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5 podcast da ascoltare per iniziare

31 Gennaio 2020

Ogni tanto, soprattutto quando mi capita di fare dei viaggi in macchina, accendo lo smartphone e mi metto ad ascoltare un podcast. Lo facevo – da casa – anche quando ero all’università, circa 10 anni fa, ma allora si ascoltavano solo programmi in lingua inglese e i mezzi per poterli produrre erano ancora piuttosto costosi e distribuirli era ancora più difficile. Per parecchi anni mi sono discostato dall’ascolto, vuoi perché non riuscivo sempre a starci dietro, vuoi perché i podcast in italiano erano comunque sempre troppo pochi e squisitamente amatoriali. Per un certo periodo di tempo mi ero quasi convinto che l’utilizzo di tale tecnologia fosse stato abbandonato e soppiantato da un più comodo e immediato streaming. Non è un caso che podcast derivi da iPod, che pur esistendo ancora sulla carta, ha avuto la sua gloria ormai anni fa.

Oggi, fortunatamente, fare podcasting (e ovviamente ascoltare) è diventato molto più semplice, sia per merito di una banda più larga, sia per merito dei devices che possiamo utilizzare per iscriverci ad una trasmissione, ma anche perché ci sono molti più modi per fruirne, molte più applicazioni e servizi online che offrono podcast pressoché in ogni lingua del mondo. A livello materiale basta pochissimo, un microfono – alcuni riescono ad usare tranquillamente quello delle cuffiette -, un programma per registrare e montare i contenuti e un mezzo di distribuzione e quel minimo di banda utile per caricare gli episodi. Ci sono podcast artigianali ed altri costruiti editorialmente ed ascoltabili dietro abbonamento (come accade per Audible e Storytel), tuttavia quello che conta è il messaggio che si vuole trasmettere e l’idea che c’è dietro ad una programmazione.
Per iniziare ho scelto di presentarvi 3 podcast che ho ascoltato negli ultimi tempi e che possono essere un buon punto di partenza per incominciare il viaggio attraverso un nuovo interessante modo di “ascoltare” i contenuti online e offline.

Veleno

Pablo Trincia, autore di Veleno

È un podcast nato in seno a Repubblica ormai due anni fa. Sono 8 puntate di durata variabile in cui l’inviato Pablo Trincia narra la brutta storia, ambientata in Emilia a Mirandola, provincia di Modena, di 16 bambini allontanati dalle loro famiglie d’origine per mezzo dei servizi sociali e della magistratura in seguito ad alcune accuse di abusi e violenze sessuali – talvolta di stampo satanico -, che hanno visto sgretolarsi la propria vita proprio per colpa delle istituzioni. È la storia dei “diavoli della bassa modenese” su cui Trincia, assieme ad Alessia Rafanelli, ha iniziato a lavorare nel 2014, una storia che deve essere ascoltata e che non esclude colpi di scena come suicidi, fughe all’estero, malori improvvisi e bocche cucite. Intervistato da Blasting News, Trincia ha detto: “Veleno, comunque, non è una serie né sul satanismo né sulla pedofilia, ma invece è una serie sulla mente umana, sul pregiudizio, sulla psicosi, sul falso ricordo, sulla giustizia, sui servizi sociali, proponendo aperture per far capire che è una storia mondiale che si ripete dall’era dei tempi, e non solo in una piccola città modenese”. Veleno è dunque un’inchiesta, fatta di racconti, testimonianze, interviste, un documento importante che fa cronaca anche dopo 20 anni dai fatti raccontati, ascoltarlo è importante per capire come si possa, giornalisticamente, creare una serie ricca di suspense e mai noiosa.

La bomba in testa

Nicolò Porcelluzzi, classe 1990, racconta in un podcast la storia delle Brigate Rosse e il terrorismo di estrema sinistra degli anni ’70. Sono sei puntate di 15-35 minuti in cui vengono narrate alcune vicende e alcuni profili dei protagonisti di quegli anni, non in modo didascalico ma molto leggero ed “ascoltabile” che ci spinge, anche in questo caso, ad approfondire con materiale iperterstuale o cartaceo ogni puntata. Nei vari episodi ci sono anche interviste e pensieri dell’autore che spingono a riflettere, e mettono in parallelo non solo la storia con la quotidianità, ma tracciano anche una mappa di quelli che sono stati i luoghi più importanti degli anni presi in esame. Porcelluzzi ha cercato di “spiegare ai millennials” uno spaccato di storia contemporanea che raramente si trova nei programmi scolastici. Originario di Mestre, l’autore ricorda nelle prime puntata l’assassinio di Giorgio Gori, vicedirettore del Petrolchimico di Marghera, un episodio, tra i tanti narrati, avvenuto in quella che poi sarebbe diventata una strada come tante, in cui Porcelluzzi stesso era solito prendere il gelato nel periodo della maturità: “Nessuno di noi sapeva chi fosse l’uomo ricordato da quella lapide, e quale storia si nascondesse dietro l’angolo del palazzo. Perché di tutto questo si parla così poco? Perché le ferite sono ancora aperte, certo. Ma è un’inerzia pericolosa, che porta alla disinformazione un’intera generazione. La mia”.

Quasidì

Da due prodotti editoriali che hanno alle spalle una redazione professionale e molta esperienza tecnica passiamo ad un podcast “fatto in casa” da due giovani ragazze di Milano: Valentina Tomić e Ilenia Zodiaco, già abbastanza famosa sul web per essere una delle più influenti booktuber della sua generazione. Quasidì è un podcast che è ormai in giro da più di un anno, si caratterizza per essere un contenitore di informazioni aperte ai giovani “del quasi” e soprattutto molto curato da un punto di vista dei contenuti, tanto che per ogni puntata è possibile trovare una bella lista di link per poter approfondire quanto detto durante l’episodio. Si parla di diritti umani, qualità dell’informazione, riciclo, lavoro, tampon tax, revenge porn ed ecologia, ma gli spunti, in ogni puntata, sono davvero tantissimi e sono anche corroborati da interviste, interventi, pensieri sempre attuali e interessanti, che danno energia ad un programma già frizzante nei presupposti. Quasidì è anche un podcast gratuito, chiunque può ascoltarlo nel modo che preferisce e può anche diventarne una sorta di “mecenate”, sostenendo simbolicamente con un caffè (ko-fi) l’operato di Ilenia e Valentina, sempre curiose e attente a quello che succede nel mondo.

The Big Seven

Francesco Costa è l’autore, giornalista, esperto di politica e cultura statunitense che si pone dietro questo bellissimo progetto fatto di 7 episodi che analizzano la storia di altrettanti personaggi americani che hanno fatto – e stanno continuando a fare – la storia americana contemporanea. Si passa da Mark Zuckerberg a LeBorn James, da Beyoncé a Alexandria Ocasio Cortez. Di ognuno di loro si racconta la crescita e il momento in cui hanno iniziato a mettere la propria impronta sul cammino dell’America di oggi. Semplici biografie? No, ogni puntata contestualizza il personaggio, ponendo il suo operato a confronto con la politica, la società e il mondo della comunicazione. “Non sono sette personaggi “positivi” ma non sono nemmeno necessariamente “negativi” – dice Costa nel primo episodio -, l’obiettivo non è dare pagelle né fare una classifica o assegnare dei premi, e nemmeno raccontare semplicemente delle biografie, ma invece provare a capire qualcosa sull’America contemporanea attraverso le storie di alcune persone che incarnano alcuni dei più grandi fenomeni in corso nell’America contemporanea”.

In-differenze

8 puntate per uno dei podcast più interessanti dell’ultima stagione, si parla di Italia, ma vista anche attraverso gli occhi di coloro che vi sono arrivati per scampare a delle storie personali e nazionali che li hanno costretti a cambiare vita. A raccontarli è Patty Torchia, che per questo podcast ha svolto un lavoro bellissimo, fatto di interviste e storie che toccano nel profondo, storie personali, come quelle di Hasfa, di Stephen Ogongo, di Eltion Bida e di Konate, storie che sono spesso nascoste dietro gli occhi di tante persone che incontriamo per strada e sulle cui esperienze difficilmente ci interroghiamo.

Per chiudere, due parole sui podcast: la loro forza è quella di essere produzioni originali fatte apposta per essere ascoltate quando più ne abbiamo voglia. Per questo riescono a coinvolgere tanto gli ascoltatori, un podcast non si ascolta per caso, lo si sceglie, lo si “assaggia” e si decide se continuarlo o meno, in ogni caso si potrà sperimentare forme e contenuti che non si sentono più – se non raramente – in radio e che spesso sono di una qualità davvero molto alta.

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