Storia

Prima Guerra mondiale e Veneto: perché ricordare

28 Novembre 2017

Le celebrazioni storiche abbondano nei calendari delle istituzioni. Ricordare la Prima Guerra Mondiale, però, è un compito che va ben oltre i meri doveri della rievocazione storica, poiché rimette soprattutto in gioco la nostra capacità di alimentare la memoria vera, fatta di storie e di persone.

Chiunque provenga dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia, i territori in cui la Grande Guerra ha lasciato ferite indelebili, non può esimersi dal guardare con interesse a questo centenario del conflitto. Sono i luoghi in cui siamo cresciuti ad essere al centro di questa storia, che è composta certamente di tensioni geopolitiche e grandi armate, ma anche di vite individuali che il conflitto ha sconvolto, e molto spesso spezzato, con la forza di un ciclone.

Non è un caso che proprio un documentario storico sull’esperienza della Prima Guerra Mondiale nei piccoli paesi del Veneto trovatisi improvvisamente sul fronte di battaglia dopo Caporetto sia stato al centro del primo evento di un network di professionisti veneti della Capitale, il Circolo dei Veneti a Roma. Nessun intento sciovinistico nell’idea di dare vita ad un’associazione di persone unite dall’origine comune, quanto il desiderio condiviso di “parlare della propria terra” in modo nuovo e coinvolgente, anche senza esservi rimasti ancorati. Un progetto che ha permesso di proiettare oggi, nella magnifica Sala Zuccari del Senato della Repubblica,”Cieli Rossi, Bassano in Guerra” di Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato, prodotto da Sole e Luna Production con il sostegno delle istituzioni venete. Al tavolo dei relatori si sono alternati il “padrone di casa” Pietro Grasso, il Presidente del Comitato Storico per le grandi ricorrenze nazionali Franco Marini e il Sottosegretario (veneto) all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta, oltre al Professor Luigi Fontana (Presidente del Comitato per il Centenario della Grande Guerra dell’Università degli Studi di Padova) e Diego Menegon, in rappresentanza del neonato Circolo.

L’On. Baretta ha messo in evidenza, nel suo intervento, il sacrificio a cui vennero chiamati gli uomini e le donne della regione travolti dalla spirale di dolore del conflitto. La riscossa dell’esercito italiano (e dei civili) dopo Caporetto può essere solo parzialmente letta, ha osservato il Sottosegretario, come il combattimento contro un nemico. È stato piuttosto il generoso tentativo, andato a buon fine, di salvare una Nazione ancora troppo giovane per essere gettata sul palcoscenico della storia e della politica internazionale. Ed è da quel tentativo, a cui seguì dopo pochi anni un’altra drammatica stagione di conflitti, che il nostro Paese ha posto le basi per aprire un capitolo nuovo, fatto di crescita economica, sviluppo sociale e integrazione europea.

Ricordare le tragedie del passato, dunque, per leggere sotto un’altra luce le ansie e le minacce che attanagliano il nostro tempo. Partendo da una dimensione locale a noi familiare, quella della Regione d’origine, per proiettare il nostro sguardo su un Continente che sembra aver sepolto per sempre la tendenza suicida che ha alimentato due conflitti mondiali. Per sostituirla con un obiettivo, non sempre facile da perseguire, di coesistenza e collaborazione.

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