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Dietro le quinte della Digital Transformation

27 Novembre 2021

La tecnologia è parte integrante della nostra vita. Viviamo nel mondo dell’economia digitale. Tutti parlano di Cloud e Digital Transformation senza spiegare cosa siano e perché sono tremendamente importanti. Proviamo a fare chiarezza e a capire cosa succede dietro le quinte, nei reparti IT delle nostre aziende così come nelle “tech companies” della Silicon Valley.

Le imprese e gli enti, più in generale il mondo del lavoro, hanno intrapreso da diverso tempo un processo di digitalizzazione e introduzione di software e tecnologie per essere più competitivi ed efficienti. Alcuni esempi efficaci come Netflix, Uber, Amazon, Airbnb, così come i diversi provider di cibo a domicilio come JustEat o Deliveroo, dimostrano con i fatti un concetto chiave di questo ultimo decennio: ogni azienda è anche un’azienda software.

Negli ultimi anni abbiamo osservato un’esplosione di nuove proposte e prodotti hi-tech: wearable, domotica, in generale oggetti riconducibili al cosiddetto Internet-of-Things (IoT); Intelligenza Artificiale (AI), Machine Learning, Big Data, Cloud Computing. Inoltre, il contesto pandemico ha ulteriormente dimostrato come l’Information Technology sia un reparto centrale in ogni azienda, non solo per garantire la business continuity, ma anche per introdurre soluzioni innovative o addirittura aprire nuove linee di mercato.

Nel contesto economico attuale, per ogni azienda è fondamentale capire quanto la resilienza e l’agilità digitale e tecnologica siano fondamentali per la propria sopravvivenza sul mercato. Il processo di adattamento e di evoluzione degli strumenti aziendali mediante tecnologie digitali si definisce Trasformazione Digitale (o Digital Transformation) ed è addirittura definita in certi contesti come Quarta Rivoluzione Industriale.

La Digital Transformation è attualmente il motore dell’economia mondiale e sta cambiando il modo di fare business di intere organizzazioni, che siano aziende private, enti pubblici, organizzazioni no-profit. Non sono rari i casi di piccole startup, in gergo definite “unicorni”, che hanno rivoluzionato il mercato di interi settori (Zoom, ad esempio), anche nel mercato italiano (Prima Assicurazioni, Satispay, recentemente Mia-Platform). Queste società, nate sostanzialmente dal nulla, hanno costruito il loro successo su idee innovative, basate esclusivamente sul software. Sono realtà “di prodotto” o “di servizio”: si occupano di offrire al cliente un qualcosa di tangibile, per quanto virtuale, occupandosi di renderlo il più performante, accessibile, semplice e fruibile. Potrebbe sembrare semplice, ma la realtà è molto più complessa, dietro le quinte del successo.

Quello che accomuna tutte le aziende, sia quelle che stanno solo approcciando la loro Trasformazione Digitale, sia quelle che ci sono dentro in pieno, è l’adesione a delle metodologie (in alcuni casi addirittura “filosofie”) che ridefiniscono i processi, le modalità di lavoro, l’operatività quotidiana e, di conseguenza, la produttività. Questo vale per tutte le categorie di compagnie che aderiscono a questo processo rivoluzionario, che siano piccole o grandi, startup o corporate.

Queste tecniche sono invisibili dall’esterno, ma sono facilmente individuabili dagli addetti ai lavori: parliamo di Cloud Computing, di Metodologie Agili nella gestione dei progetti, di filosofia DevOps e di approccio Cloud-Native nella realizzazione del software.

Il Cloud Computing ha rivoluzionato il mondo dell’Information Technology. L’ingresso di Amazon, Google e Microsoft in questo campo (con i Cloud Provider Amazon Web Services, Google Cloud Provider e Microsoft Azure) ha messo a disposizione degli sviluppatori software interi datacenter impossibili da pareggiare in termini di stabilità ed efficienza, configurabili con pochi click utilizzando un qualsiasi browser, a costi estremamente bassi, dematerializzando di fatto il cosiddetto “ferro” (l’hardware).

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Fonte: Osservatorio Cloud Trasformation Politecnico di Milano

Le Metodologie Agili nella gestione quotidiana delle attività e nella realizzazione dei progetti hanno cambiato completamente la velocità di applicazione delle necessità dei clienti, direttamente durante la fase di lavorazione del prodotto software. In contrapposizione alle più tradizionali “metodologie a cascata”, si basano sulla comunicazione continua con il cliente (e con i cosiddetti “stakeholders”, ovvero tutti coloro che sono coinvolti nella realizzazione del prodotto) e sull’introduzione di brevi cicli iterativi che includono ognuno una piccola evoluzione, spesso verificata direttamente dal cliente stesso, che riporta un feedback. Questo risulta in clienti più probabilmente soddisfatti perché è più facile che il prodotto sia rispondente alle aspettative.

La filosofia DevOps e l’architettura Cloud-Native sono due modalità di realizzazione del software particolarmente moderne e dirompenti, che si sposano benissimo l’una con l’altra.
La filosofia DevOps è una filosofia che si basa sull’introduzione dell’automazione in tutte le pratiche di realizzazione e rilascio delle funzionalità software, per evitare il più possibile procedure manuali (ed errori) e aumentare la velocità nel mettere a disposizione le migliorie agli utenti. Inoltre, introduce il dogma di garantire la portabilità (e l’uguaglianza, per quanto possibile) tra i vari ambienti in cui il software viene depositato (sviluppo, test, attività di produzione effettiva), sempre per abbattere il livello di errore umano e incrementare il “time-to-market”.
L’architettura Cloud-Native definisce come il software viene architettato e disegnato prima di essere effettivamente realizzato e come proprietà principali riconosciamo il “disaccoppiamento” e la “scalabilità”. Il software non viene realizzato come un unico grosso monolite, ma come tanti piccoli pezzetti di un Lego (ognuno che risolve un problema di business logic, come la disponibilità di un prodotto a magazzino o il pagamento) che, montati assieme, creano l’applicazione nella sua interezza ed economicamente il prodotto. Ma così come il Lego, questa architettura consente di essere smontata e ogni piccolo pezzettino può essere riutilizzato per fare qualcos’altro (disaccoppiamento), o raddoppiato per rafforzare un punto critico (scalabilità).

Le startup che hanno abbracciato queste metodologie, in tempi non sospetti, hanno ricevuto enormi benefici in termini di velocità di produzione, abbattimento del cosiddetto “time-to-market”, stabilità e scalabilità del prodotto software, grande potenza di calcolo e affidabilità, tutti vantaggi che hanno consentito (e consentono) a piccoli gruppi di “nerd”, sviluppatori e architetti software, di poter competere con grandi corporate e giganti del mercato, molto spesso anticipandoli e battendoli sul tempo.

 

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Fonte: Osservatorio Cloud Trasformation Politecnico di Milano

Questa rivoluzione è talmente imponente che Forbes, in una previsione di inizio 2020, aveva dichiarato che durante l’anno 2020 l’83% del carico di lavoro aziendale sarebbe stato trasferito al Cloud entro il 31/12. L’attenzione su tali tematiche anche da parte della forza lavoro dipendente è altissima, soprattutto grazie a strumenti come LinkedIn, dove nel 2019 il 50% delle job description richiedevano una competenza in Cloud Computing e dove attualmente quest’ultima risulta la competenza tecnica più richiesta.

Sono emersi sul mercato ruoli completamente nuovi come il Project Manager Tecnico o Digitale, l’Ingegnere DevOps e il Cloud Architect. Il paradosso è che sono poche le università italiane in cui questi concetti si insegnano; spesso si imparano sul campo mediante il cosiddetto “training-on-the-job” o i MOOC, corsi online messi a disposizione (guarda un po’) da compagnie che si occupano di Elearning (Coursera, Udemy, per citarne alcune).

In tema di dati e sicurezza, SalesForce ha affermato che la tecnologia Cloud ha delle caratteristiche di sicurezza tali che il 94% delle aziende riscontra miglioramenti significativi dopo aver trasferito i suoi dati in Cloud.

Naturalmente, capendone le opportunità e le potenzialità, da diverso tempo anche le grandi corporate stanno tentando di migrare alcuni flussi progettuali a questo tipo di approccio, con risultati contrastanti per caratteristiche aziendali, soprattutto dimensione e mentalità. Le startup sono naturalmente più agili; tuttavia, i vantaggi di questa trasformazione sono talmente evidenti che anche i giganti ci stanno provando, anche se parzialmente o in maniera incompleta.

Siamo nel pieno della Quarta Rivoluzione Industriale: se sapremo imparare in fretta e ci dimostreremo sufficientemente adattabili, veloci e attenti, potremo divertirci.

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