Ciclismo
Questo è il Giro d’Italia delle grandi emozioni (e della potenza di Nibali)
Esteban Chaves, quando al Giro d’Italia 2016 ha festeggiato la maglia rosa doveva sentirlo, che quel tappo dello spumante finito sul volto poteva essere presagio di sventura. Lui ha reagito con un sorriso al colpo, godendosi un sogno, che 24 ore dopo si è infranto. Una maglia rosa passata di mano per l’errore dell’olandese Kruijswijk, caduto malemente sulla neve e sull’asfalto (video).
Nibali era il favorito. Sembrava essere della partita, finché non gli è arrivata una terribile notizia: la morte di Rosario Costa, giovane promessa 14enne della squadra che, non a caso, si chiama Asd Nibali. Finito contro un autocompattatore durante un allenamento. Vincenzo ha subito sicuramente il colpo, anche perché Rosario era venuto pochi giorni prima a trovarlo al Giro: come capita a tutti sapere che una persona vista di recente non c’è più lascia il segno.
Per qualche giorno è diventato spento, affaticato, allontanandosi dal podio della classifica generale. La squadra ha sicuramente fatto di tutto per consolarlo, e in qualche modo deve esserci riuscita.
Nella tappa della cima Coppi si cambia strategia in corsa. Il compagno di squadra di Nibali, Michele Scarponi, arriva primo sulla cima Coppi. Ma finita la discesa, dove è caduto Kruijswijk procurandosi una ferita al braccio e una frattura alla costola, rallenta fino a fermarsi. Nibali parte e lo raggiunge. La sfida è difficile ma non più impossibile, recuperare 4:43 sull’olandese. Si aggancia al gregario Scarponi che fa un lavoro magistrale. Alla fine scavalca tutti tranne il colombiano Chaves, solo 45 secondi di distacco. Appena arrivato scoppia in lacrime. Dalla squadra facevano intendere fosse un problema fisico o di salute ma c’era chi sapeva chiaramente quale fosse il problema, il dolore per il giovane Rosario. Ma forse la motivazione l’aveva ritrovata proprio per dedicargli la tappa e se possibile la vittoria finale.
Così nell’ultima dura tappa di montagna si sviluppa una nuova strategia della Astana, i cui compagni si sono mostrati all’altezza della situazione. E così agli ultimi 12 chilometri scatta, per un po’ Chaves e lo spagnolo Valverde reggono, poi si staccano. Da dietro arriva l’altro colobiano Uran, che aveva promesso di aiutare Chaves nonostante fosse di un’altra squadra. “Perché se lo merita” afferma in tv alla Rai. Purtroppo Esteban Chaves non ne ha più. Nibali finisce la tappa sesto, con 1:36 minuti sul colombiano. La maglia cambia corpo e torna sul campione messinese.
Tra i primi a congratularsi con Nibali i genitori di Chaves, venuti apposta dalla Colombia vestiti in rosa e per la prima volta in Europa proprio per sperare di festeggiare la vittoria. La madre poi piange, forse per il dispiacere. Chaves viene intervistato sorridente, per lui va bene così, per chi non avrebbe dovuto più pedalare ritrovarsi in pochi anni sul podio del Giro d’Italia è un sogno, con vicino i genitori. “Questa è la vita, la bicicletta non è tutto” afferma. Nove medici avevano detto che non sarebbe potuto risalire in bici come professionista. Invece è stato a un passo dal vincere il Giro d’Italia.
C’è da aggiungere che questo è lo sport che emoziona, quello dei valori, del dolore, della riscossa, del rispetto, della solidarietà.
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