Ciclismo

Stasera titoliamo su Bodnar, con buona pace di Kittel

12 Luglio 2017

Se la tappa che stai affrontando è di 203,5 chilometri e ne fai 203,3 in fuga meriti il titolo di testa, anche se ti hanno preso a duecento metri dalla fine. Il polacco Maciej Bodnar, nell’undicesima frazione, che da Eymet portava a Pau, è stato infatti ripreso a sprint finale già lanciato. É merito ancora una volta di Sabatini, l’apripista di Kittel a cui abbiamo dedicato spazio ieri dopo la tappa di Bergerac, se la Quick-Step può continuare la propria marcia trionfare in questo Tour. Non fosse stato per lui, probabilmente il più coriaceo tra quanti a oggi hanno tentato la fuga di giornata non sarebbe stato riagguantato.

Bodnar è un corridore della Bora Hansgrohe, squadra che prima ha perso per squalifica Peter Sagan e poi, per i postumi di una caduta, anche l’atleta che doveva fare classifica, Rafal Majka. Senza più punte, i ciclisti della formazione tedesca, il cui sponsor (un’azienda che si è inventata un sistema di cucine che elimina la cappa aspirante, lo scriviamo a beneficio dei tuttologhi) ha investito tantissimo nell’advertising che accompagna le dirette del Tour, hanno avuto evidentemente ordine di entrare nei tentativi da lontano. Così ha fatto stamattina il polacco, assieme al nostro Marco Marcato (che corre per la UAE Team Emirates) e a Frederik Backaert (Wanty-Groupe Gobert). I tre non hanno mai superato i quattro minuti e mezzo di vantaggio: un margine che non consentiva certo di sperare di condurre in porto la fuga. A 28 chilometri dal traguardo Bodnar però ha salutato la compagnia, gettandosi in una sorta di cronometro individuale, lui che è stato più volte campione nazionale nelle prove contro il tempo, e l’anno scorso è arrivato quarto ai Mondiali di Doha, giungendo a soli 6 secondi dal podio (e precedendo grandi calibri come Rohan Dennis, Jos Van Emden e Bob Jungels).

Bodnar impegnato in una cronometro con la maglia di campione polacco
Bodnar impegnato in una cronometro con la maglia di campione polacco

La consistenza dell’alfiere Bora avrebbe probabilmente dovuto suggerire al gruppo un atteggiamento meno attendista. E invece sino a 20 chilometri dalla fine nessuno si è messo a tirare seriamente. Il motivo è anche comprensibile: visto come sono andati sino a oggi gli sprint, le altre squadre non vogliono lavorare per la Quick-Step. E Kittel d’altronde di tappe ne ha aveva già vinte quattro. Dunque neppure la squadra fiamminga era motivatissima a mettere in testa un vero e proprio treno per annullare la fuga.
Con grande professionalità è stato Philippe Gilbert a sobbarcarsi praticamente da solo dieci chilometri di trainata. Nonostante il palmares, il belga si è comportato da perfetto gregario. Non di meno, sul passo vale meno meno di Bodnar, e non è riuscito a colmare il disavanzo. Solo quando si sono affacciati in testa al gruppo veri e propri cronoman, a partire da una fugace ma decisiva apparizione del tedesco Toni Martin, il vantaggio del polacco è finalmente crollato.

L’uomo della Bora non si perso d’animo. A dieci chilometri dall’arrivo aveva gli rimanevano quaranta secondi: è riuscito a gestire questo margine davvero risicato sino a cinquecento metri dalla fine, quando Sabatini ha capito che se non si fosse mosso Bodnar poteva davvero arrivare sino in fondo.
Lode dunque all’eroe di giornata. Sullo sprint c’è poco da dire: Boasson Hagen e Matthews hanno provato a muoversi prima, per rendere l’esito meno scontato. Groenewegen invece ha tentato di restare in scia di Kittel, riparato dal vento, per uscire agli ultimi cento metri. Tutto inutile: a quel punto il tedesco aveva già vinto. Greipel. Bohuanni e Swift, un po’ rassegnati, si sono limitati a entrare nei dieci. Il pokerissimo è così servito, in sole undici tappe.

Kittel a braccio alzato per il pokerissimo
Kittel a braccio alzato per il pokerissimo

Il solo altro spunto di cronaca della giornata sono purtroppo le cadute, che hanno coinvolto-crediamo senza danni-anche Bardet e Contador, e che invece lasciano l’Astana senza il prezioso gregario Dario Cataldo. Si è ritrovato a terra anche Fuglsang, alternativa in casa kazaka ad Aru. Il danese è sembrato dolorante al polso che si era già rotto in passato, e le sue condizioni andranno verificate domani, nella prima e piuttosto complessa tappa pirenaica.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.