Internet
La filter bubble di Facebook, e quella della vita reale
Viviamo in una bolla: un mondo (online) in cui ci sentiamo dire solo quello che vogliamo sentirci dire, leggiamo solo cose con le quali concordiamo, vediamo aggiornamenti solo delle persone con cui andiamo d’accordo e in cui, gradualmente, tutto ciò che è dissonante rispetto alla nostra visione del mondo scompare.
Tutto ciò fa sì che, inevitabilmente, la possibilità di incrociare opinioni diverse dalle nostre, di alimentare la capacità di fare auto-critica e di allargare i nostri orizzonti venga meno. La colpa è tutta (o quasi) di Facebook e Google, che per renderci sempre più felici e soddisfatti (o mansueti?) non fanno altro che ripeterci all’infinito ciò che ci vogliamo sentire dire. È inutile che mettiate un “mi piace” alla pagina FB de Il Giornale perché volete leggere qualcosa di diverso: a meno che non clicchiate spesso e non mettiate “mi piace” ai singoli contenuti, a breve non vedrete più nulla di quanto viene lì pubblicato.
Ci hanno chiuso in trappola, per ragioni meramente pubblicitarie
È inutile anche che utilizziate Google nella speranza di ottenere un’informazione imparziale e fuori dai soliti schemi, perché tanto Google distorce le vostre ricerche, dando la precedenza ai siti che già visitate con regolarità. E gli amici che la pensano diversamente da voi? Nessuno sa con precisione come funziona l’algoritmo di Facebook, certo è che la precedenza viene data alle persone con cui comunicate più spesso e che, nel 99% dei casi, sono anche le persone che la pensano in maniera simile (o comunque non troppo dissimile) alla vostra.
E meno male che internet e l’informazione online dovevano allargare i nostri orizzonti, mettendo a nostra disposizione immediata tutto e il contrario di tutto. Alla fine, invece, ci hanno chiuso in trappola per ragioni meramente pubblicitarie.
Questa almeno, è la visione degli “apocalittici 2.0”, che cercano di svegliarci da un mondo ipnotico, in cui le logiche commerciali di Facebook ci hanno precipitato, e di farci riprendere contatto con il mondo reale, dove siamo costantemente alle prese con stimoli di natura diversa che ci permettono di arricchire la nostra vita e ampliare i nostri orizzonti.
Ma è davvero così? Al di là del fatto che, nonostante le logiche innegabili di Facebook e di Google, io continuo a incrociare sul mio cammino online opinioni che differiscono profondamente dalla mia e contribuiscono ad arricchire e a disarticolare le mie convinzioni; al di là di questo, la verità è che la “bolla di filtraggio” è altrettanto forte, se non più forte, nel mondo reale.
Prima di internet c’erano davvero così tante occasioni per incontrare opinioni diverse dalla nostra?
Prima di internet c’erano davvero così tante occasioni per incontrare opinioni diverse dalla nostra? Se al mattino mi sveglio e compro sempre la Repubblica; poi mi reco al lavoro e chiacchiero con i colleghi con cui vado maggiormente d’accordo (evitando selettivamente di avere confronti con quelli con cui non mi trovo bene), la sera guardo il Tg3 e dopo cena esco con gli amici di una vita, ho davvero tutte queste occasioni di confrontarmi con chi la pensa diversamente? Oppure sono comunque rinchiuso nella mia personalissima bolla?
D’altra parte, è proprio per questa ragione che “i sondaggi condotti tra gli amici” non hanno valore. Perché i nostri amici sono nella stragrande maggioranza dei casi persone che la pensano in maniera simile alla nostra, di conseguenza non possono rappresentare un campione significativo.
La sensazione è che, anche in questo caso, il mondo online non faccia che perpetuare le logiche offline. Che seguono quella che è la volontà profonda di ognuno di noi: confermare e rafforzare le nostre opinioni (come analizzato recentemente anche da uno studio italiano ripreso sul Washington Post).
Personalmente credo che – almeno dal punto di vista informativo – la mia vita online mi offra maggiori possibilità di confronto con chi la pensa diversamente da me e mi dia maggiori possibilità di leggere articoli o saggi lontani dal mio modo di vedere rispetto a quella solo offline (o comunque a 56k). Perché un conto è una discussione in rete (che può iniziare con chiunque), un conto è uscire a bere una birra (cosa che faccio sempre e solo con gli amici).
La bolla di filtraggio più importante di tutte è quella che ci costruiamo noi, nel modo più normale e naturale possibile: scegliendo chi e cosa ci piace
Il problema, al limite, è che Google e Facebook prendono delle decisioni per noi. Un problema non di poco conto e tanto più grave perché dettato da logiche commerciali. Ma la bolla di filtraggio più importante di tutte è quella che ci costruiamo noi, nel modo più normale e naturale possibile: scegliendo chi e cosa ci piace.
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