Teatro
Se il teatro corre sul filo (del telefono)
Dice Houellebecq, sui giornali di oggi, che tutto sarà come prima, solo un po’ peggio. Beh, passate le settimane, iniziata l’ineffabile Fase2, per il teatro potrebbe davvero realizzarsi una simile profezia. La prospettiva per l’immediato futuro non è chiara – e questo è il primo dato – e sempre, sul settore, aleggia lo spettro della povertà.
Da anni batto gli stessi chiodi, ovvio inutilmente: raddoppio (almeno) del Fus, tutele adeguate per lavoratori e lavoratrici, superamento dell’uso (ottuso) del bando a tutti i costi, prospettive non al ribasso ma al rialzo, compattezza del settore, rivalsa della poesia sull’economia, eccetera eccetera. Utopie che si infrangono con la costatazione della realtà.
Cambierà qualcosa? Forse in peggio, ricorda l’autore di Le Particelle elementari. C’è da credergli? Se le cose vanno avanti così, c’è da temerlo.
Intanto registriamo con piacere le tante, e diverse – c’è chi dice troppe – mobilitazioni, le prese di posizione, gli appelli, le testimonianze (anche le più strampalate e inopportune). Si è attivata una bella campagna online: attrici e attori rimasti senza voce, privati della possibilità di parlare, o forse inascoltati. Leggono, se così vogliamo dire, senza audio, L’infinito di Leopardi, rivolgendo al Mibact questo grido muto. E chissà come sarebbe un mondo senza poesia udibile.
Allora, in questa prospettiva, allargando lo sguardo ad altre iniziative, vale la pena segnalarne almeno un paio.
Proprio per un pronto soccorso poetico è nato il progetto Il menù della poesia al telefono. È una iniziativa davvero bella. L’altro giorno, un giorno speciale, era il 25 aprile, a metà di un pomeriggio uguale agli altri, mi squilla il cellulare. Un numero sconosciuto, rispondo titubante e forse un po’ scocciato. Sento una voce femminile, si presenta: è una brava attrice, la conosco, ricordo di averla vista e apprezzata in scena. Mi informa che mi avrebbe letto una poesia. E così fa, aprendo in un battibaleno uno squarcio di bellezza in piena pandemia. L’idea è di Marco Bonadei, il progetto curato da Anna Charlotte Barbera, Mauro Bernardi, Valeria Perdonò, Camilla Sandri, Vincenzo Zampa che, assieme ad altri – impossibile qui citarli tutti – danno vita a questa semplice e bellissima forma di “catering” sentimentale che ha anche scopi benefici. Si legge infatti sul sito ilmenudellapoesia.com:
«L’esperimento di POESIE AL TELEFONO è nato con “Contagi diVersi – Pronto, chi parla? Risponde una poesia per farci compagnia” per il 21 marzo Giornata Mondiale della Poesia e in piena emergenza Covid-19, per creare ponti attraverso la poesia e offrire un contributo concreto. Per questo abbiamo scelto di organizzare una raccolta fondi a sostegno dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, una delle strutture sanitarie più colpite. L’iniziativa doveva durare una settimana, ma la grande partecipazione e l’affetto che ci avete mostrato, ci hanno spinto ad andare avanti fino al 13 Aprile aiutandoci a raccogliere più di diecimila euro! Dal 21 aprile 2020 proseguiamo la nostra missione di messaggeri per superare le distanze e nutrire lo spirito tramite la poesia, chiedendo ora un sostegno con donazioni libere a favore della nostra giovane impresa culturale e dei propri artisti, attori e attrici professionisti dello spettacolo».
Solidarietà, dunque, e per di più in rima: ricorrete al servizio, vedrete che fa bene alla salute. E per effettuare una donazione: Associazione Culturale Il Menu della Poesia – IBAN IT18L0306909606100000157367 (Causale “Donazione Libera a Sostegno dell’Associazione Culturale”).
Sempre sul filo del telefono corre un’altra proposta: non una novità assoluta, ma una iniziativa decisamente coinvolgente. Sto parlando di Theatre on a line. È un vero spettacolo che avviene, però, per telefono. Ideato dalla sempre originalissima compagnia Cuocolo/Bosetti, il lavoro vide la luce a Melbourne nel 2011 e fu ripreso al Teatro Metastasio di Prato due anni dopo. Ricordo benissimo: c’ero, nel 2013, al festival Contemporanea nella cittadina toscana, e ricevetti quella telefonata, in cui Roberta Bosetti parlava, raccontava, evocava, sussurrava una sua storia. Naturalmente chi riceve la telefonata, ossia lo “spettatore”, non sa nulla: non sa chi parla all’altro capo del telefono, né sa di cosa parlerà. L’esito è una esperienza davvero intensa, nonostante la freddezza del mezzo usato: uno spettacolo intimo, misterioso ma immediato, di raffinata sensibilità. È ovvio che oggi, nella condizione che stiamo vivendo, un “teatro per telefono” assume altro valore, dunque fanno bene Cuocolo/Bosetti, gruppo di ventennale esperienza, a rilanciare questa proposta. Theatre on a line, prodotto dal Teatro di Dioniso, sarà dal 7 maggio, a 7 giugno, complice il Teatro della Tosse, a Genova, poi in altre sedi.
Per info: https://www.teatrodellatosse.it e http://www.teatrodidioniso.it
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