Olimpiadi
Cos’è la combinata nordica e perché il CIO dice no a quella femminile
Le atlete della combinata nordica femminile hanno subito un duro colpo alla notizia del CIO di non inserire tale disciplina all’interno del programma olimpico delle future edizioni dei Giochi. Ma cos’è la combinata nordica? È una disciplina che nacque in Norvegia, dove si disputarono le prime competizioni a partire dal 1892 ed è composta da due specialità, lo sci di fondo e il salto con gli sci e si suddivide in tre eventi da medaglia. All’inizio solo gli uomini potevano praticare la combinata nordica, dato che come disse l’allora presidente del CIO Jacques Rogge, la disparità di gare a livello olimpico tra uomini e donne era dovuta sia a dei problemi tecnici e fisici sia al fatto che ci sono poche atlete che praticano questo sport. Tutte motivazioni considerate superflue secondo le combinatiste, anche perché scegliendo di non inserire il settore femminile nel programma olimpico, il CIO ha chiaramente messo la combinata nordica all’angolo, evidenziando così una situazione drammatica che non si era mai vista prima nella storia dello sport. Difatti, la combinata nordica femminile non sarà presente alle prossime Olimpiadi di Milano – Cortina 2026 ed è un vero peccato, dato che nel programma dei Giochi del 2026 la parità di genere è evidenziata come uno degli elementi fondamentali di questa prossima edizione.
Molte atlete si sono ritrovate a dover scegliere tra il salto con gli o lo sci di fondo, senza poter seguire la loro passione di dedicarsi alla combinata nordica. Una di queste atlete che si è trovata di fronte a un bivio è stata Veronica Gianmoena, atleta azzurra arruolata nell’arma dei carabinieri, la quale ho avuto il piacere di intervistare.
Ad oggi questa disparità tra gare femminili e maschili di combinata nordica riguarda soltanto le Olimpiadi? “In passato questa disparità ha riguardato anche i Mondiali, visto che i maschi hanno molte più specialità e medaglie in palio, tant’è che io nel 2019 li ho fatti da saltatrice. In generale, la diseguaglianza riguarda un po’ tutto il nostro circuito, dal momento che forse non hanno mai considerato le donne all’altezza di questo sport e quindi nessuno si è mai posto il problema di pensare che invece c’era e c’è ancora qualche donna interessata”.
Dopo la notizia da parte del CIO di non inserire la combinata nordica femminile nel programma olimpico, cosa è successo? “È stata una mazzata per noi atlete, per la nostra Federazione, per la FIS e per i Gruppi Sportivi Militari. Io e altre combinatiste abbiamo avuto la fortuna di ottenere dei buoni risultati e di conseguenza, i gruppi militari appena hanno avuto il presentimento che alle Olimpiadi in casa ci sarebbe stata la possibilità di avere la combinata nordica femminile, hanno deciso di aprire dei posti per noi. Il requisito fondamentale per essere arruolati è che la propria disciplina sia olimpica e quindi, nel momento in cui hanno detto NO alla combinata nordica femminile, hanno messo in crisi anche loro. Purtroppo, questa situazione è presente anche in altre nazioni e questo è un problema che riguarda soprattutto i giovani perché senza la sicurezza di avere le Olimpiadi le atlete decidono di cambiare sport e questo crea una sorta di circolo vizioso”.
In che modo la FIS vi sta aiutando? “Sta cercando di creare nuovi format di gara e attraverso l’utilizzo dei social media, sta creando delle nuove rubriche per far vedere quegli aspetti che solitamente rimangono nascosti come vivere una giornata con il team Italia. Inoltre, la FIS ha ideato il progetto “NATIONS SUPPORT NATIONS”, dove le nazioni più incisive nel nostro sport supportano le atlete negli allenamenti, organizzano dei ritiri e forniscono i materiali tecnici”.
Avete le strutture necessarie per potervi allenare? “In Italia sfortunatamente, le strutture non sono così facili da avere e l’unica agibile è a Predazzo in Val di Fiemme, ma attualmente la stanno ristrutturando per le Olimpiadi del 2026”.
Avere le strutture adatte avrebbe aiutato gli atleti a prepararsi nei migliori dei modi, ma avrebbe permesso alla stessa combinata nordica femminile, di ottenere una maggiore visibilità. Ogni città che ospita le Olimpiadi, lo fa per ragioni più ampie rispetto all’evento stesso ed è proprio per questo motivo che i Giochi sono diventati una delle più grandi piattaforme globali per promuovere l’uguaglianza di genere nello sport. “Le donne, in tutta la loro diversità, hanno molto da contribuire al mondo, alla rilevanza e al successo duraturo dello sport. È necessario coinvolgere un maggior numero di donne e di voci diverse nella leadership e nelle decisioni riguardanti l’allocazione delle risorse e altri punti chiave dell’agenda dello sport. Questo è il futuro”. Questa frase si trova nelle prime pagine del report del 2021 del CIO sulla parità di genere e l’inclusione, dove viene sottolineata sia l’importanza dello sport che riesce a unire le donne e gli uomini sia la necessità di eliminare tutte le forme di disparità e di abuso in ogni disciplina e permettere a ognuno, in questo caso alle donne, di sentirsi liberi di esprimere la propria passione e praticare il proprio sport con serenità e senza limitazioni.
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