Storia

Il Patto di stabilità va sospeso

11 Marzo 2020

Pochi minuti fa l’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato la crisi del corona virus al livello di pandemia. Se questo avvenimento non poteva essere previsto, è però ora un fatto che il mondo intero si trova in uno stato di emergenza inaudito.

Gli stati di emergenza devono porre nelle mani di chi li gestisce, e quindi in questa epoca che piaccia o no ancora dei governi degli stati nazionali, tutti gli strumenti possibili per salvaguardare per quanto possibile il benessere e gli interessi delle comunità di cittadini; in questo caso persino la vita.

Addirittura, in questi giorni si è ampiamente discusso se sia o meno lecito limitare la facoltà di spostamento, e quindi diremmo la libertà individuale, per un superiore interesse sociale.

Ora, alla luce della nuova situazione è evidente che uno strumento fondamentale nelle mani dei governi deve essere la totale discrezionalità sulle politiche economiche e la più ampia facoltà di gestione delle risorse presenti e future del paese.

In questi giorni, il governo italiano ha impostato e poi sotto la pressione dell’emergenza via via aggiornato, una serie di provvedimenti ora in fase di approvazione, per affrontare le conseguenze economiche della crisi. Si è da più parti sollecitato, inoltre, e anche chi scrive lo ha fatto, che questi provvedimenti non solamente si inserissero in un quadro più ampio e fermo – un “piano” – in grado di rendere razionale e prospettico l’approccio applicato, ma pure tenessero bene a mente l’obiettivo di calmierare il più possibile le conseguenze sociali del virus.

L’impatto sta già in queste ore precipitando direttamente sui ceti più esposti che, a breve, cominceranno a soffrire, senza punti di riferimento, per la situazione in corso. Il rischio che sia sul breve sia sul medio periodo si realizzi una crisi della domanda, anche al netto della emergenza sanitaria, produrrebbe veramente la tempesta perfetta per un’economia con le caratteristiche di quella italiana.

Questo provvedimennto si va, ovviamente, inserendo nel quadro delle politiche europee vigenti e, infatti, si è prima chiesto la disponibilità dell’Unione ad assecondare uno “sforamento” dei parametri e poi festeggiata la risposta facendo dire che l’Europa sta dalla nostra parte.

Tutta l’impalcatura regolamentare delle politiche economiche europee con al vertice il Patto di stabilità e crescita e quale infrastruttura tutti i meccanismi costruiti negli scorsi anni, per ultimo il Mes che dovrebbe andare in approvazione proprio nei prossimi giorni, non è stata pensata nè costruita in una fase economica nemmeno vagamente simile a questa.

Anche chi non abbia ritenuto quel sistema di vincoli e regole, su cui si è ampiamente e perfino furiosamente discusso in questi anni, quale una camicia di nesso in grado di frustrare e indebolire l’Italia insieme alle economie periferiche per tutto il lungo decennio della crisi, non può non condividere, oggi, che esso sia addirittura pericoloso in una fase di emergenza quale quella che attraversiamo.

Laddove mai anche l’Italia ottenesse il permesso di affrontare la crisi odierna per via dello sforamento del Patto, si finanzierebbe in deficit sul mercato, andando a compromettere – proprio per lo scostamento dai valori formalmente ritenuti come condivisi e vigenti – la propria situazione già fragilissima, ed esponendosi a manovre imprevedibili e certamente non amichevoli.

Per queste ragioni, a maggior ragione  alla luce di questa  novità odierna, e con la motivazione che nessun sistema regolamentare – nemmeno il migliore, figuriamoci uno discutibile e discusso – può essere considerato attuale nel mezzo di una pandemia che richiede i governi abbiano mano libera sul proprio budget per affrontare in tutti i modi possibili le esigenze di salute pubblica e tutela della economia nazionale, occorre che il Patto di stabilità, e i suoi parametri, non sia “sforato” ma sia “sospeso” , a tempo indeterminato e per decisione comune dei paesi dell’Europa Unita.

In questo caso occorre assumere che l’Unione Europea per come l’abbiamo conosciuta è sorpassata dagli eventi e occorre proseguire attraverso questa tempesta basandosi sulla solidarietà tra popoli, nonostante tutto più volte realizzata nel corso del dopoguerra.

Nei momenti storici, occorre senso della storia. E pure un po’ di fortuna, per la verità.

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