Ciclismo

Boasson Hagen, una beffa da mezzo spaghetto

8 Luglio 2017

Edvald Boasson Hagen è un signor corridore. Nel 2010, quando il neonato Team Sky lo prese tra le sue fila, Eddy Merckx lo definì “il miglior giovane nel panorama ciclistico odierno”. L’anno precedente il norvegese a soli 22 anni aveva vinto la Gand-Wevelgem, una tappa al Giro d’Italia e il Tour of Britain, dove si era aggiudicato quattro frazioni. Proprio la militanza nello squadrone di Wiggins e Froome però ne ha poi in qualche modo bloccato l’esplosione. É stato secondo ai mondiali di Valkemburg del 2012, l’unico a tentare di resistere al leggendario scatto di Gilbert sul Cauberg. Nel 2015, ancora nella prova iridata su strada, ha provato a contrastare la progressione di Sagan sullo strappo di Richmond. L’anno scorso si è trovato nella fuga da lontano inscenata da Tom Boonen alla Roubaix. A pochi chilometri dall’arrivo era ormai il favorito naturale, in virtù del suo spunto, ma si è trovato improvvisamente senza energie, forse vittima di una crisi di fame, poco prima di entrare nel velodromo. Addio ancora una volta sogni di gloria, la vittoria è andata al carneade Mathew Hayman.

Boasson Hagen è anche un ragazzo di straordinaria umiltà. Nel 2014, quando ha capito che l’esperienza in Sky era ormai esaurita, ha deciso di declassarsi, optando per una formazione di categoria Professionals, la sudafricana MTN-Qhubeka. Un corridore della sua qualità di solito ambisce a un contratto in una formazione che non debba andare a caccia di inviti per partecipare agli eventi World Tour. Ha così rilanciato la propria carriera, contribuendo ad attrarre nuovi investimenti sulla sua squadra (ora Dimension Data), che dal 2016 è salita di categoria, potendo ingaggiare il britannico Mark Cavendish.

Boasson Hagen cerca di smaltire la delusione nei commenti a caldo

Nel 2017 Edvald ha vinto solo in Norvegia, e sino a oggi può vantare successi solo in corse che in molti ritengono minori, dal Tour des Fjords al Tour of Norway, perché non inserite nel circuito primario e con pochi atleti World Tour al via. Chi conosce però quelle gare, combattute come una competizione tra dilettanti (senza cioè tattiche di squadra e con totale anarchia dall’inizio alla fine), spesso insistenti su percorsi vallonati e quasi sempre vessate dal mal tempo, sa che si tratta di corse di un certo peso specifico. E attenzione, perché quest’anno i mondiali su strada si correranno a Bergen, dunque proprio in Norvegia, sul circuito della Flamme Rouge, tra lo strappo della Salomon Hill, i passaggi su di un lungomare battuto dalla pioggia e con temperature che presumibilmente saranno di 5/10 gradi. Particolare da non sottovalutare, la distanza della prova maschile Elite sarà di ben 276 chilometri. Una specie di prova per “enduristi”, che a parere di chi scrive ha proprio in Boasson-Hagen il favorito numero uno. Ricordate dove lo avete letto per la prima volta.

Ieri Edvald ha subito quella che probabilmente è la sconfitta più bruciante della sua carriera: sul traguardo della sesta frazione del Tour è stato sopravanzato da un Marcel Kittel in formidabile rimonta. A occhio nudo è parso ai più che il recupero del velocista tedesco non si fosse completato, consentendo a Boasson-Hagen di mantenere un risicatissimo vantaggio sulla linea d’arrivo. Il fotofinish ha mostrato invece che l’alfiere della Quick-Step è riuscito a superare il rivale di 6 millimetri. Per Marcel si tratta della terza vittoria di una settimana indimenticabile, che lo ha visto riprendere e superare nel palmares delle vittorie di tappa al Tour il connazionale Greipel, per affiancare ora l’altro tedesco Zabel, con la prospettiva di poterlo superare già nei prossimi giorni, dopo l’interludio montano del week-end.

Marcel Kittel brucia Boasson Hagen sul traguardo

Tornando a Boasson-Hagen, non doveva essere lui a tentare le volate di gruppo in casa Dimension Data. O meglio, il norvegese doveva essere il numero due, disponibile a fare in qualche caso anche da apripista a Mark Cavendish. La frattura alla clavicola occorsa al compagno di strada lo ha proiettato in prima fila. In traguardi come quello di Nuits Saint Georges, leggermente in ascesa, può giocarsi le sue carte con tutti. Certo, un po’ di fortuna dalla propria parte non guasterebbe.

Le vicende di Edvald ci interessano tanto anche per un altro elemento: il norvegese è uno dei pochi corridori del gruppo a non essere magro come un chiodo. Il suo peso forma è di 73 chili, per un altezza di 1,81. Nel ciclismo degli ultimi tre/quattro anni abbiamo assistito a un progressivo assottigliarsi degli atleti. Froome, per fare l’esempio più evidente, pesa 67 chili, pur essendo alto quanto Boasson-Hagen. In gruppo percò c’è chi lo ricorda quando si aggirava ancora attorno ai 75 chili. É riuscito così a sviluppare un rapporto Watt/Kg che è ora di circa 6,25 (il dato è del 2015), contro precedenti test, in cui il valore era di circa 5,75. Ma più in generale oggi è tutto il gruppo ad apparire sfinato e tirato (c’è chi sostiene “troppo tirato”, e qui si entra nel tema del passaporto biologico e del doping farmacologico, che consente tra le altre cose di tenere la massa grassa dei corridori pari a 0). Con qualche eccezione, da Sagan proprio a Boasson-Hagen.

In una competizione come il Tour si possono perdere da 15 a 30 chili, e la potenza media per Kg di peso in determinate tappe può essere superiore a 4,5, con frequenze nelle tappe di montagna stabilmente sui 150 battiti cardiaci. Ricerche recenti nell’ambito del dispendio energetico nel ciclismo dimostrano che nel caso degli atleti più pesanti il corpo tenda automaticamente quando si trova in casi di bilancia energetica negativa a mantenere il peso. Se si tiene conto anche del metabolismo basale, il consumo di calorie in un grande giro si aggira attorno a valori molto alti. Nel 2014 vennero messi a disposizione degli analisti i dati del laboratorio viaggiante della Cannondale al Giro d’Italia. Alan Marangoni, che aveva allora un peso di 74 chili per 1.83 (dunque non molto diverso da quello di Boasson-Hagen) aveva consumato 6.7768,3 Kcal, che salivano a 110.000 considerando anche il metabolismo basale. L’equivalente calorico di 80 chili di pasta. Laddove 6 millimetri equivalgono probabilmente a mezzo spaghetto…

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