Ciclismo
La schiena drittissima dei giornalisti… se di mezzo c’è Nibali
Tutto comincia da un Vincenzo Nibali deficitario al Tour de France. Quest’anno il siciliano condivide solo il nome e il cognome con il ciclista che ne 2014 dominava gli avversari, strappando applausi. Ma si sa: sono cose che capitano nello sport, e il ciclismo ha gli annali pieni di stagioni storte. Non è così per il giornalismo rampante, che subito cerchia in rosso ogni sbavatura e pretende spiegazioni anche quando l’atleta è senza fiato. E non in senso figurato, ma nella realtà dei fatti.
Di fronte ai risultati negativi di Nibali, infatti, i giornalisti nostrani – con la Rai in prima linea – mostrano i muscoli e, forse per alimentare la polemica, si mostrano un po’ offesi perché il ciclista non ha voluto rilasciare una dichiarazione, appena tagliato il traguardo con un ritardo di un minuto circa dai migliori della classifica generale.
Non serve la conoscenza profonda della psiche umana per comprendere che il capitano dell’Astana, squadra per cui corre da un po’, si trovasse in una condizione difficilissima: era stremato per aver affrontato salite molto impegnative e ha rifiutato di parlare, perché probabilmente non aveva la lucidità mentale per farlo. Magari avrebbe detto qualcosa in preda alla frustrazione e da lì sarebbe partita la macchina del titolone, della polemica strillata. Il silenzio è talvolta un valore, ancora di più nell’era della comunicazione a tutti i costi. Meglio tacere qualche ora invece di fare una gaffe: ancora di più quando nelle gambe si avverte il peso della fatica.
Al di là della questione fisica, c’è anche quella mentale. Vincenzo Nibali in due giorni ha accumulato oltre 5 minuti di ritardo, salutando per sempre l’ambizione di poter fare il bis consecutivo il Tour de France. Al cospetto di tale evidenza, il ciclista ha preferito glissare sul tema, perché deve comprendere lui stesso cosa sta accadendo; deve individuare quali sono i problemi che non gli consentono di competere con i big della corsa a tappe francese. Non è una questione di vincere, ma di essere almeno con i primi dieci corridori. Una ‘impresa’ che al momento non riesce al ciclista siciliano.
Insomma, i giornalisti incalzanti di Mamma Rai – magari fossero sempre così esigenti – avrebbero potuto evitare il pistolotto sul Nibali che “deve ai tifosi” le spiegazioni, anche solo per dire che non capisce perché sta andando così male. In realtà ha già detto queste parole dopo il primo crollo, quello di martedì sulla prima tappa dei Pirenei. Ripetere lo stesso concetto sembra superfluo. E soprattutto i tifosi, quelli veri, possono perdonare un campione che evita di parlare perché è amareggiato. Va bene che sono professionisti, ma quando perdono bisogna ricordare pure che sono esseri umani. E che perciò possono rispondere con un cortese rifiuto alla richiesta di una dichiarazione…
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