Olimpiadi

Sport, e-sport uno sguardo retrospettivo per immaginare il futuro

Dopo la guerra franco-prussiana, il barone Pierre de Coubertine individuò tra le ragioni della sconfitta del suo Paese la mancanza di preparazione fisica. Viaggiando nel Regno Unito, ritenne che alla base dell’egemonia britannica del periodo vi fosse la pratica sportiva.

29 Dicembre 2024
A che cosa serve uno sguardo retrospettivo verso l’antichità? Perché guardare al­l’indietro? Si possono prendere a prestito, per rispondere sinteticamente a questa domanda complessa e sempre attuale, alcune frasi di Italo Calvino: lo scrittore affermava che il mondo classico è «ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona»; e ancora, che ciò che è classico si nasconde «nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale».
Anche quello tra guerra e sport è in fondo un binomio che si può definire classico e, come tale, suscita quell’«effetto» che, sempre Calvino, definiva «di risonanza». L’antica antitesi, propria della cultura greca, incarnata dalla ‘tregua olimpica’ é ormai un topos anche del nostro tempo, quale valore di riferimento agganciato alle edizioni moderne delle O­limpiadi.
Sia sufficiente ricordare, in via esemplificativa, gli accadimenti più recenti: con la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2-6 dicembre 2021 è stata istituita la tregua olimpica relativa ai Giochi olimpici e paralimpici di Pechino 2022, valida da sette giorni prima a sette giorni dopo l’inizio dei giochi; dopo l’invasione dell’Ucraina, il Comitato Internazionale Olimpico ha adottato tre Risoluzioni (24, 25 e 28 febbraio 2022): con la prima, si condanna la violazione della tregua olimpica da parte della Russia in violazione della risoluzione ONU; con la seconda, tale condanna viene confermata e si invitano le federazioni sportive internazionali a cancellare o spostare in altri Stati gli eventi sportivi programmati per svolgersi in Russia e in Bielorussia; la terza, più articolata, invita a vietare agli atleti russi e bielorussi la partecipazione alle competizioni internazionali, e comunque, laddove i tempi non lo permessero, a vietare l’uso di simboli, colori, bandiere, stemmi o inni russi e bielorussi. Viene inoltre ritirato l’Ordine Olimpico in precedenza attribuito a persone con ruoli apicali all’interno del governo russo.
L’ideale Olimpico è dunque alla base di quella che ancora oggi è definita ‘tregua olimpica’, e ne fonda la stessa esistenza, rappresentandone, al contempo, il simbolo e la radice. L’auspicio è quello che i conflitti internazionali vengano risolti in maniera pacifica e diplomatica e che gli Stati membri dell’ONU cooperino per attuare collettivamente i valori della tregua stessa nel mondo.
Dopo la guerra franco-prussiana, il barone Pierre de Coubertine individuò tra le ragioni della sconfitta del suo Paese la mancanza di preparazione fisica. Viaggiando nel Regno Unito, ritenne che alla base dell’egemonia britannica del periodo vi fosse la pratica sportiva diffusissima nei college che garantiva una notevole preparazione agonistica. É paradossale che l’interesse per lo sport si sia sviluppato nel barone de Coubertin proprio nel valutare le conseguenze di una guerra, e che proprio tramite questo sia arrivato a concepire uno dei massimi simboli della pace e della fratellanza tra i popoli dell’epoca moderna come sono le Olimpiadi.
Negli anni, i Giochi hanno visto un grande numero di sport susseguirsi negli stadio e nei palazzetti in cui si sono disputate. Si é partiti da un nucleo di discipline più legata ai primi Paesi organizzatori- guarda caso quelli che De Coubertin aveva visto nei college inglesi- per poi pian piano ampliarsi parallelamente all’allargamento dei Paesi partecipanti, ai nuovi equilibri globali e ai cambiamenti della società, talvolta facendo storcere il naso a certi puristi, talvolta coinvolgendo le folle e radicandosi nell’immaginario collettivo olimpico.
Oggi, un grande dibattito sul possibile allargamento delle discipline olimpiche é intorno agli e-sports, ovvero ai videogiochi. Il tema qui é più ampio, perché non riguarda solo la loro possibile presenza ai Giochi, ma proprio il fatto che possono essere considerati o meno uno sport.
I critici parlano del ruolo eccessivo del computer rispetto all’atleta di mancanza di elementi che diano garanzie per un gioco leale e per la creazione di un regolamento compatibile con quello olimpico, mentre i sostenitori parlano dell’importanza dei riflessi e delle abilità nell’eseguire i comandi.
Comunque la si pensi, gli e-sports sono stati introdotti come disciplina dimostrativa ai Giochi asiatici del 2022 in Cina, tenendoli quindi ai margini della competizione ma sdoganato un tabù.
Nel frattempo, lontano dall’agone sportivo, vediamo che in sempre più settori meccanismi elettronici telecomandati a gestire cose molto importanti. E come Pierre de Coubertin notò affinità tra lo sport e la guerra, il parallelismo torna ancora, ai giorni nostri, in un momento in cui gli eserciti lavorano per creare schiere di droni in grado di muoversi come un’armata da comandare da remoto, in cui nelle guerre di oggi sempre più volte vediamo la U di ” unmanned” nelle sigle delle tecnologie utilizzate, tecnologie che vedono una persona telecomandarle da remoto, usando le stesse abilità fisiche che potrebbero essere pacificamente usate in un torneo di e-sports.
Drammaticamente, uccidere una persona premendo un tasto da una sala comandi non rende la sua morte meno drammatica, così come potrebbe risultare amaro e cinico disquisire se sia più o meno eroico respingere un invasore digitando comandi su un computer anziché dalla trincea. Tuttavia la guerra è lo sport sono due cose che esistono da millenni e che da millenni sono specchio della società, e la crescita della tecnologia nelle nostre vite rischia di avere i suoi effetti anche sugli sport e su come li consideriamo.
De Coubertin, partendo dalle riflessioni sulla guerra, arrivò a ideare un simbolo di pace: confidiamo che la tecnologia che viene sviluppata oggi possa andare in questo senso e sviluppare la fratellanza tramite lo sport e l’innovazione, lasciando al passato la guerra.
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