Stagioni teatrali, un doppio “Giro di vite” a Genova

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11 Ottobre 2024

GENOVA _ Sarà una intrigante storia di spiriti, tra prosa e lirica, con la firma registica di Davide Livermore, quella che aprirà la nuova stagione 2024-25 del Teatro Nazionale di Genova, dal 12 al 27 ottobre al Teatro Ivo Chiesa. Si tratta di “Giro di vite”, messa in scena del capolavoro di Henry James (scritto nel 1898 e dal titolo originale “The Turn of the Screw”) che si presenta con un curioso e invitante doppio spettacolo realizzato in sinergia con il Teatro Carlo Felice: un adattamento in prosa curato da Carlo Sciaccaluga e l’opera di Benjamin Britten del 1954. Entrambi – con la regia del vulcanico Livermore – vengono presentati assieme nelle serate di sabato 12, mercoledì 13, venerdì 18 (alle 19,30) e domenica 13 e 20 ottobre (alle 15). L’opera di Britten vedrà sul podio a dirigere l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova, il maestro Riccardo Minasi. Il progetto vuole testimoniare, secondo Livermore, come concretamente il “fare cultura” vuol dire “collaborare e aprire le menti, unendo le eccellenze culturali e artistiche di un territorio”. Teatro di prosa e l’Opera: unirle per la prima volta, per il regista e direttore del Teatro Nazionale di Genova, significa che queste forme d’arte “devono parlarsi, a partire dalla loro radice comune”.

Tornando all’opera, sia l’adfattamento in prosa realizzato da Carlo Sciaccaluga, sia l’opera di Britten (su libretto di Myfawny Piper) restano fedeli al testo di James nella trama e nella atmosfera. Più vicina ai modelli ai modelli di Bartòk e Berg nell’opera di Britten “la cifra sperimentale risulta particolarmente evidente nella struttura improntata al serialismo, dove trovano però ampio spazio soluzioni personali e innovative, a fare di questo titolo uno dei più rappresentativi del teatro musicale del compositore”.

Un momento dello spettacolo “Il giro di vite” da Henry James, con la regia di Davide Livermore di scena al Teatro Ivo Chiesa di Genova (Fotografia di Federico Pitto)

Nell’Inghilterra di fine Ottocento una istitutrice è convinta che due bambini siano in contatto con i fantasmi della precedente istitutrice e di un maggiordomo, entrambi deceduti in modo misterioso. È questa la trama di “Giro di vite” che “in un crescendo di inquietudine” ci lascia “con la terribile sensazione che non ci sia soluzione al male”.

“Una storia fantastica -dice Sciaccaluga – ma con tratti psicologicamente così realistici da straziarci. E come si legge nella prima pagina del racconto, se di mezzo ci sono dei bambini allora all’orrore si dà un ulteriore “giro di vite”: perché questa è la storia di un abuso nei confronti di bambini e di tutto il male che ne deriva”. La parte in prosa si avvale dell’interpretazione di Linda Gennari, Gaia Aprea, Aleph Viola, Virginia Campolucci, Ludovica Iannetti, Lucia Bignone. Musiche di Giua e Mario Conte. Scene di Manuel Zuriaga. Questo è invece il cast di “The Turn of the Screw”: Valentino Buzza, Karen Gardeazabal, Oliver Barlow, Lucy Barlow, Polly Leech e Marianna Mappa.

E’ Bernard Marie Koltès, l’autore scelto da Giorgina Pi, artista residente del Teatro Nazionale di Genova, per il nuovo allestimento prodotto dal Collettivo Angelo Mai, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Metastasio di Prato e RomaEuropa Festival e atteso dal 30 ottobre al 10 novembre al Teatro Gustavo Modena: “Roberto Zucco”. Un progetto di Bluemotion in accordo con Arcadia e Ricono Ltd, per concessione di François Koltès.

“The Turn of the Screw” di Benjamin Britten, opera lirica che va in scena dopo “Il giro di vite” al teatro Ivo Chiesa di Genova; regia in entrambi i casi di Davide Livermore

Ultimo scritto di Koltès, “Roberto Zucco”,  si ispira a un fatto di cronaca vera. Sulle scene le gesta dii Roberto Zucco finito in prigione a diciotto anni per aver ucciso il padre e la madre, poi evaso. Uomo sempre in fuga, inseguito da diverse polizie “implacabile nella sua attività criminale”. Succo si suiciderà nel carcere di Vicenza nel 1988.

«Per me – scrive Giorgina Pi – è l’incarnazione contemporanea dell’ossessione della sfida come forma di follia del nostro tempo, incisa in un mondo impari e costitutivamente violento. Questa dimensione dell’esistere è raccontata da uno straordinario coro di personaggi. Questa miriade di volti avvolge Zucco in un ritmo serrato, in un découpage che assomiglia a quello di una sceneggiatura cinematografica».

Interpreti: Valentino Mannias, Andrea Argentieri, Flavia Bakiu, Monica Demuru, Gaia Insenga, Giampiero Judica, Dimitri Papavasiliou, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Alexia Sarantopoulou.

La stagione del Teatro di Genova prosegue al “Duse” con “La decapitazione di Marco Gualco”, opera prima scritta e diretta da Riccardo Cacace e la compagnia la Corte di Pagobardo, gruppo di ex allievi del Teatro Nazionale di Genova. “In una originalissima evocazione della tragedia greca, lo spettacolo è un continuo alternarsi di tempi e situazioni, senza un preciso ordine cronologico: passato e presente si intrecciano sotto lo spettro ineluttabile del futuro incombente. Nel flusso della memoria, nella febbrile confessione del protagonista, interrotta dalle considerazioni del boia emergono, come schegge di impazzite vicende personali, figure che sono specchio distorto ma consapevole degli ultimi giorni di vita dell’uomo, cui è toccato in sorte fare i conti con la propria finitezza e le proprie paure”.

La locandina dello spettacolo “Roberto Zucco” da Bernard Maria Koltès, con la regia di Giorgina Pi atteso il 30 ottobre al Teatro “Gustavo Modena” di Genova

Dal 21 al 24 novembre nella Sala Mercato va in scena “Big in Korea” un nuovo frutto dell’incontro tra Maniaci d’Amore e Kronoteatro, due attivissimi gruppi della scena italiana. In questo testo – scrivono gli autori, Luciana Maniaci e Francesco d’Amore – si esplora «un momento di soglia nella vita, quello in cui si è quasi pronti. Quasi pronti a spiccare il volo. Quasi pronti a mollare la presa. Quasi pronti ad entrare nella vita, o a lasciarla. E si chiedono se il territorio del “quasi” possa espandersi all’infinito, fino a coprire tutta la superficie di una esistenza». Interpretata da Tommaso Bianco e Maurizio Sguotti, la vicenda narra di una sfuggente relazione – forse un’amicizia, forse più – tra un giovane e il suo vecchio allenatore di calcio. “..tra i fondamentali del calcio che si mescolano a dinamiche esistenziali, tra palloni che non rimbalzano e corse con l’asma, i due esseri, confinati in una periferia più emotiva che geografica, si ritrovano vecchi – quasi personaggi beckettiani – in attesa di una vita che non potrà mai arrivare”.

Nello stesso spazio, dal 26 novembre al 1 dicembre e poi dal 10 al 13 dicembre, spazio a “La traiettoria calante” di e con Pietro Giannini, con la consulenza drammaturgica del Comitato parenti delle vittime del Ponte Morandi (produzione del Teatro Nazionale di Genova). Pietro Giannini, 24 anni, figura emergente della scena italiana presenta il suo lavoro dedicato al crollo del Ponte Morandi. “Un lavoro in cui si intrecciano ricordi personali, interviste, ricostruzione dei fatti, pezzi evocativi di una città, Genova, travolta da quella tragedia, ma in grado di affrontarla con la dignità e la forza tipica dei genovesi”. Dal 17 al 22 dicembre al”Gustavo Modena” ai cento anni dalla scomparsa della attrice Eleonora Duse va in scena “Chi ha ucciso Adriana Lecouvreur?”, drammaturgia e regia di Elisabetta Pozzi interprete assieme agli allievi del Master della scuola di recitazione “Mariangela Melato” con le musiche di Daniele D’Angelo.

Ugo Dighero torna a vestire i panni di Arpagone nella messa in scena di Luigi Saravo. Dal 27 dicembre al 6 gennaio al “Modena” si rappresenta l’”Avaro” di Molière. “«L’Avaro di Molière ruota attorno a un tema centrale, cui tutti gli altri si riconnettono: il danaro -afferma il regista – Il conflitto tra Arpagone e il suo entourage è il conflitto tra due visioni economiche: una consumistica e una conservativa. Nella nostra contemporaneità, in cui vige l’imperativo di far circolare il danaro inseguendo una crescita economica infinita, il gesto immobilista di Arpagone, ossessionato dall’idea di non intaccare il proprio patrimonio, suona quasi sovversivo, in opposizione alla tirannia del consumo».

Una scena dal dramma “Edipo Re” di Sofocle, regia di Andrea De Rosa dal 21 gennaio 2025 al Teatro Ivo Chiesa di Genova (Fotografia di Andrea Macchia)

Interpretano oltre a Dighero: Mariangeles Torres, Fabio Barone, Stefano Dilauro, Cristian Giammarini, Paolo Li Volsi, Elisabetta Mazzullo, Rebecca Redaelli, Luigi Saravo.

“Come trattenere il respiro” di Zinnie Harris, tradotto da Monica Capuani è lo spettacolo curato dalla compagnia MaMimmò, in programma dal 7 al 12 gennaio alla Sala Mercato con la regia di Marco Plini che a prposito dello spettacolo scrive in una nota di come si tratti di “Un Faust al femminile, una storia in cui la protagonista attraversa le contraddizioni del nostro sistema di vita, in una favola nera dai contorni crudelmente comici». La storia racconta della giovane Dana, che fa l’amore con uno sconosciuto. Un tipo strano, inquietante. Forse il diavolo… E da quel momento la sua vita cambia. Si trova ad affrontare, assieme alla sorella, una travolgente avventura: un allucinante viaggio da Berlino ad Alessandria d’Egitto…”.

Arturo Cirillo è l’autore, il regista e l’interprete di “Don Giovanni” (al Teatro Ivo Chiesa dal 14 al 19 gennaio) con Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo VigentiniArturo Cirillo si confronta in questo allestimento con uno dei miti più complessi e intramontabili della culturaoccidentale: Don Giovanni, il libertino, il blasfemo, il seduttore, il maledetto. Una storia e un personaggio che affondano le proprie origini nella cultura spagnola, francese e italiana del Settecento e abbraccia prosa e opera” mettendo insieme Molière, De Ponte e Mozart.

Dal 21 al 26 gennaio, un classico come “Edipo Re” di Sofocle va in scena al Teatro Ivo Chiesa con adattamento e regia di Andrea De Rosa e l’interpretazione di Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini Frédérique Loliée, Fabio Pasquini.

Dal 28 gennaio al 2 febbraio è il turno di “Sarabanda” di Igmar Bergman con la regia di Roberto Andò, interpreti: Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi. Dice Roberto Andò: “«È un testo scomodo nella sua cruda onestà, ma il cui vero messaggio non è affidato alle parole, ma ai silenzi e ai gesti: alla tenerezza di un abbraccio, di un tenersi per mano, di un denudarsi accettando di rivelare l’uno all’altro la fragilità di corpi segnati dal tempo e dal peso di vivere». Neri Marcorè si confronta con Fabrizio De Andrè in “La buona novella” opera del grande poeta e cantautore genovese con la drammaturgia e regia di Giorgio Gallione (8 e 9 febbraio al “Gustavo Modena”).  Nella seconda parte di stagione approdano al Teatro Ivo Chiesa, dal 6 al 19 marzo “Pignasecca e Pignaverde” di Emerico Valentinetti, regia di Tullio Solenghi in scena con Mauro Pirovano, Roberto Alinghieri, Claudia Benzi, Stefano Moretti, Stefania Pepe, Laura Repetto, Aleph Viola.

Neri Marcorè presenta a Genova “La Buona Novella” dal titolo dell’album inciso dal grande cantautore genovese Fabrizio de Andrè de “La buona novella” (Foto Le Pera)

Prima assoluta al “Gustavo Modena” (dal 12 al 23 marzo) “Too Late” di Jon Fosse, traduzione e regia di Thea Dellavalle con Anna Bonaiuto, Irene Petris, Roberta Ricciardi, Emanuele Righi, Giuseppe Sartori.  Dal 25 marzo al 6 aprile al teatro “Duse” “Equus” di Peter Shaffer, regia di Marco Scaccialuga. Dal 1 al 6 ap’rile in Sala Mercato “Stabat Mater” regia di Liv Ferracchiati in scena con Chiara Leoncini, Renata Palminiello, Petra Valentini. Dall’8 al 13 aprile al “Gustavo Modena” “L’empireo”, regia di Serena Sinigaglia con Alvise Camozzi, Matilde Facheris, Valeria Perdonò, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Anahì Traversi, Virginia Zini, Sandra Zoccolan.

Prima assoluta il 25 aprile al teatro “Ivo Chiesa”: “D’oro-sesto senso partigiano”. Da un’idea di Gad Lerner e Laura Gnocchi, drammaturgia e regia di Giorgina Pi, coordinamento artistico di Davide Livermore, produzione del Teatro Nazionale di Genova, progetto realizzato con il patrocinio dell’Anpi. Scrive a questo proposito la regista Giorgina Pi:“«D’oro sarà per sempre la storia di una generazione di ribelli che ha liberato l’Italia nel 1945. Il loro obiettivo era enorme: cessare la guerra per sradicare davvero il nazifascismo. Una scelta di responsabilità collettiva, un’invocazione radicale di libertà. Una decisione estrema, un antifascismo esistenziale che pervase migliaia di persone giovanissime che cambiarono il corso della storia. Sedicenni che lasciano la propria casa per andare sulle montagne, altre che abbracciano l’attività clandestina all’insaputa della famiglia. Avevano al massimo poco più di vent’anni. D’oro era la loro ferma convinzione di trasformare la disperazione di un popolo in gioia”.

Fin qui il programma della Stagione 2024-25. Ma è anche molto ricco il cartellone delle ospitalità. Si rinnova la partnership con il Festival dell’Eccellenza al Femminile, che festeggia la ventesima edizione. Nell’ambito della rassegna diretta da Consuelo Barilari sono 17 gli spettacoli presentati nell’ambito della stagione 2024-25 del Teatro Nazionale di Genova, a iniziare da “Vorrei una voce” di Tindaro Granata, nato dal percorso portato avanti dall’artista siciliano con le detenute della Casa Circondariale di Messina (15 – 16 ottobre, Sala Mercato). Si prosegue con una personale dedicata all’attrice e regista Elena Arvigo, che il 23 e 24 ottobre alla Sala Mercato porta in scena tre suoi cavalli di battaglia – “Elena” di Ghiannis Ritsos, “4.48 Psychosis” di Sarah Kane e “Una storia al contrario” dal libro di Francesca De Sanctis.

Tindaro Granata in “Vorrei una voce” spettacolo nato dal percorso portato avanti  con le detenute della Casa Circondariale di Messina (Foto di Masiar Pasquali)

E’ presente anche Giuliana Musso con gli spettacoli “Mio eroe” e “Dentro” (25 e 26 ottobre al Duse), Mascia Musy con “Preghiera per Chernobyl” da Svetlana Aleksievic (31 ottobre, Teatro Duse), Laura Curino con “Alfonsina Alfonsina”, storia della prima donna al Giro d’Italia (27 – 29 novembre, Teatro Duse). Fabiana Iacozzilli e Gaia Aprea affrontano il tema della maternità rispettivamente in “Una cosa enorme” (19 novembre, Sala Mercato) e “Corpo vuoto” (20 novembre, Teatro Duse).

Parla di assenze e di presenza “Uccellini” de Lacasadargilla (30 ottobre, Sala Mercato), mentre “Ifigeneia”, prodotto dal Teatro Nazionale in lingua fiamminga di Bruxelles, racconta tra danza e parole una nuova storia dell’eroina greca (26 novembre, Teatro Gustavo Modena).

Si parla con ironia di amore e altri disastri al femminile in quattro diversi monologhi comici in scena alla Sala Mercato tra il 3 e il 6 dicembre, da “Psychodrama” di Matt Wilkinson con Valentina Virando a “L’esperimento” di e con Monica Nappo, da “Giorni Infelici” di e con Sabrina Scucimarra a “Cuoro” di e con Gioia Salvatori, per chiudere con “Thelma & Louise trent’anni dopo”, nuovo spettacolo diretto da Yassi Jahanmir e Consuelo Barilari, protagoniste Sara Bertelà e Galatea Ranzi (13 dicembre, Teatro Eleonora Duse).

Due gli appuntamenti con il Festival internazionale di circo-teatro “Circumnavigando”, curato da Sarabanda, con le acrobazie subacquee di “Out of the Blue” il 28 e 29 dicembre al Teatro Ivo Chiesa e “La piedra de Madera” della compagnia spagnola Eia il 30 dicembre alla Sala Mercato.

Tra gli artisti che si confrontano con i classici, c’è Sonia Bergamasco, in “La locandiera” di Carlo Goldoni dal 28 novembre al 1° dicembre al Teatro Ivo Chiesa con la regia di Antonio Latella (il regista è in cartellone anche con “Wonder Woman”, ispirato a una surreale sentenza su un caso di stupro, dal 15 al 16 aprile alla Sala Mercato).

Un momento dell’allestimento “Fedra” da Racine, curato dal regista fiorentino Federico Tiezzi dal 28 marzo al teatro (Ivo Chiesa” (Fotografia di Luca Manfrini)

Peter Stein torna a Cechov con “Crisi di nervi,” che racchiude tre atti unici del drammaturgo russo (21-23 marzo, Teatro Ivo Chiesa), mentre Federico Tiezzi dona alla “Fedra” di Racine sfumature psicanalitiche (28 febbraio – 2 marzo, Teatro Ivo Chiesa). Alessandro Serra volge il suo sguardo sugli antichi greci con “Tragùdia “(28-30 marzo, Teatro Ivo Chiesa).

Filippo Timi nella doppia veste di regista e interprete presenta “Amleto2”, nuova edizione di un suo storico spettacolo (2-5 gennaio, Teatro Ivo Chiesa), mentre Michele Placido presenta “Pirandello” (4-5 febbraio, Teatro Gustavo Modena).

Lella Costa e Gabriele Vacis portano in scena il loro “Otello, di precise parole si vive” (26-28 marzo Teatro Gustavo Modena), Lunaria Teatro presenta “Medea Assolo” con Raffaella Azim per la regia di Daniela Ardini. (13-17 novembre, Teatro Eleonora Duse). Doppio appuntamento con il teatro di Eduardo De Filippo: “Natale in casa Cupiello” per attore e sette pupazzi con Luca Saccoia (3-4 dicembre, Teatro Eleonora Duse) e “La grande magia“ con Natalino Balasso e Michele Di Mauro (21- 23 febbraio, Teatro Ivo Chiesa).

Umberto Orsini e Franco Branciaroli interpretano “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon (17-19 dicembre, Teatro Ivo Chiesa), mentre Massimiliano Civica porta in scena dello stesso autore “Capitolo due”(16- 19 gennaio, Teatro Gustavo Modena).

Due celebri attori, Umberto Orsini e Franco Branciaroli, sono gli interpreti di “Ragazzi irresistibili” di Neil Simon dal 17 dicembre a Genova (Fotografia di Nicolò Feletti)

“Il malloppo” di Joe Orton, un classico della dark comedy inglese, vede protagonisti Gianfelice Imparato, Marina Massironi e Valerio Santoro (31 gennaio-2 febbraio, Teatro Gustavo Modena) mentre con “Delirio a due” di Ionesco vede impegnata la coppia Nuzzo / Di Biase, per la regia di Giorgio Gallione (24-26 gennaio, Teatro Gustavo Modena), mentre “Ciarlatani”, scritto e diretto dallo spagnolo Pablo Remón con Silvio Orlando nel ruolo principale, è una satira che tocca cinema, teatro e fiction (21- 24 novembre, Teatro Ivo Chiesa).

Tra i lavori di nuova drammaturgia anche “Futuro anteriore” di Margherita Mauro, regia Giulio Costa, che affronta il tema della vecchiaia (16- 17 novembre, Sala Mercato), e “L’uomo più crudele del mondo” di Davide Sacco con Lino Guanciale e Francesco Montanari (4-6 febbraio, Teatro Ivo Chiesa). “Lettere a Bernini” di Marco Martinelli porta a teatro la rivalità tra Bernini e Borromini (28-30 gennaio, Teatro Eleonora Duse) e mentre la coreografa Silvia Gribaudi e i suoi danzatori elevano l’imperfezione umana a forma d’arte citando giocosamente le Quattro Grazie di Canova in “Graces “(18 febbraio, Teatro Eleonora Duse).

Lino Guanciale e Francesco Montanari  in “L’uomo più crudele del mondo” di Davide Sacco dal 4 febbraio al Teatro Ivo Chiesa di Genova (Fotografia di Flavia Tartaglia)

La letteratura diventa teatro in “1984” di George Orwell con Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri (14-17 novembre, Teatro Ivo Chiesa) e “Moby Dick alla prova”, adattamento di Orson Welles dal romanzo di Melville, portato in scena dal Teatro dell’Elfo con la regia di Elio De Capitani (10-13 aprile Teatro Ivo Chiesa). Aldo Cazzullo e Moni Ovadia tornano insieme in “Il romanzo della Bibbia” (21- 23 gennaio, Teatro Gustavo Modena), mentre Stefano Massini in Mein Kampf parte dal manifesto di Adolf Hitler per captare gli echi della delirante ideologia nazista nella nostra contemporaneità (7-9 febbraio, Teatro Ivo Chiesa).

Emilio Russo con “Far finta di essere sani” porta in scena un’amata opera di Gaber e Luporini, “Libertà obbligatoria”, con la parte musicale affidata ad Andrea Mirò e i Musica da Ripostiglio (1- 3 novembre, Teatro Eleonora Duse). Paolo Fresu omaggia una leggenda della musica jazz in “Miles! “(5 -8 dicembre, Teatro Ivo Chiesa), mentre Simone Cristicchi in “Franciscus” racconta tra parole e musica il rivoluzionario che parlava agli uccelli (13 – 16 febbraio, Teatro Ivo Chiesa). Beppe Gambetta celebra l’edizione numero 25 della sua “Acoustic Night” (15-17 maggio, Teatro Ivo Chiesa) con ospiti musicali internazionali. E infine “Lazarus,” il musical”, testamento artistico di David Bowie portato in scena in Italia da Manuel Agnelli e Casadilego con la regia di Valter Malosti (30 aprile-3maggio, Teatro Ivo Chiesa, fuori abbonamento).

L’attore Silvio Orlando è l’interprete di “Ciarlatani” scritto e diretto dallo spagnolo Pablo Remòn dal 21 novembre al teatro “Ivo Chiesa” (Fotografia di Guido Mencari)

 

 

 

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CAT: Teatro

Un commento

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  1. dino-villatico 3 giorni fa

    Il serialismo con l’opera di Britten non ha nulla a che spartire. Britten resta un compositore ancorato alla tonalità. Quello che se mai può avere influito su Britten è l’idea di adottare forme strumentali per un’opera, come fa Berg nel Wozzeck. Che, comunque, anch’essa, non è un’opera seriale. Britten adotta per il Giro di vite lo schema del tema e variazioni, ogni scena è una variazione della prima. Nella musica i termini che indicano sistemi armonici e forme sono precisi e non possono essere adoperati a caso, dilettantescamente.

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