Ciclismo
Sia benedetto il ciclismo
Quando gli organizzatori del Tour de France hanno comunicato il tracciato ufficiale della prossima Grande Boucle, a Labastide d’Armagnac, un paesino nel sud ovest della Francia, c’è stata una gran festa. Il 12 luglio, l’undicesima tappa del Tour passerà a fianco di Notre Dame des Cyclistes, la chiesetta immersa nelle campagne di Labastide dove Coppi, Bartali, Ocaña, Anquetil e Poulidor sono glorificati nei disegni delle vetrate e le maglie dei più grandi campioni del ciclismo degli ultimi sessant’anni sono esposte come reliquie. Mentre i 700 abitanti di Labastide festeggiavano, l’abate Éric Lestage, il sacerdote del luogo, si chiudeva in sacrestia per scrivere due lettere. «Ho scritto a Papa Francesco affinché preghi per la nostra chiesetta e per tutti i corridori del Tour», racconta il prete, «e poi ho scritto a Christian Prudhomme, il direttore del Tour. Gli ho chiesto di programmare una piccola sosta del Tour davanti a Notre Dame des Cyclistes. Solo qualche minuto, il tempo di una benedizione. Ho dato piena disponibilità, sono pronto a lanciarmi col paracadute se necessario. Ho un brevetto da paracadutista preso durante il militare».
Pare che tra le tipicità di Labastide, oltre all’ottimo Armagnac e all’impareggiabile foie gras, ci siano anche i sacerdoti un tantino stravaganti. Padre Éric Lestage segue le orme del suo più famoso predecessore, l’abate Joseph Massie, curato di campagna, guida spirituale di contadini e campioni del ciclismo, pedalatore instancabile e fondatore di Notre Dame des Cyclistes. Claude Nadeau, il presidente dell’associazione Notre Dame des Cyclistes, lo ricorda così: «Era un uomo caparbio che otteneva sempre quel che voleva e aveva una passione smisurata per il ciclismo. In bicicletta aveva fatto una ventina di volte il cammino di Santiago di Compostela, era stato una dozzina di volte a Roma e quattro a Fatima. Ogni volta che aveva qualche giorno libero ne approfittava per fare una scalata dei Pirenei. Non l’ho mai visto senza la sua bicicletta. Era sempre in sella, con la sottana che svolazzava a destra e a sinistra».
Nei primi anni Cinquanta, durante una delle sue escursioni in Italia, l’abate Massie scoprì la chiesa della Madonna del Ghisallo che nel 1949 Pio XII aveva proclamato patrona dei ciclisti italiani. Rientrato in Francia decise che la cappella di Notre Dame de Géou, una chiesetta del 1100 costruita sulle rovine di una villa romana nelle campagne di Labastide, sarebbe diventata la Ghisallo di Francia. Disposto a tutto pur di realizzare il suo progetto, nel 1958 padre Massie montò in sella per affrontare la tappa più importante della sua vita: Labastide-Vaticano e ritorno, 2700 chilometri in bicicletta per incontrare Giovanni XXIII. Dopo diciotto giorni di pedalate, felice come il vincitore di un Tour, il curato ritornò a Labastide con l’autorizzazione papale per la fondazione della sua Notre Dame des Cyclistes nella tasca della tonaca. L’inaugurazione della chiesa avvenne il 18 maggio 1959, un lunedì di Pentecoste. La gente del posto giura che quel giorno a Labastide arrivarono Coppi, Bartali, Anquetil, Darrigade e tanti altri campioni dell’epoca. Tutti a pedalare tra le vigne e i campi di mais che circondano la chiesa con l’abate Massie in testa al gruppo.
Dal ’59 a oggi Notre Dame des Cyclistes è molto cambiata. Le sue pareti si sono riempite di maglie di professionisti noti e meno noti del ciclismo. Se ne contano più di ottocento e tra queste tantissime sono appartenute a grandi campioni. Ce ne sono tre di Ocaña che nel ’66 l’abate Massie unì in matrimonio proprio nella chiesa di Notre Dame des Cyclistes e nel ’94, sempre qui, ne celebrò il funerale, seguono quelle di Merckx, Anquetil, Poulidor, Darrigade, Contador, Hinault, Sanchez e Evans, solo per citarne alcuni. Le maglie di Armstrong sono state ritirate nel 2013. Scomunicato. Anche se contro il volere di padre Lestage: «in fin dei conti cosa siamo noi tutti se non dei peccatori?». Tra il 1999 e il 2003 Henry Anglade, ex campione di Francia con l’hobby del vetraio, ha realizzato le cinque vetrate che decorano la chiesa: una madonna che illumina il cammino dei ciclisti; Anquetil e Poulidor gomito a gomito nel leggendario duello del Puy de Dôme durante il Tour del ’64; Coppi e Bartali che si scambiano la borraccia in segno di pace; l’abate Massie sul cammino di Compostela; Ocaña lanciato in solitaria.
L’abate Joseph Massie ha smesso di pedalare il 10 dicembre del ’99 all’età di 87 anni. Nel piazzale della chiesa è stato messo un suo busto in cui sorride soddisfatto della sua opera. Il prete-ciclista è per tutti gli abitanti della zona un esempio di tenacia e buona volontà. E chissà se, ispirato dal suo predecessore, padre Éric Lestage non riesca nel suo intento di fermare l’undicesima tappa del Tour per una benedizione. Magari senza lanciarsi col paracadute.
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