Venezia, William Dafoe è il nuovo direttore di Biennale Teatro

8 Luglio 2024

VENEZIA _ E’ l’attore americano Willem Dafoe il nuovo direttore artistico della Biennale Teatro di Venezia, biennio 2025-2026. Lo ha deciso il Consiglio di Amministrazione della Biennale presieduto da Pietrangelo Buttafuoco, a pochi giorni dalla conclusione della rassegna, l’ultima curata da Gianni Forte e Stefano Ricci, alias ricci/forte , compagnia di teatro contemporaneo. L’artista statunitense è sicuramente molto popolare soprattutto al grande pubblico del cinema come protagonista di molti film di successo. Nei suoi 43 anni di carriera ha preso parte infatti a pellicole importanti come “Inside” o “Van Gogh-Sulla soglia dell’eternità”, “Povere creature”, “Spider Man”, “Assassinio sull’Orient Express”, “John Wick”, “Grand Budapest Hotel” e decine di altre ancora per un ammontare di ben 150 film. Quindi, generalmente, si conosce meno la carriera teatrale laddove Willem, sulla soglia dei 70 anni, ha navigato per oltre un ventennio nell’ambito del teatro contemporaneo e sperimentale: è infatti cofondatore del The Wooster Group e ha preso parte ad allestimenti di forte richiamo con la regia di Richard Foreman e altri. E’ soprattutto legatissimo all’Italia dove ha stabilito la sua residenza vicino Roma in una casa in campagna dove vive con la moglie Giada Colagrande, attrice e produttrice con cui ha condiviso anche diverse avventure e che conobbe proprio a Roma mentre girava nel 2004 il film “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” di uno dei suoi registi preferiti, Wes Anderson.

Defoe è felice e sorpreso per la sua nomina.

“Sono stato prima sorpreso e poi felice di ricevere l’invito di Pietrangelo Buttafuoco come Direttore del Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia 2025-2026 – così ha dichiarato Willem Defoe, appena appresa la notizia – Sono consapevole di essere noto come attore di cinema ma io sono nato in teatro, il teatro mi ha formato e mi ha scosso. Sono un animale da palcoscenico. Sono un attore. Il teatro mi ha educato all’arte e alla vita. Ho lavorato con il Wooster Group per ventisette anni, ho collaborato con grandi registi da Richard Foreman a Bob Wilson. La direzione del mio programma Teatro sarà tracciata dalla mia formazione personale. Una sorta di esplorazione dell’essenza del corpo”.

Una dichiarazione di intenti forte e che lascia presagire un impegno di quelli che potrebbero lasciare il segno nella prestigiosa istituzione veneziana. E su questo ha insistito Pietrangelo Buttafuoco nel dare la notizia della scelta dell’attore americano.

“È un onore poter annunciare la nomina di Willem Dafoe a Direttore della Biennale Teatro -così ha dichiarato infatti Buttafuoco – Il teatro è di fatto la casa originale della sua luminosa carriera. Tra i fondatori del leggendario Wooster Group nel 1977, nel perfetto controllo del suo corpo scenico ci sono sempre state la disciplina, la conoscenza, la passione e la profonda consapevolezza del teatro. Non vedo l’ora, come tutti, di poter essere spettatore del Festival che costruirà da Direttore artistico e – dalla sua cattedra di assoluto maestro – vedere crescere nell’arte, le ragazze e i ragazzi del College di teatro”.

Citazione quest’ultima ad hoc. Willem Dafoe infatti, ha partecipato in passato alla Biennale Teatro tenendo nel 2016, nella sezione masterclass un laboratorio dedicato all’arte dell’attore. Il richiamo al College Teatro, cresciuto progressivamente di importanza è infatti uno dei fiori all’occhiello di questa manifestazione che ha cantieri aperti destinati alla formazione e alla scoperta di giovani talenti nel campo della drammaturgia e della messa in scena come della scrittura critica e c’è da scommettere sin d’ora che Dafoe non solo manterrà l’impegno ma sicuramente si adopererà affinché il College continui a crescere in valore e risultati. La nomina di Willem Dafoe nell’ambito del teatro contemporaneo nazionale è stato accolto con un misto di curiosità e di attesa per le linee programmatiche che Dafoe deciderà già per il 2025. Ma anche con un mezzo sospiro di sollievo visto il diffondersi di voci incontrollate -soprattutto negli ultimi giorni del festival in laguna – e che facevano riferimento a figure decisamente poco credibili o quanto meno dal profilo decisamente lontano dai requisiti tradizionalmente attribuiti a questo incarico creativo così delicato e che ha l’obiettivo di fotografare lo stato dell’arte a livello non solo nazionale ma soprattutto internazionale, favorendo l’incontro con i nuovi protagonisti della scena contemporanea.

Willem Dafoe, nato nel 1955 ad Appleton, stato del Wisconsin, scopre il palcoscenico ai tempi dell’Università, a Milwaukee, dove segue i corsi di teatro. Qui nel 1975 entra a far parte di una delle prime compagnie sperimentali, Theatre X nata sull’onda del Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina. Nel 1976 ad Amsterdam, in Olanda, è nel prestigioso Mickery Theatre tempio dell’avanguardia per prendere parte a “Folter Follies” di Ritsaert ten Cate, fondatore dello spazio, attore, regista e produttore. A New York frequenta il gruppo sperimentale The Performance Group diretto da Richard Schechner, dove conosce la regista Elizabeth LeCompte con cui inizia una lunga relazione (nel 1982 nacque il loro figlio Jack). Quando, dopo una serie di tensioni dentro il gruppo, Schechner decise di andarsene, Dafoe assieme a un pugno di teatranti rimasti (tra cui appunto LeCompte) decise di partecipare alla fondazione di The Wooster Group con cui continuò a lavorare fino al 2003, un bel po’ di tempo dopo essere già diventato una star del cinema hollywoodiano. Le produzioni del The Wooster Group sono connotate da uno stile fortemente sperimentale con l’uso di strumenti audiovisivi in scena con interventi interattivi anche di videoarte, video e colonne sonore originali. Mettono in scena e rivisitano testi classici di Shakespeare, Bertolt Brecht, Cechov e l’americano O’ Neil. Tra i tanti collaboratori di questa compagnia figurano tra gli altri; Richard Foreman, la coreografa Trisha Brown, il musicista, leader dei mitici The Lounge Lizards,  John Lurie, l’attrice e produttrice Frances McDormand, il trombettista jazz e compositore Amir ElSaffar, la light designer Jennifer Tipton e tanti altri. Da segnalare importanti scritture in allestimenti teatrali e collaborazioni. Richard Foreman lo volle in “Miss Unversal Happiness” del 1985 e “The Idiot Savant” del 2009. Robert “Bob” Wilson invece lo vorrà per l’allestimento di “The Life and Death of Marina Abramovic” (2011) e, con il ballerino russo Mikhail Baryshnikov, in “The Old Woman” del 2013 ispirato dai racconti del poeta russo Daniil Kharms. Nel 2016 è l’interprete de “Il velo nero del pastore” tratto da Romeo Castellucci dal racconto omonimo dello scrittore Nathaniel Hawthorne, uno dei padri fondatori della letteratura americana.

L’attore americano Willem Dafoe è stato nominato ieri Direttore artistico della Biennale Teatro di Venezia per il biennio 2025-2026 (Fotografia di Jacopo Salvi)

 

 

 

 

 

 

TAG: Biennale Teatro, bob wilson, John Lurie, Judith Malina, Julian Beck, Living Theatre, Nathaniel Hawthorne, pietrangelo buttafuoco, Richard Foreman, Richard Schechner, romeo castellucci, venezia
CAT: Teatro

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