Debutti e festival, da “Zucco” di Giorgina Pi alla stagione dell’Ateneo a Roma

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28 Ottobre 2024

GENOVA _ Il debutto da non perdere per questa apertura di stagione, dopo quelli di Pippo Delbono e Alessandro Serra è senza dubbio “Roberto Zucco” da Bernard-Marie Koltès andato negli scorsi giorni in prima nazionale al Teatro Vascello di Roma nell’ambito di Romaeuropa Festival regia di Giorgina Pi, artista residente al Teatro Nazionale di Genova (che ha prodotto lo spettacolo assieme al Teatro Metastasio di Prato e Romaeuropa) e del suo collettivo Bluemotion. Dopo aver riletto Kae Tempest, Pasolini nel convincente “Pilade”, la straordinaria opera “Lemnos” dal “Filotette “ di Sofocle e gli incroci poetici con Ghiannis Ritsos la regista romana è ora attesa ad una prova di grande impegno. Stavolta ha scelto di confrontarsi in “Roberto Zucco” con le vicende realmente accadute dell’assassino di Mestre Roberto Succo, evaso in Francia e uno dei protagonisti della cronaca nera degli anni Ottanta. Giorgina Pi e il suo gruppo vogliono affermare “una precisa visione militante affrontando un testo che racconta la diffusione veloce e inarrestabile della violenza, in particolare quella di classe, quella domestica e – ultima ma non per importanza – quella verso le donne”. “Roberto Zucco” fu scritto da Koltès tra il 1988-1989, pubblicato postuimo e rappresentato per la prima volta alla Schaubühne di Berlino nell’aprile del 1990 con la regia di Peter Stein. In Italia fu rappresentato a Genova con la regia di Marco Sciaccaluga nel 1992 con l’interpretazione, tra gli altri di Franco Branciaroli e Anna Bonaiuto. Succo , evaso due volte, autore di diverse atrocità “coniuga la vita nella morte e viceversa sospinto dall’inquietante ansia di voler superare sempre nuove frontiere. Come un malato inguaribile, terminale. Il linguaggio del dramma è freddo, essenziale. I dialoghi tracciano brevi scene, quasi brandelli di un discorso interrotto da una furia esistenziale”.

Una foto tratta dall’allestimento “Roberto Zucco” di Bernard-Marie Koltès con la regia di Giorgina Pi e la sua compagnia Bluemotion

In scena: Valentino Mannias, Andrea Argentieri, Flavia Bakiu, Monica Demuru, Gaia Insenga, Giampiero Judica, Dimitrios Papavasilìu, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Kevin Manuel Rubino, Alexia Sarantopoulou. “Roberto Zucco” sarà di scena dal 30 ottobre al 10 novembre al Teatro Gustavo Modena. Dal 12 al 17 novembre al Teatro dell’Elfo di Milano e dal 21 al 24 novembre al Teatro Metastasio.

A Roma, al Teatro Belli per “Nuove frontiere della scena britannica” ideata da Rodolfo Di Giammarco dal 29 al 31 ottobre il debutto in prima assoluta di “Wild Swimming” di Marek Horn, regia a cura del Collettivo Transitorio delle Immersioni con Martina Massaro ed Evelina Rosselli. “Wild swimming” è un testo scritto da un uomo a difesa degli uomini. Un testo che “indaga, attraverso un viaggio nel corso dei secoli, la crisi del privilegio maschile e della mascolinità. A portarlo in scena sarà un collettivo di artiste che ha deciso di incarnare il punto di vista degli uomini al punto da vestirne, letteralmente, i panni”. La traduzione e l’adattamento sono di Elena Orsini Baroni, scene e costumi di Caterina Rossi e il disegno luci di Camilla Piccioni.

Torna al Teatro Vittoria di Roma “V come Virginia. La Contessa di Castiglione”, spettacolo scritto e diretto da Luca Gaeta con Patrizia Bellucci e le musiche di Fabio Lombardi. Virginia Oldoini, La Contessa di Castiglione: attraverso la sua vicenda di donna bellissima farà luce sul “marchingegno di Cavour che la condusse a sedurre Napoleone III, conquistandolo alla causa Italiana dando così l’avvio alla fondamentale alleanza che fece, del piccolo Piemonte, il centro motore per l’annessione del resto d’Italia che portò poi all’unificazione”. Di quelle vicende venrranno raccontati i dettagli e i retroscena di una figura scomoda per i potenti di allora.

Un momento dello spettacolo “Wild Swimming” di Mark Horn alla rassegna curata da Rodoklfo di Giammarco al Teatro Belli a Roma dedicata alla nuova scena inglese

“La tenda di Achille” è il titolo che la compagnia Manovalanza mette in scena in prima nazionale lunedì 28 ottobre alle ore 21 al Teatro comunale di Caserta. Regia, drammaturgia e spazio scenico sono a cura di Adriana Folleri e rientra nel programma “Campania Teatro Festival” diretto da Ruggero Cappuccio. Lo spettacolo è il secondo capitolo del progetto “Disadirare” con l’incontro delle associazioni Crisi Come Opportunità e Manovalanza nell’ambito del progetto di Presidio culturale premanente negli Istituti penali minorili. “L’azione si sviluppa tra quello che potrebbe essere l’accampamento degli Achei e il mare, uno spazio esteso e desolato abitato da persone lontane con all’orizzonte l’agognata Itaca, incombenti le mura di Troia da espugnare, e in una suadente prossimità la tenda di Achille dove i corpi in vicinanza seppur apolidi trovano la casa, il nido ideale per elaborare la propria crescita e la trasformazione che ne deriva”. Ma “la violenza incombe, straziante”. In scena Paola Maria Cacace, Francesca Capasso, Veronica D’Elia, Federica Di Gianni, Gianluigi Signoriello, Andrea W. in arte Oblio.

“La Tenda di Achille” nell’allestimento curato dalla compagnia Manovalanza debutta al Teatro Comunale di Caserta (Fotografia di Daniele Dari)

Un’opera ibrida tra installazione partecipata, coreografia auto-generativa e “live cinema” che indaga lo statuto dell’immagine nell’era della “schermocrazia”, a partire da un’indagine sul pensiero di Guy Debord. E’ “Monás-La reale sostanza delle cose” la nuova creazione di Teatringestazione che verrà presentata alla Fabbrica del Vapore / Fattoria Vittadini di Milano, nell’ambito di Danae Festival, al debutto nazionale il 31 ottobre ore 20 e il 1 novembre ore 18,30. Anna Gesualdi e Giovanni Trono, fondatori della compagnia interdisciplinare di performing art “tracciano le coordinate di un dispositivo scenico, concepito come un ecosistema a cui partecipa il pubblico, all’interno del quale è possibile fare esperienza del differimento del proprio corpo in immagine”. L’opera all‘Hangarfest nasce in collaborazione con la dramaturg Loretta Mesiti per “riflettere sul rapporto tra spazio reale e spazio di rappresentazione e come in questa frattura si subisca o si pratichi un esercizio di potere. Lo schermo riceve i movimenti degli spettatori-partecipanti, restituendoli in una coreografia istantanea”.

Fino al 19 dicembre al Nuovo Teatro Ateneo di Roma da non perdere il programma della nuova stagione sperimentale. Si apre il 28 ottobre alle 21 con “Spazio dentro. Storia di un cortile” di Simonetta De Nichilo. Lo spettacolo, è stato creato all’interno dei progetti di TerzaMissione “Promuovere il benessere delle donne detenute. Lo spazio della pena, la pena dello spazio” e “Per un teatro necessario. Università, carcere e scuola. Per un modello inclusivo di public engagement e di formazione integrata attraverso il teatro”. A Roma, nel quartiere di Rebibbia, c’è un cortile conosciuto come lo spazio dei passeggi. Si trova in mezzo a due alti edifici di mattoni rossi, dove vivono donne private della libertàpersonale. “Contare i passi per arrivarci, oltrepassando soglie reali e metaforiche, è l’innescodi un viaggio in un mondo ristretto dove la storia da raccontare non è mai da sola”.

Una scena da “Monàs-La reale sostanza delle cose” di Teatringestazione debutta alla Fattoria Vittadini di Milano (Fotografia di Riccardo Cecchini)

Martedì 29 alle 20,30 è il turno di Valentina Esposito in “Mercoledì delle Ceneri”. Il lavoro è il risultato di un percorso di ricerca artistica sul tema della violenza di genere e del corpo ferito, segnato e abusato fino alla negazione dell’identità. Contesto contenitore della trama sviluppata a partire dal tema di fondo è “il rito popolare carnevalesco celebrato nelle province laziali e campane nei giorni di martedì grasso e di mercoledì delle ceneri, momentirituali e simbolici di morte e rinascita di corpi/fantoccio bruciati e inceneriti dal fuoco di un rogo purificatore”.

Il 30 ottobre spazio ad “Agenti” scritto e diretto da Mimmo Sorrentino. Questo allestimento racconta il vissuto di nove agenti di polizia penitenziaria. A intrecciare le loro storie sono i detenuti con cui hanno a che fare come “il poeta che tenta il suicidio perché incuriosito piùdalla morte che dalla vita. Faccia di luna che è una donna nata nel corpo di un uomo. L’assassino di cui tutti hanno paura perché ha fatto del male la sua religione. Figlio di puttana che pensa di essere il secondo marito di Santa Lucia. Il cinese che prova ad arrangiarsi e spera di diventare “influenza” (Influencer) quando uscirà di galera…”.

Un’altra immagine dallo spettacolo “Monàs- La reale sostanza delle cose” di Anna Gesualdi e Giovanni Trono di Teatringestazione (Fotografia di Riccardo Cecchini)

8 e 9 novembre spazio a “Sahara”, spettacolo di danza della Compagnia Mòra di Cesena diretta da Claudia Castellucci. Con questa coreografia “ si ricerca la condizione iniziale dell’artista che ha, come materia, soltanto la propria persona. Creare dal nulla è la segretapretesa dell’arte che proprio nel deserto vuole sperimentare di quanto poco essa possa averebisogno per opporre all’estrema condizione della monotonia di tempo e di spazio un altromondo. La grande povertà di materie e di relazioni nel deserto spinge la danza a creare soltanto con ciò che si ha: se stessi, come unico –primo e ultimo– strumento”.

Il “Risveglio di Primavera” di Poem con la regia di Gabriele Vacis è atteso per l’11 novembre alle 20,30 (in replica l’indomani alle 10,30) Allestimento e scene di Roberto Tarasco. In questa opera di Frank Wedekind ci sono Moritz, Melchior, Wendla, Hänschen, Ilse, Martha, appena quattordici anni a testa. E intorno a loro, insieme a loro, c’è una generazione che non sa diessere persa. Come tutte le generazioni di adolescenti. Gli adulti sono muti, non hanno leparole per reggere il cambiamento che sta arrivando, e quando parlano non sanno cosa dire, e fanno guai. “I ragazzi sentono il loro corpo cambiare, il risveglio del titolo anima i loro sognie le loro paure, non ci sono maestri che possano insegnargli come si fa a sopravvivere. E così il sesso, lo stupro, l’aborto, l’omosessualità e il suicidio vanno a braccetto con i compiti di matematica, i nastri rosa da passare nelle camicie, i nontiscordardimé da cogliere al fiume. È una tragedia di ragazzi – come dice il sottotitolo – e in questa tragedia si riflettono tutti glispettri di un Novecento che stava arrivando. Fino al nostro nuovo millennio che protraeall’infinito le adolescenze”.

“Il risveglio di Primavera” con la regia di Gabriele Vacis e le scene di Roberto Tarasco è atteso a Roma nella stagione del Teatro Ateneo

“Not Here Not Now” di e con Andrea Cosentino, il 21 novembre alle 21 racconta di un incontro/scontro con la body art. lazzo del clown che gioca con il martirio del corpo come testimonianza estrema. Marina Abramovic dice: il teatro, il cinema, l’arte sono limitate, essere spettatori non è un’esperienza. L’esperienza bisogna viverla. “Theatre is very simple:in theatre a knife is fake and the blood is ketchup.In performance art a knife is a knife and ketchup is blood.” Il resoconto di un’esperienzaattiva con Marina Abramovic, sotto forma di dramoletto polifonico. Un assolo da stand up comedian per spettatori fatalmente passivi e programmaticamente maltrattati, con pupazzi parrucche martelli di gomma e nasi finti. E ketchup, naturalmente”.

Il mese di novembre la stagione chiude il 26 e 27 novembre alle ore 21 con “Première” del Balletto di Roma e la coreografia di Andrea Costanzo Martini. “Première” celebra“l’umanità, indaga le biografie, le storie uniche e irripetibili di ognuno, dal più delicato al piùselvaggio e feroce. Quale allineamento di stelle e pianeti ha permesso loro di essere qui suquesto palcoscenico, pronti e disposti a sacrificare qualcosa per noi spettatori? Première ci svela che una compagnia di danza in fondo è un villaggio, una tribù, con i suoi bisogniprimari che tentano di essere soddisfatti dall’organizzazione in codici e regole. Tra luci e ombre, come sotto i riflettori”.

Una singolare immagine del teatrante Andrea Cosentino che nella stagione autunnale del Teatro Ateneo di Roma metterà in scena “Not Here Not Now”

 

 

 

TAG: Bernard-Marie Koltes, Cavour, Frank Wedekind, Ghiannis Ritsos, Pasolini, Peter Stein, Rodolfo di Giammarco, Sofocle
CAT: Teatro

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