Internet

La condivisione digitale ci spinge a migliorare

5 Dicembre 2019

Il nostro presente è digitale.

Abbiamo superato ampiamente, per fortuna, la fase in cui si percepiva la rete come una novità a cui adattarsi. Siamo passati oltre e siamo chiamati a osservare dove ci ha condotti, cosa ci ha saputo donare e, soprattutto, cosa siamo riusciti a farne noi fino a qui. Perché, diciamolo con onestà, all’inizio l’abbiamo preso come un giochino favoloso, poi lo abbiamo abbracciato come opportunità per dire la nostra e diventare tutti opinionisti, qualcuno ha iniziato a farne un buon uso professionale mentre altri ne hanno fatto un luogo dove sfogare rabbia e frustrazioni. Spesso, poi, si è trasformato nella piazza del “son più bello io”.

Abbiamo visto di tutto e continueremo a farlo perché è nella natura umana sfiorare il limite di ogni cosa. Ma ci sono passati davanti agli occhi anche esempi costruttivi che, però, lasciamo spesso passare pensando che sia scontato fare bene. Certo, essere costruttivi appartiene al nostro buon senso ma il buon senso non equivale alla buona pratica. Occorre soffermarsi per comprenderlo.
Il risultato, oggi è che la rete ci ha messo nella condizione di migliorarci. A questo ho pensato quando qualche giorno fa mi sono trovata tra le mani i dati di un’indagine condotta da PWC dal titolo “Studio dell’impatto economico di TripAdivsor e TheFork sul mercato della ristorazione”. L’obiettivo di questo lavoro – che ha coinvolto 2.127 intervistati negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi – è stato quello di osservare l’influenza delle due piattaforme sulle scelte gastronomiche e il loro impatto socio-economico sul mercato della ristorazione.

Ho osservato i dati presenti nello studio è mi è venuta in mente una citazione di Brené Brown, autrice e ricercatrice dell’Università di Houston,  a cui sono molto affezionata: «Le storie sono dati con un’anima».

Già, c’è sempre una storia da raccontare.E quella di TripAdivsor e di TheFork è interessante perché mette in luce le opportunità che la rete ci ha offerto fino a qui e che spesso abbiamo ritenuto scontate, inutili o, addirittura, controproducenti.

Secondo lo studio, le piattaforme di recensione e prenotazione, nel 2018, hanno aiutato gli utenti a scegliere circa 320 milioni di ristoranti nei sei Paesi coinvolti. Generando, così, 7,2 miliardi di euro in reddito per i ristoratori. Circa 285 milioni di decisioni degli utenti sono state influenzate da TripAdvisor che ha, così, aiutato i ristoranti a servire 1,5 clienti in più. Dal canto suo, TheFork, ha permesso ai ristoranti partner di servire circa 35 milioni di pasti aggiuntivi arrivando a moltiplicare il loro investimento per 16. Tutta questa attività di recensione e prenotazione ha consentito di creare e sostenere circa 52 mila posti di lavoro – diretti e indiretti- nei sei Paesi analizzati.

Quale storia si cela dietro questi numeri?

Sicuramente il racconto di un fenomeno che ha portato l’attenzione su qualità, engagement, fiducia. La rete ci ha stimolato a lavorare sulla qualità. È tutto lì da vedere, oggi. Ricevere recensioni non è mai una cosa facile a cui abituarsi, certo, ma se le si vive come un’occasione buona per ascoltare e migliorare allora diventa la grande opportunità.

La rete ci ha stimolato, anche, a costruire engagement che io amo tradurre con “ascolto”. Non siamo mai stati abituati ad ascoltare e ancora oggi, probabilmente, facciamo fatica. Ma chi lo fa ottiene risultati che altri non ottengono. Ascoltare significa semplicemente non prenderla sul personale ma accogliere la sfida per fare meglio.

La rete, infine, ci sta allenando alla fiducia. Abbiamo imparato a fidarci delle recensioni scritte da sconosciuti come ci si fidava un tempo di quelle degli amici più cari.

Qualità, engagement e fiducia: partirei da qui. Oggi che siamo nell’era in cui si cerca di umanizzare il digitale e tornare a buoni e sani valori umani tra cui la condivisione rimane il più potente da coltivare.

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