Internet
Internet ai tempi del Coronavirus: intervista all’avvocato Andrea Lisi
(Articolo realizzato in collaborazione con Emanuela Mandelli)
L’emergenza sanitaria che si trova ad affrontare il nostro paese (ma non solo) stimola l’uso della rete da parte di tutti i cittadini costretti a casa. Molti di noi lavorano in modalità smart working, altri utilizzano le piattaforme di streaming e ricorrono allo shopping online. E poi c’è chi utilizza la rete per la solidarietà, per fare donazioni verso tutti quegli enti che hanno bisogno del nostro supporto per affrontare l’epidemia da Coronavirus.
Ma la rete reggerà una crescita così importante di utenti? Chi non ha mai lavorato in smart working e si trova a doverlo fare adesso è lasciato solo? Come possiamo districarci, inoltre, tra le iniziative solidali o ricreative che circolano quotidianamente e ci attraggono? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato l’avvocato Andrea Lisi, esperto di diritto digitale e presidente di Anorc Professioni.
Avvocato, l’emergenza sanitaria obbliga molti cittadini a lavorare in modalità smart working. Questo significa che la rete vede aumentare gli utenti online di giorno in giorno. Siamo pronti a sostenere una situazione di questo tipo?
Partiamo dal presupposto che il nostro Paese, ci piaccia o no, non brilla a livello di infrastrutture IT e non lo riferisco io, ma l’indice DESI (Indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della società) dove dal 2015 l’Italia è presente nelle ultime posizioni. Quindi il rischio che questo sovraccarico (che sta diventando mondiale) possa creare problemi, prima di tutto ai lavoratori, è del tutto plausibile come scenario. La reazione non deve essere solo sul piano tecnologico, ma anche culturale e dobbiamo tutti renderci conto che internet, mai come in questi giorni, va considerata una risorsa preziosa e non dobbiamo abusarne, soprattutto in questo periodo. Sarebbe utile da parte del Ministero dell’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, portato avanti dalla ministra Pisano, aiutare i cittadini italiani a percepire il problema, sviluppando una vera e propria educazione civica digitale. Se ne sente tantissimo la necessità. Ovvio anche che rimangono molto utili accordi con i grandi player delle piattaforme di streaming (o anche di gaming) come quelli con Netflix e Youtube con i quali la Commissione Europea ha ottenuto la diminuzione della qualità video.
Come possono intervenire gli esperti (come lei) per supportare chi dal niente deve affrontare un cambiamento notevole? Per molti lo smart working significa cambiare stile di vita. Ci sono delle iniziative a supporto delle aziende, degli operatori, a che livello?
Questa situazione di incredibile emergenza ci sta finalmente facendo comprendere quanto sia preziosa la Rete, se ben utilizzata. Tutti noi esperti, ognuno nel suo ambito, possiamo contribuire a diffondere cultura nei processi di digitalizzazione. Infatti, se tutti sanno usare ormai uno smartphone e accedere a servizi on line, pochissimi sono consapevoli non solo delle opportunità, ma anche dei rischi del mondo digitale. Mai come oggi servono tantissimo professionisti della digitalizzazione, manager della trasformazione digitale, esperti di privacy e sicurezza informatica. Se per combattere questo terribile virus abbiamo disperato bisogno di medici e infermieri, per continuare a lavorare, informarci, dialogare, abbiamo bisogno di nuove figure multidisciplinari preparate sul digitale. Gli strumenti del resto ci sono. Il ministero dell’innovazione tecnologica e la digitalizzazione e AgID (Agenzia dell’Italia Digitale) hanno lanciato un’importante iniziativa di solidarietà digitale per mettere gratuitamente a disposizione di cittadini, imprese ed enti pubblici piattaforme e strumenti di digitalizzazione. Il problema adesso è in tempi rapidi riuscire a utilizzarli consapevolmente e in modo strategico. Per questo il nostro Studio Legale e l’associazione ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Custodia digitale di dati, informazioni e documenti), con il supporto della Digital&Law Department Srl, ha ultimato in questi giorni una piattaforma di streaming e learning, la “Digital&Law Academy” con corsi completamente gratuiti, webinar di approfondimento e un nuovo percorso interamente in e-learning per professionisti della privacy e digitalizzazione.
Sarete di supporto alle aziende e ai professionisti per aiutarli ad utilizzare gli strumenti e i portali, per esempio per comunicare con la Pubblica Amministrazione?
Come associazione ANORC dal 2007 portiamo avanti queste tematiche con attenzione alla qualità e rigore metodologico. L’innovazione digitale ha bisogno di essere gestita con attenzione e professionalità. Noi possiamo essere un valido partner in questo periodo di difficile e necessaria transizione verso il digitale.
È un momento in cui le iniziative ricreative online per intrattenere e informare i cittadini proliferano. Sono sicuramente lodevoli, ma esiste un “rovescio della medaglia”?
Assolutamente sì. È il rischio di sovraccaricare la rete. Dobbiamo perciò saper gestire bene anche gli strumenti, evitando tutto ciò che è superfluo e appesantisce la Rete, soprattutto in orario di lavoro.
Come possiamo distinguere un sito affidabile da uno non affidabile?
La parola d’ordine è: trasparenza. I siti più affidabili sono quelli più trasparenti nelle loro note legali e nelle loro privacy policy, che devono essere allineate alla normativa europea e nazionale sui servizi della società dell’informazione, nella tutela del consumatore e della protezione dei dati personali. Occorre guardare con attenzione le intestazioni del sito web e le condizioni generali di utilizzo del servizio. Se ci sono informazioni complete e chiare, allora il sito garantisce la sua affidabilità attraverso un processo reale di trasparenza.
Ho letto che commentando l’iniziativa L’Italia chiamò patrocinata dal Mibac ha sollevato un problema di poca trasparenza. Può spiegarci meglio la questione?
Alcune questioni le abbiamo già affrontate. Sarebbe meglio evitare di sovraccaricare la Rete in questi giorni con iniziative un po’ pompose, come questa, che viene definita “come il più grande evento di tutti i tempi trasmesso in live streaming sul canale YouTube”. Forse sarebbe stato più appropriato garantire una maggiore compostezza ed evitare inutili protagonismi in periodi come questo. Magari ha più effetto rilanciare un hashtag e indicare un link istituzionale dove poter effettuare un versamento. Del resto, è chiaro che se vado sul sito della Croce Rossa o della Protezione Civile e trovo un conto corrente sul quale fare una donazione, posso stare sicuro che questa andrà a buon fine.
Per questo approfitto di questa intervista per invitare tutti a lanciare due hashtag, #attentialletruffe e #donacontroilvirus, indicando nei propri post questo link ufficiale https://www.cri.it/emergenza-coronavirus dove poter fare una donazione in favore di chi sta combattendo ogni giorno per noi una difficile lotta, la Croce Rossa Italiana.
Ma il problema di questa comunque lodevole (almeno nelle intenzioni originarie) iniziativa sta più che altro in un processo di trasparenza, nella presentazione -appunto- non proprio impeccabile, almeno agli occhi di una persona attenta come posso essere io.
Questo perché non è facile dal sito ufficiale della stessa capire chi la porta avanti. Sembrerebbe un’iniziativa del Mibact o della Protezione Civile, quindi istituzionale, poi guardando l’intestazione del sito si scopre che il titolare del trattamento è il signor Oscar Badoino, sicuramente una persona altrettanto seria, ma che in questo caso – lo ripeto – ha trascurato alcuni fattori di trasparenza se ha portato avanti da solo – come sembrerebbe – questa raccolta fondi. E – come detto prima – è proprio l’intestazione dei siti web uno degli elementi che dovrebbe invece aiutarci a distinguere immediatamente un sito affidabile da un sito sospetto. Provate, ad esempio, a chiudere gli occhi e a immaginare quanto sarebbe facile per un malintenzionato, (e – lo ripeto – non è questo il caso), sviluppare un sito “istituzionale” di raccolta fondi sull’onda dell’emozione determinata da un terribile accadimento, indicare un c/c truffa in chiaro dove effettuare donazioni e il gioco è fatto.
Siamo di fronte anche ad un’esplosione di iniziative di solidarietà. Quali rischi corriamo partecipando alle diverse raccolte fondi proposte in rete? Come possiamo difenderci dalle truffe online?
Sono proprio i periodi come questo a far fiorire tantissime iniziative serie di solidarietà, ma anche raccolte fondi che nascondono in realtà truffe portate avanti da malintenzionati che approfittano della situazione. Spesso il diavolo si annida nei dettagli. Per questo è importantissimo guardare con attenzione le intestazioni, le privacy policy, le condizioni di ogni servizio on line o ogni raccolta fondi. In questo modo possiamo snidare chi truffa e tutelare la nostra buona fede.
*
Devi fare login per commentare
Accedi