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Open Data Day: liberi dati, liberi tutti
L’incontro tenutosi a Salerno lo scorso venerdì ha inaugurato quel che sarà il quarto open data day italiano, in programma sabato 5 marzo, ovvero un raduno di professionisti, studenti, associazioni, enti pubblici e privati che hanno a cuore la liberazione dei dati pubblici o comunque di pubblico interesse. Una comunità degli open data, in particolare quella italiana, molto dinamica e consapevole che tramite questo intreccio di esperienze e discussioni è possibile alimentare un percorso di crescita per l’intera collettività. I settori interessati dall’apertura del patrimonio informativo pubblico sono diversi, dalla cultura ai trasporti, passando per la spesa pubblica, il welfare e l’ambiente.
Il denominatore comune non è solo una doverosa azione di trasparenza – parola troppo spesso abusata ma poco o nulla praticata -, ma soprattutto il miglioramento di tali servizi, perché dall’incrocio delle informazioni rilasciate (in formato aperto) si possono aprire nuovi percorsi, aumentando le possibilità lavorative e di sviluppo di un territorio e generare un enorme valore aggiunto derivante (anche) da un maggiore interessamento dei cittadini all’attività amministrativa, e più in generale, al buon funzionamento della res pubblica.
Quando qualche anno fa mi appassionai alla materia, si respirava un’aria quasi irreale, si viveva tutto l’incanto di una fase pioneristica, con molti dubbi ancora da risolvere e ben poche certezze su cui impostare progetti e ragionamenti di prospettive. Oggi invece, c’è una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti dall’uso dei dati aperti, ma soprattutto c’è fame di esempi pratici, di costruire delle cose insieme per arrivare dritti al cuore della collettività. Grazie alle diverse iniziative sui dati aperti ho avuto modo di apprendere diverse tecniche, conoscere moltissime persone preparate e competenti che, nel loro piccolo, provano quotidianamente a scardinare vecchie logiche e tentare di migliorare lo status quo.
Perché è anche questo il motivo per il quale una moltitudine di cittadini impegna così il proprio tempo, mettendo coraggio e passione al servizio di tutti. Lo scambio di conoscenza aiuta a crescere in modo esponenziale. Sviluppare quanta più conoscenza possibile, favorendo gli esempi di innovazione sociale, ed inserirla in un sistema di rete aiuta a progredire l’intera comunità. Le storie da raccontare al riguardo sono tantissime.
Ogni amministratore che gestisce un ente in modo efficiente e soprattutto onesto, ogni dipendente che quotidianamente si impegna per muovere gli ingranaggi della macchina amministrativa, ogni semplice cittadino che per addivenire ad una scelta si informa per acquisire il massimo della consapevolezza, sono tutti piccoli eroi che stanno portando avanti la propria battaglia. Sono anche queste le competenze che vanno messe in rete, affinché grazie alla circolazione della conoscenza ogni comunità possa trarre dall’emulazione di esempi virtuosi una risoluzione specifica per ogni tipo di problema.
Grazie alla libera circolazione delle informazioni, e perché no, anche alle dovute esperienze, e con gli opportuni processi creativi, possiamo renderci più semplice l’attività quotidiana, e nondimeno, creare ulteriori posti di lavoro. E ciò viene empiricamente confermato nel campo del giornalismo, nelle maggiori possibilità a disposizione per i liberi professionisti, ma anche potenzialmente, per chi opera nel settore dei rifiuti. Inoltre, e probabilmente è l’aspetto più importante, una migliore conoscenza di questi dati stimola e non di poco la partecipazione civica, aumentando il capitale sociale di una comunità e con essa la conoscenza diffusa sul territorio. Aspetto, difficilmente quantificabile dal punto di vista economico, ma che offre quotidianamente i frutti del suo raccolto, nella misura in cui si riesce a gestire meglio una determinata situazione semplicemente perché si è più consapevoli, meglio informati, e si riescono ad intraprendere delle decisioni più ponderate.
Dall’uso sapiente delle informazioni pubbliche con l’intreccio della passione civica, abbiamo constatato con l’esperienza come è possibile dar vita a nuovi progetti lungimiranti, con lo scopo di migliorare e semplificare l’attività amministrativa, ma allo stesso tempo, procurando dei benefici diretti alla collettività. Risulterà quindi, facilmente comprensibile che non è il solo settore pubblico che deve guidare il processo di innovazione. Certo, esso è il custode di una grandissima quantità di informazioni, ma molto compete allo sforzo degli imprenditori e dell’associazionismo, dei cittadini, e nella loro dedizione nel far rivivere quei dati e garantirgli un processo di valore.
Ci vuole anzitutto una visione politica, e per fare ciò, non bisogna guardare tutto in un’ottica di consenso elettorale. Occorre a tal proposito ricordare che i migliori statisti sono coloro che guardano alle nuove generazioni decidendo di investire su di essi, creandogli le condizioni essenziali per esprimersi al meglio. Ed a questo indirizzo, è necessario accompagnare un’attenzione dei privati che possa essere anche d’aiuto nell’indicare gli ulteriori dati di cui necessitano per sfruttare appieno questo patrimonio. L’incontro tra domanda ed offerta di dati, a cui probabilmente si devono ancora concentrare degli ulteriori sforzi per massimizzarne la produttività. Cercare infine, un’armonizzazione dei portali, una strategia che consenta di guardare ai progetti con ampio respiro, per migliorare la qualità delle informazioni.
Questo continuo relazionarsi con i buoni esempi potrà essere d’aiuto per una moltitudine di altri futuri progetti basati sull’utilizzo dei dati aperti, che si propongono di apportare ulteriori innovazioni. Ed ecco che la trasparenza, l’agognata amministrazione casa di vetro, acquista valore non solo come servizio raggiunto, fine a sé stesso, ma come il principio di un intero meccanismo che porti l’attività amministrativa ad operare secondo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità di gestione. Questi nuovi percorsi partecipativi, sfruttando i principi di sussidiarietà orizzontale e verticale, possono alimentare quel processo sociale di condivisione della conoscenza, che favorendo le opportune collaborazioni pubblico-privato, si trasformino nel motore su cui innestare lo sviluppo del Paese, che passa necessariamente attraverso un miglioramento dei rapporti tra cittadini e PA, e soprattutto da una maggiore funzionalità di quest’ultima.
Come abbiamo notato, non deve e non può essere un interesse di nicchia. Anzitutto perché con questa valorizzazione delle informazioni pubbliche è possibile ridurre la distanza tra governanti e governati, in modo tale da ristabilire quel patto sociale che sembra essere smarrito negli ultimi anni. E soprattutto perché, con questo metodo, senza dubbio più collaborativo e partecipato, il cittadino diventa parte attiva per una riorganizzazione della vita pubblica e per il perseguimento del bene comune.
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