Tennis
La ‘meglio gioventù’
Giovedì sera, in televisione, è sfilata – sportivamente parlando – ‘la meglio gioventù’. Sul primo canale la rinnovata brigata di Spalletti contro il Belgio. Sul secondo Sinner contro Medvedev alle ‘Atp Finals’ di Torino. Sullo sfondo gli italiani, telecomando alla mano, impegnati in uno zapping sistematico per provare a non perdersi nulla. Alla fine il successo degli azzurri della pedata a Bruxelles è stato visto da 6.806.000 telespettatori con uno share del 30.9% mentre la sfida tra il numero uno del Tennis mondiale e il russo è stato seguita da 2.170.000 telespettatori, cui vanno aggiunti i 626.322 sintonizzati su Sky, per uno share complessivo del 12.1%. Numeri televisivi da circoletto rosso per il tennista altoatesino che raccontano come nel Paese sia in corso una vera e propria Sinner-Mania. un po’ quel che accadde, un tempo, con Alberto Tomba le cui gesta, il 27 febbraio del 1988 fermarono persino la finale del Festival di Sanremo – lo stracult italico per eccellenza – con il pubblico dell”Ariston’ a guardare sullo schermo lo sciatore bolognese conquistare il secondo oro alle Olimpiadi di Calgary. A distanza di oltre trent’anni a incrinare, almeno un poco, il dominio catodico di sua maestà il Calcio è il giovane Jannik da San Candido. Che a forza di vincere tornei a destra e a manca – compresi un paio di Slam nello stesso anno e adesso pure le ‘Finals’ sabaude – e trascinando l’Italia alla conquista della Coppa Davis fa incetta – un giorno si e l’altro pure – di copertine, prime pagine, interviste, servizi televisivi. La ‘Rosea’, roccaforte pallonara se c’è ne è una, a dare spazio al Tennis come mai prima. Spinta da un popolo adorante che celebra le virtù sinneriane come fosse un apostolo. Fortissimo, ‘ingiocabile’ in campo e impeccabile fuori con quell’aria pulita, il sorriso dolce, la frase giusta al momento giusto e l’umiltà sincera nelle parole e nel gesti, Sinner ha conquistato tutti. Senza sforzarsi, rimanendo lo stesso Jannik di quando giovanissimo iniziava la sua carriera e la sua scalata alla vetta. Eppure il ragazzo d’oro che ha sedotto tutti e che ora vince a ripetizione, quasi in scioltezza, fino a poco tempo fa per tanti era un ‘austriaco’. Sarà che per molti l’Alto-Adige, o Sudtirolo che dir si voglia, è più Austria che Italia (e San Candido dista giusto una decina scarsa di chilometri dal confine); sarà che, ancora, la parlata di quelle parti suona più teutonica che mediterranea ma Sinner da diversi concittadini – e manco pochi a scorrere i commenti sul Web che tutto registra e tutto conserva – è stato a lungo visto come un ‘ibrido’: italiano-si-ma-mica-tanto (senza contare, poi, la residenza nel Principato di Monaco e la fidanzata russa), forse per quel carattere così asciutto e pacato. Ben poco istrionico. O l’attitudine al gioco decisamente pragmatica e razionale. O il sorriso accennato e mai sguaiato. Segni così lontani da quella che si ritiene italianità e più vicini, mi si passi il neologismo, ad una algida ‘austricità’. D’altronde Sinner non regala gesti incontrollati d’esultanza quando fa un bel punto, non ringrazia la mamma e il babbo ogni volta che vince un set e non si lagna, accusando il giudice di linea, quando – raramente – perde. Ora che trionfa sempre, o quasi, che asfalta ogni avversario senza tentennamenti lasciando loro giusto le briciole Sinner non è semplicemente italiano, è italianissimo. Un’icona tanto quanto la trimurti popolare spaghetti-pizza-mandolino. I-t-a-l-i-a-n-i-s-s-i-m-o, adesso. Ché noialtri, davvero, siamo maestri impareggiabili in uno sport tutto nostro: il salto sul carro del vincitore. Evvai con la Sinner-Mania, allora. Al limite dovesse mai cambiare il vento può sempre tornare ad essere austriaco. O chissà, ladino, sudtirolese, asburgico…
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