Internet

Facebook accetterà la censura per tornare in Cina?

26 Novembre 2016

Le prospettive di crescita offerte dal mercato cinese sono troppo importanti perché un’azienda del calibro di Facebook possa ignorarle ancora a lungo. La presenza in Cina, però, implica l’accettazione delle imposizioni sul filtraggio e sulla censura dei contenuti del governo di Pechino. Lo sanno bene Google, LinkedIn e le altre internet company americane che operano regolarmente nella Repubblica Popolare e hanno accettato, più o meno di buon grado, le direttive del ministero di Pubblica sicurezza. Un passaggio obbligato che anche il social network di Mark Zuckerberg sembra ora pronto ad accettare.

A Menlo Park, secondo le rivelazioni del New York Times, è in corso di sviluppo uno strumento software pensato appositamente per la Cina che permetterà di limitare la visibilità dei contenuti in una specifica area geografica. Lo hanno reso noto tre dipendenti e ex-dipendenti dell’azienda che hanno parlato con i giornalisti sotto stretto anonimato.

Per Facebook non sarebbe la prima volta. Il social network, nonostante numerose prese di posizione pubbliche sulla difesa della libertà di parola, in passato ha già rimosso post e pagine per rispettare le leggi illiberali di alcuni paesi in cui opera.

E’ anche per questo, ad esempio, che le autorità tedesche stanno imbastendo una crociata anti-razzista contro l’azienda californiana, sfociata di recente in un’indagine della procura di Monaco a carico di Zuckerberg e altri top manager europei. I vertici del Bundestag non si capacitano di come Menlo Park possa accettare le richieste liberticide del Pakistan, della Russia o della Turchia e allo stesso tempo decidere scientemente di limitare il proprio impegno nel filtraggio di contenuti razzisti e xenofobi in Europa.

Il nuovo “tool” in corso di sviluppo per il mercato cinese funzionerà diversamente dalle normali censure ex post: non serve a rimuovere i post già pubblicati, ma semplicemente li nasconde in un’area specifica, in modo che alcuni contenuti non compaiano nella Sezione Notizie degli utenti di una specifica nazione, pur rimanendo disponibili per chi accede a Facebook da altre parti del globo.

Non sarà Facebook a sporcarsi le mani in prima persona con questo tipo di filtraggio, ma un soggetto terzo – probabilmente una controllata o un’azienda partner locale – che potrà monitorare le notizie più condivise e decidere quali far sparire silenziosamente dal flusso, in ottemperanza alle direttive del regime.

“Diciamo da molto tempo che a Facebook interessa la Cina, e stiamo impiegando il tempo necessario a capire e imparare più cose sul paese”, ha spiegato una portavoce dell’azienda, specificando tuttavia che una riattivazione del servizio sul mercato cinese non rientra nei piani a breve termine del social network.
 Facebook non opera più in Cina dal 2009, quando fu definitivamente bloccato in seguito alle sanguinose rivolte di Ürümqi, capitale dello Xinjang. Gli indipendentisti della regione utilizzavano Facebook per comunicare e organizzare le proteste.

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