Ciclismo
Qui Bergerac: è Sabatini il Cyrano di Kittel?
C’è un’espressione nel ciclismo che indica un periodo di forma straordinaria, in cui un corridore sembra non far fatica: “non sente la catena”. Oggi, alla partenza della tappa da Périgeaux a Bergerac, Andrè Greipel, che in questo momento è consapevole dello strapotere di Marcel Kittel, spiegava: “I treni qui al Tour non stanno funzionando. É dura rimanere tra i primissimi quando si avvicina la volata. Ma lo sprint va preso in testa. A meno di non chiamarsi Marcel Kittel. Lui può partire anche dalla ventesima posizione, non cambia nulla”. Ecco, Kittel sta attraversando quello stato di grazia in cui non si sente la catena. Merito probabilmente della preparazione studiata dalla Quick-Step, che durante questo 2017 ha già portato Gilbert in una condizione incredibile alle classiche delle Ardenne e poi ha fatto altrettanto con Gaviria al Giro.
Neanche a dirlo, Kittel ha dominato anche lo sprint della decima frazione. A cento metri dal traguardo la volata era già risolta. La maglia verde ha vinto per distacco, con John Degenkolp e Dylan Groenewegen indietro di più di una bicicletta.
Apparentemente Marcel non sta usufruendo di treni. Oggi negli ultimi chilometri hanno lavorato soprattutto gli uomini della Lotto-Soudal, ossia proprio i gregari di Greipel. Sarebbe sbagliato però pensare che le vittorie del tedesco nascono solo dalla capacità di gettarsi in volata con il fiuto del momento e del corridoio giusto. Un pilota c’è, anche se si nota meno di una fila di passisti. Si tratta dell’italiano Fabio Sabatini, che si sta dimostrando bravissimo nel traghettare Kittel agli ultimi duecento metri. Da lì in poi Marcel fa da sé. Non ha bisogno cioè dell’ultimo uomo che gli lanci la volata. Sabatini serve invece soprattutto per la destrezza che ha nel risalire le posizioni negli ultimi tre chilometri. Fateci caso: spesso nei primi dieci ancora sotto lo striscione dell’ultimo chilometro le maglie della Quick-Step latitano. Poi però sulla linea d’arrivo la vittoria è loro.
Kittel e Sabatini stanno facendo corsa parallela. Non è un modo di dire. Sono andato a prendere la classifica generale. Marcel è 149esimo, a 1 ora 25 minuti e 59 da Fromme. Fabio è 150esimo, a 1 ora 26 minuti e 57. Hanno fatto assieme di buon passo i Vosgi, il Giura e la tappa di Chambery, evitando di scivolare in quei gruppetti che viaggiano sul filo del tempo massimo.
C’è chi dice che difficilmente Kittel finirà il Tour, e dunque che a Parigi la maglia verde sarà sulle spalle di un altro. Personalmente non credo che andrà così. É vero che spinge rapporti molto lunghi, e questo si farà sentire nella terza settimana. Ma al Tour Marcel per ben tre volte è attivato in fondo (cosa che non gli è mai riuscita al Giro e alla Vuelta, dove c’è mediamente molta più salita). E soprattutto quest’anno Kittel ha Sabatini. Un’ombra quando si viaggia senza aspirazioni di vittoria di tappa, un apripista nelle giornate in cui invece si punta al successo.
Poco dopo l’arrivo di Bergerac, Fabio, che di Marcel è lo scudiero ma non il Cyrano, nel senso che da buon toscano di Pescia è più abile a usare frasi secche e senza replica che rime d’amore, se l’è presa con il “pugile” Nacer Bohuanni, che, come gli capita spesso, ha provato anche oggi a farsi largo in volata con gomiti e spinte. E questa volta anche pugni, come si desume da alcuni fotogrammi circolati dopo la conclusione della tappa.
“Il francese è sempre lo stesso, non ci sono parole per giudicarlo. In volatà fa così da tanto tempo ormai ma per questo ci sono i giudici, devono decidere loro”, ha spiegato Sabatini. Che può prendersi persino il lusso di esser lui a comparire davanti ai microfoni, mentre Marcel sfoga l’adrenalina cumulata nella volata. Forse un po’ Cyrano lo è davvero….
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