Ciclismo

Oh, i signorini in moto sono offesi (ma il ciclismo è il solo sport su 2 ruote)

5 Maggio 2016

Oh, i signorini delle moto si sono offesi. Si sono offesi per lo spot che la Rai ha confezionato per il Giro d’Italia 2016. Guardatelo, sentitelo soprattutto.

 

Intanto la voce fuori campo: chi l’ha scelta sapeva benissimo che in questo momento “è” la voce. Vale a dire il doppiatore di Kevin Spacey nella parte di Frank Underwood, il presidente Usa di House Of Cards. Da quella voce partono una serie di sollecitazioni, che molto semplicemente amplificano l’epica del sacrificio: il dolore, lo stremo, le ferite, i rovesci atmosferici. In ogni passaggio, corredato da immagini evidentemente forti, è chiaro il rimando a un modello di sport che il ciclismo vuole considerare «secondo»: il motociclismo. Perché quando il tempo è brutto ci si ferma, perchè il pubblico sta pulito e ordinato sulle tribune, perchè ci sono belle fanciulle con l’ombrellino sulla pista, e i protagonisti sono fasciati in tute integrali. Lo spot si chiude con una verità, semplice, definitiva: il ciclismo è l’unico sport sulle due ruote.
Oh, i signorini delle moto si sono offesi. È comprensibile. Nessuno può accettare che in qualunque disciplina sportiva si possa mettere in discussione il sacrificio, la fatica, l’epica di un racconto. Sentimenti che sono ricompresi persino nell’hockey a rotelle. Dunque c’è materia per essere offesi. Un poco di dietrologia, in questi casi non guasta. Per cui, va benissimo anche la malizia secondo cui la Rai spara sulle moto perchè le moto le ha Sky.

Va bene, d’accordo. Ma fatta la tara a tutte le legittime lagne, non vorremo mica considerare il motociclismo uno sport? È una roba da ganzissimi e per ganzissimi ma con lo sport non ha parentela alcuna. Per essere sport, una disciplina deve poter stare davanti, di fianco, di lato, di sotto, di sopra, alle altre discipline acclaratamente sportive, e non sembrarne “estranea”. Si potrebbe semplificare tutto, chiudendo la partita così: chiamasi sport la disciplina che vive e prospera soltanto sulle attitudini fisico-atletico-spirituali dell’atleta medesimo. Gli additivi, e ovviamente i motori  rientrano in questo segmento, portano in un altrove forse altrettanto affascinante ma  decisamente privo di equilibrio. Infinito il dibattito percentuale sul valore del pilota e su quello del mezzo. E per non sembrare anime belle, additivi sono ovviamente anche le sostanze dopanti che circolano nel ciclismo, nell’atletica e in altri sport. Per non parlare dei micromotori che meccanici satanisti ficcano chissà dove nelle biciclette.

Sulla superiorità morale delle bicilette non vi sono troppi dubbi. Lo si è capito proprio in queste ore, quando i signorini delle due ruote a motore hanno preso d’aceto.

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