Rugby

Francia-Italia, 6 Nazioni: riflessioni di un rugbysta in pantofole

7 Febbraio 2016

Si e’ conclusa ieri, 21 a 23 per la Francia, la prima partita del 6 Nazioni 2016 della Nazionale Italiana di rugby.

L’Italia per poco non ha vinto a Parigi. Una prestazione positiva per l’impegno e l’attitudine degli Azzurri.

Sergio Parisse ha 32 anni, ma e’ ancora il príncipe dei numeri 8, forse il migliore mai visto nella storia, per doti tecniche. Ugo Gori ormai e’ un mediano di mischia di classe mondiale, come lo ha definito la BBC in diretta nazionale. Carlo Canna (Carlo Canna!!) di anni ne ha 23, ma ha giocato con una sicurezza da veterano e la classe e la genialita’ che lo contraddistinguono, creando numerose occasioni da meta per i compagni e segnandone una, lui stesso, di pura intelligenza. Campagnaro, nonostante sia giovane anagraficamente (22 anni), va considerato definitivamente, anche in seguito alla prestazione di ieri,  un caposaldo della nazionale, veterano ad honorem.

Ottimi gli esordienti Bellini e Odiete, Gega e Lovotti.

Cosa non e’ andato? 3 punti.

1.       Sul 10 al 18 per l’Italia, a 20 minuti dalla fine, gli Azzurri potevano, con una marcatura, infliggere ai francesi un colpo psicologicamente molto duro, dal quale forse non si sarebbero piu’ ripresi. Sono arrivati invece due lanci in touche sbagliati da Giazzon in zona d’attacco, che hanno dato respiro alla Francia. Bastava, per l’Italia, semplicemente recuperare la palla in rimessa laterale e avanzare: i francesi erano, sul -8, in grande difficolta’ e avrebbero probabilmente commesso dei falli.   Va dato merito alla Francia, che ha approfittato della macanza del killer instinct degli Azzurri per rimontare, e a Plisson, che ha eseguito un calcio fantastico da oltre 50 metri portando i suoi in testa a pochi minuti dalla fine.

2.       E’ mancata la pazienza nel finale. Continuare ad attaccare, piuttosto che droppare dopo due soli minuti oltre i tempi regolamentari, avrebbe garantito agli Azzurri maggiori possibiita’ di segnare: o il drop arrivava con meno pressione (piu’ si testa la difesa, meno pressione hanno i droppatori) o si poteva addirittura tentare una meta nel finale in zingarata. In entrambi i casi, era imprescindibile per gli Azzurri osare di piu’ palla in mano, nel finale.

3.       Drop di Sergio. Non il miglior droppatore a disposizione. Per carita’, drop ne ha segnati in carriera con lo Stade Francais, ma in situazioni di gioco rotte in cui gli schemi erano saltati, non certamente nei finali di partita, come le apertura navigate. La scelta dei gicaotori tuttavia non e’ sbagliata: tra lui e Haimona (perche’ Haimona in campo ?), il Capitano si e’ assunto la responsabilita’ del leader e ha eseguito. Quella che e’ incomprensibile e’ la scelta di Brunel: il motivo per cui nel finale il CT abbia tolto l’unico droppatore in campo, un Carlo Canna(Carlo Canna!!) esaltato, che aveva tra l’altro gia’ realizzato un  drop in partita, rimane un mistero. Stanchezza? Non sembra una spiegazione plausibile: a 23 anni, dopo una prestazione ottima, Canna avrebbe continuato a giocare sulle ali dell’entusiasmo e chissa’ forse sarebbe entrato nella storia come l’Italiano che espugno’ la Parigi ovale.

La mancanza di cura nei dettagli nei momenti chiave e qualche scelta discutibile da parte dello staff tecnico  hanno caratterizzato un’Italia positivissima, giovane e forse un po’ inesperta.

La prossima partita e’ contro l’Inghilterra a Roma il 14 Febbraio. Con una prestazione simile in casa e un minimo di fortuna in piu’, chissa’ cosa potrebbe succedere…

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