realizza lo scopo della comunicazione (in questo caso, scambiarsi informazioni), anti-sociale (perché crea un conflitto immotivato, in cui uno dei due soggetti deve soccombere) e, in fin dei conti, anti-democratica (perché lo scopo della comunicazione diventa umiliare chi chiede informazioni, colpevolizzandolo per la sua ammissione implicita di inferiorità, invece che migliorare la sua condizione aiutandolo).

L’aspetto grottesco, poi, è che spesso chi “blasta” ritiene così facendo di educare la controparte, finendo in realtà solo con il farla sentire inferiore, una condizione avvertita per giunta come ingiusta e che spinge quindi a riaccendere il conflitto: se infatti la blastata diventa l’attitudine comunicativa di default nelle discussioni (online o meno), l’unico risultato è quello di alimentare le tante retoriche di cui si alimenta oggi la demagogia (il popolo contro le élites, i laureati contro i lavoratori, i radical chic contro il popolo vero), tanto più se questo stile è adottato da chi parla a nome di un ente pubblico.

Possiamo forse sorridere di fronte a certe risposte e a certi commenti, ma siamo sicuri che non ci perdiamo un po’ tutti quando una donna con evidenti problemi nell’uso dei mezzi informatici, per tutta risposta, viene presa in giro per le sue foto profilo? Se questo deve diventare il modo di stare in una discussione, non è a questo punto più autentico prendersi direttamente a randellate?

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