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Elezioni e Internet. Emilia-Romagna la più ‘cattiva’ sul Web
Sarà che quando si liscia la Esse romagnola o emiliana che sia , tutti dicono ‘ma che buffi che siete’. Sarà che tra tortellini e cappelletti, tigelle e piadine, strozzapreti e parmigiano per tacer di prosciutto di Parma e culatello quel che viene in mente – senza pensarci troppo su – non è che una bella tavola e quattro chiacchiere in totale bonomia, riesce difficile pensare che sia l’Emilia-Romagna la regione ‘più cattiva’ sul Web quando si tratta di commentare la campagna elettorale in corso. Invece nella classifica degli scontenti, dei livorosi, tocca proprio agli emiliano-romagnoli arrampicarsi in vetta: con il 29% di contenuti negativi rispetto a quelli prodotti. A dare un’occhiata al comportamento online degli italiani riguardo la consultazione politica ormai all’orizzonte è una ricerca di D-Link, azienda protagonista nel settore della tecnologia wireless e del networking , impegnata nella campagna #ConnettitiResponsabilmente.
Dall’inizio dell’anno sono stati analizzati quasi 2 milioni di contenuti – Tweet e commenti – legati alle elezioni 2018. Messaggi verso i candidati, i partiti o verso altri elettori: il 38% di questi, circa 750.000, è connotato da negatività mentre 135.000 contengono volgarità o insulti espliciti. In base ai numeri raccolti da D-Link, i messaggi che augurano la morte, o minacciano di uccidere, sono più di 15.000, quelli che contengono riferimenti alla violenza quasi 19.000. Solo l’11% dei contenuti appare invece positivo.
Considerando solo i commenti con insulti e volgarità, emerge come l’elettore più arrabbiato sia uomo (68% contro il 32% delle donne) e viva nel Lazio. Guardando a tutti i contenuti su base regionale i meno contenti sono gli abitanti del Centro-Nord con l’Emilia-Romagna a primeggiare , s’è detto, grazie al 29% di contenuti negativi seguita dalla Toscana (28%), dal Lazio (26%), dalla Lombardia (25%) e dal Piemonte (25%).
Se si guarda al leader di partito maggiormente preso di mira al vertice si piazza Silvio Berlusconi, che è destinatario del 23% degli insulti personali online, seguito da Salvini e Renzi entrambi al 21%. Meno attaccati Di Maio e Grasso con l’11% e l’8% delle ingiurie. Diversa, invece, la classifica dell’astio verso i partiti politici: da questa prospettiva l’accanimento è indirizzato al PD (39%) e al M5S (34%) seguiti da Lega (12%), Casapound (5%) e Forza Italia (4%).
Sino ad ora, evidenzia l’analisi, i momenti più critici sono stati quelli del 4 gennaio, quando emerse la questione dei sacchetti bio a pagamento; del 10 gennaio quando Berlusconi supportò la candidatura di Fontana alla guida della Lombardia; del 18 gennaio con il cambio del simbolo del M5S; del 29 gennaio quando vennero presentate le liste in campo; del 3 febbraio con i tristi fatti di Macerata e il 12 febbraio con la polemica scaturita sulla scelta del direttore del Museo Egizio di Torino di offrire uno sconto ai visitatori arabi.
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