Storia
Lucchini: “La battaglia di Pavia del 1525 parla ancora al nostro presente”
“La riflessione promossa da Aspen Institute sul cinquecentesimo anniversario della battaglia di Pavia, che ricorre nel 2025, va dritta al cuore dei complessi problemi della nostra epoca e dei cambiamenti strutturali negli equilibri mondiali che sono in corso. Il perno della questione mi sembra, come ben indica il Rapporto presentato oggi, in quale misura la tecnologia possa influenzare la struttura politica di riferimento e la sicurezza internazionale, tema che si sviluppa sul terreno della cooperazione, della nuova difesa europea e dello sviluppo industriale”, ha commentato Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo, nel suo intervento introduttivo alla conferenza internazionale “La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea 1525-2025” organizzata da Aspen Institute Italia, oggi presso l’Università degli Studi di Pavia.
Aspen Institute Italia ha infatti avviato un Progetto pluriennale (dal 2022 al 2025, anno del cinquecentenario della battaglia) che intende valorizzare, attraverso incontri che sollecitino riflessioni e proposte, le rilevanti analogie fra la battaglia di Pavia, evento europeo e moderno e le attuali sfide geopolitiche. La battaglia di Pavia ebbe luogo nel 1525. A quasi 500 anni dalla sua ricorrenza, è utile ricordarne non solo la portata rivoluzionaria, ma anche i molteplici spunti che la legano alla attualità, spesso purtroppo tragica. La battaglia di Pavia fu, infatti, la prima grande battaglia europea, per composizione degli eserciti e per la scala geopolitica degli obiettivi e delle operazioni. Allo stesso tempo, la battaglia di Pavia fu anche rivoluzionaria, nella sua dimensione tecnologiche, in quanto vide l’avvento dell’arma da fuoco usata, per la prima volta, in modo risolutivo sul campo di battaglia, senza dimenticare gli aspetti politico-sociali, con il popolo che sconfiggeva la nobiltà. Non stupisce che la battaglia di Pavia abbia avuto ripercussioni importanti nei decenni e secoli a venire, contribuendo a segnare un’epoca caratterizzata già da altre importanti rotture, dalla caduta di Costantinopoli alla scoperta dell’America, dalla riforma protestante all’inizio di quella piccola era glaciale che avrebbe accompagnato l’umanità fino a metà Ottocento.
“A proposito di nuove tecnologie – prosegue Lucchini – vorrei ricordare un episodio relativo alla battaglia di Pavia. “Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita”, così nel 1525 fu detto per Jacques de La Palice, il nobile cavaliere francese caduto in quella battaglia per un colpo di archibugio sparato da un oscuro fante segnò la fine di un’epoca: la fine dell’arma bianca, battuta dall’arma da fuoco. Oggi siamo davanti a nuove innovazioni, e purtroppo a nuove guerre. Inevitabilmente la nostra comprensione è parziale e se, come accade oggi per la battaglia di Pavia, potessimo leggere quello che tra cinquecento anni gli storici scriveranno della nostra epoca, probabilmente resteremmo sorpresi delle categorie che userebbero, delle chiavi di lettura a noi probabilmente non note, in quanto noi non abbiamo il distacco dalla storia che viviamo. Ringrazio il professor Mario Cera, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, il Sindaco Fabrizio Fracassi, il Rettore Francesco Svelto. Al Presidente Giulio Tremonti va il merito di aver riunito qui oggi illustri menti per riflettere su un tema tanto sentito e attuale.”
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