Ciclismo
Il ‘muflone’ sardo che indossa la ‘roja’ alla Vuelta
Da un isolano all’altro, da un siciliano a un sardo. Insomma, da Vincenzo Nibali a Fabio Aru, l’Italia del pedale ha trovato un nuovo campioncino che fa sognare. Con un doppio tratto in comune: la provenienza da un’isola italiana e la capacità di conquistare la maglia rossa alla Vuelta a España. Ma con una differenza anagrafica: Vincenzo Nibali è nel pieno della maturità fisica, Fabio Aru è un giovanissimo tutto da conoscere, di quelli che fanno immaginare un futuro roseo (con tanto di doppio senso per quanto riguarda i prossimi Giri d’Italia), nel giorno in cui Chris Froome si conquista un’altra dose di antipatia popolare. Questa volta non c’entrano i soliti sospetti sul suo conto, ma un bestemmione rifilato al motociclista in diretta tv. Dopodiché del capitano della Sky si sono perse le tracce, complice una crisi nerissima.
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Ma meglio parlare delle cose belle, come lo scatto di Fabio Aru, soprannome il ‘muflone’, che ha messo tanti secondi tra sé e il tenace ‘Purito’ Rodriguez che sognava di balzare in vetta alla classifica generale nella tappa che ha disegnato lui stesso. Ma il ciclista di San Gavino Monreale, ad appena 25 anni, ha compiuto la grande impresa: conquistare la maglia rossa, la roja, simbolo del primato in una corsa a tappe che presentava una lista di partenza da brividi. Dall’algido britannico Chris Froome al calcolatore colombiano Nairo Quintana passando per l’affamato Squalo Vincenzo Nibali – che ha terminato con un’ingloriosa squalifica la sua corsa – sulle strade spagnole c’è il gotha del ciclismo mondiale. Certo, i big sono provati dalla fatiche del Tour de France, che drena energie fisiche e mentali. Ma mettere le ruote davanti a certi campioni, significa essere a sua volta dei campioni. Ancora di più in una Vuelta. Solo che nel caso di Fabio Aru non abbiamo nemmeno il tempo per capire pienamente la sua classe. Mentre oggi lo ha compreso bene proprio Rodriguez che sognava ben altro epilogo della tappa.
Nel ciclismo, in genere, la maturazione arriva intorno ai 30 anni, quando il fisico riesce a resistere meglio all’asprezza di gare interminabili, che disseminano nelle gambe un ‘piombo’, meglio noto con il nome di acido lattico. Il ‘muflone’ Fabio Aru, un po’ come il coetaneo Quintana, sta smentendo questa tendenza consolidata. Ad appena 24 anni, nel 2014, il sardo è già salito sul podio al Giro d’Italia, centrando un bel terzo posto e ha terminato in quinta posizione la Vuelta a España. Poi nella stagione in corso ha finito al secondo posto la corsa rosa e adesso indossa la roja, guardando dall’alto verso il basso i giganti del pedale. Rodriguez è a 27″, poi c’è Domoulin a 30″, quindi Rafal Majka a 1’28”. Con Alejandro Valverde, quinto, a 1’52”, e Nairo Quintana, nono, a 3’07”, mentre Chris Froome ha un distacco di 7 minuti e mezzo.
Oggi, a chi ha potuto vedere la tappa con arrivo a Cortals d’Encamp, Fabio Aru ha regalato una scarica di emozione e di adrenalina, facendo scattare il cronometro a ogni chilometro superato. Un’attenzione spasmodica per vedere se il vantaggio era sufficiente a portare a casa il primato in classifica generale. Alla fine è andata bene, la ‘rossa’ è del ‘muflone’. Ora come ora, con un campioncino in vetta a 25 anni è difficile cosa prevedere. Ed è meglio scoprirlo tappa dopo tappa. Perché probabilmente nessuno, nemmeno Aru stesso, conosce le potenzialità di questo talento naturale.
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