Ciclismo
Matthews fa il bis nella giornata nera della Quick-Step
Sembrava priva d’insidie, la sedicesima tappa del Tour, che Puy-en-Velay portava a Romans-sur-Isere: corridori riposati, chilometraggio corto e profilo altimetrico rassicurante. E invece ha fatto i suoi danni, soprattutto in casa Quick-Step. Mai sottovalutare infatti il pericolo di una giornata di riposo. E difatti stamattina Philippe Gilbert, mezzapunta e uomo d’esperienza della formazione fiamminga, non si è presentato al via, vittima di una gastroenterite nella serata di ieri. Marcel Kittel, velocista principe di quest’edizione della Grande Boucle, è rimasto presto staccato. E Daniel Martin, uomo di classica dei biancoblù, è finito nella trappola di un ventaglio tentato dal Team Sky. Per i belgi, che proprio della capacità di muoversi in formazione compatta quando c’è vento fanno uno dei loro tratti di forza, la sconfitta è ancora più cocente.
Anche perché la vittoria di tappa ha arriso all’australiano Michael Matthews, che aveva vinto anche la tappa di sabato. Il corridore della Sunweb ha preceduto Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) e John Degenkolb (Trek-Segafredo), con quarto Greg Van Avermaet (BMC). Ordine d’arrivo quasi da classica dunque, dettato però non da uno strappo finale, ma dall’andamento nervoso impresso agli ultimi venti chilometri da Froome e compagni. Il ventaglio suddetto, scattato a 16 Km dal traguardo, ha prodotto una frattura nel gruppo. Oltre a Martin, anche Louis Meintjes (UAE Emirates) è rimasto indietro. I due hanno pagato 51 secondi. Più attardato ancora Alberto Contador, che pure aveva mosso in precedenza gli uomini della Trek-Segafredo, e che è arrivato a 1,33.
Dunque la classifica generale alla vigilia della tappa che si arrampicherà sulle Alpi, su sino al Galibier dove Fabio Aru promette di dare battaglia, vede Chris Froome in maglia gialla con 18 secondi sul sardo, 23 su Romain Bardet, 29 su Rigoberto Urán, 1’17 su Mikel Landa, 2’02 su Simon Yates e 2’03 su Daniel Martin. Gli altri sono fuori dai giochi per il podio, a oltre 6 minuti.
Tornando a Kittel e Matthews, c’è da dire che la maglia verde è probabilmente tornata in gioco, cosa che sino a venerdì sembrava impossibile. L’australiano ha fatto in questo Tour quello che ci si aspettava da Sagan, con Boasson Hagen che sin qui ha fatto il Van Avermaet. La crescita dei due a partire dalla seconda settimana è stata impressionante. Matthews in particolare è con De Ghent e Barguil il corridore più combattivo del gruppo: sono loro tre ad aver vivacizzato, indipendentemente dalla possibilità di centrare il successo parziale, quasi tutte le frazioni, dando battaglia su ogni terreno. Michael è un corridore strano. Nelle classiche, che sembrerebbero il suo terreno di elezione, ha raccolto sino a oggi pochissimo, mentre le sue doti di recupero lo premiano nelle corse a tappe, dove può far valere le doti di finisseur.
Oggi Matthews ha rischiato di finire strozzato dal tedesco John Degenkolp, che riteneva di essere strato danneggiato nella volata finale. Dal replay non sembra emergere nulla di irregolare, ma il velocista della Trek-Segafredo aveva un diavolo per capello, e qualcosa deve pur essere successo per scatenare la sua ira. Per adesso comunque Matthews è, al pari di Kittel, da 10 in pagella. E forse la lotta per la classifica a punti rischia di essere più avvincente della stessa contesa per la maglia gialla.
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