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Leosini, sarò franco (parte I)
Il cognome è quello del marito e anche sull’età le versioni sono discordanti ma siccome le domande le fa solo lei, Franca Leosini, è bene limitarsi ad osservare.
Quando ha iniziato il suo programma, Storie Maledette, nel 1994, forse perché reduce da una grossa produzione come Telefono Giallo di Corrado Augias, dove si limitava, però, a firmare l’inchiesta giornalistica e dove si alternavano ricostruzioni filmate a interviste e interventi di ogni genere, il desiderio della nostra autrice è quello di varare un programma minimal, scritto interamente da lei e ridotto ad un corpo a corpo con l’imputato-ospite, sottoposto a un interrogatorio garbato ma non troppo.
L’idea era quella di fare interviste a gente che non ammazzava per professione o serialmente, ma persone comuni, poveri cristi che si ritrovavano assassini, uomini e donne che dopo il fattaccio avrebbero voluto rientrare nella normalità delle bollette e dei fine settimana e che invece -sbam!- finivano dritti dentro la macchinona della giustizia.
Seduta davanti al malcapitato, innocente o colpevole che sia non importa, cinta dall’armatura della verità processuale, alla quale si appella ogni volta che l’imputato-ospite tentenna o, peggio, cincischia, la Leosini squaderna i suoi appunti e scruta l’esaminando.
Esattamente come la prof di Lettere che ti guarda abbozzare davanti alla domanda, per esempio, sul numero delle teste di Cerbero, lei è lì, pronta a leggerti quel passo su cui tu inevitabilmente cadrai.
Per chi ha avuto alla fine dei Novanta una giovinezza non proprio intasata da un qualche tipo di movida e, soprattutto, prima che l’Inferno delle app tipo Tinder o Grindr stravolgesse la pace domestica, anche starsene frociosamente a casa il sabato sera conosceva una consolazione: Storie Maledette, scritto, interpretato e ideato (Woody Allen, chi sei?) da Franca Leosini che con le sue domande assolute ha processato anche noi.
Quello che ci sta dicendo è una scusa che sta offrendo a noi o a se stesso?
Quale sarebbe la pena da scontare se avesse commesso il delitto di cui si professa innocente?
Foto tratta dal programma “I Grandi Processi” con Sandro Curzi. 1993
Foto tratta dal programma “Telefono giallo” 1989.
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