Calcio

Sorpresa: altro che Spagna, il tiki taka è roba da Serie A

20 Aprile 2016

Alla faccia della “palla lunga e pedalare”. Che il calcio italiano non fosse più quello catenacciaro di un tempo lo si sapeva, ma le statistiche del CIES Football Observatory hanno rilevato che la Serie A è nientemeno che il campionato europeo dove, in media, le squadre effettuano meno lanci lunghi: succede solo nel 3,8% dei casi, sul totale dei passaggi effettuati.

Altro che tiki taka spagnolo. Anzi il Barcellona, che il tiki taka lo ha inventato ed esportato nel mondo, non è neanche la squadra che comanda la speciale graduatoria: gli uomini di Luis Enrique, peraltro in piena crisi di risultati, risultano sopravanzati dal Bayern Monaco dell’ex guru Guardiola e anche dal Psg di Laurent Blanc. Sarà che in campionati di livello inferiore, come soprattutto la Ligue 1, e con quel livello tecnico a disposizione, non c’è proprio bisogno di buttare via la palla: e così i bavaresi e i parigini lo fanno solo nell’1,1% dei casi, contro l’1,4% dei blaugrana. Differenza sottilissima, così come quella che posiziona ai piedi del podio il trittico formato dalle prime due della Serie A, Juventus e Napoli, e dal Borussia Dortmund, tutte e tre con appena l’1,6% di lanci lunghi. Sotto il 2% anche la Fiorentina di Paulo Sousa (1,8%), mentre completa le prime posizioni l’Empoli (2%), non a caso plasmato l’anno scorso dall’attuale allenatore del Napoli Maurizio Sarri. I toscani fanno persino meglio del Real Madrid, che con il 2,1% ha la stessa percentuale dell’Inter. Un gradino sotto la Roma, che pur con una rosa di altissimo livello tecnico e schierando a volte Perotti falso nueve, arriva comunque al 3% di palle lunghe (sarà il retaggio della gestione Garcia?).

Il tiki taka non è però sinonimo di grandi risultati: se lo è per quasi tutte le squadre finora citate, l’eccezione che conferma la regola è rappresentata dal Leicester dell’allenatore italiano Claudio Ranieri, che lancia lungo quasi il 7% delle volte eppure è in procinto di vincere la Premier League. Il dato è sensibilmente superiore a quello complessivo del massimo torneo inglese, dove in media si gioca palla a terra esattamente come nella Liga spagnola: per entrambi il 4,4% di palle lunghe, peggio della Ligue 1 col 4,2% ma meglio della Bundesliga col 4,6%. Le due squadre europee peggiori da questo punto di vista sono proprio tedesche e sono le uniche a proporre – dati alla mano – un gioco più demodè dei Foxes: l’Ingolstadt fa ricorso al lancio nel 7,8% delle azioni, mentre il Darmstadt arriva a farlo più di una volta su 10 (10,7%). Entrambe stanno facendo un campionato da metà classifica, con il Darmstadt che però rischia ancora la retrocessione.

Per quanto riguarda le italiane, la propensione al gioco palla a terra rispecchia invece quasi perfettamente la classifica: la peggiore è infatti il Frosinone (6,3%), seguita dal Carpi (6%). Poi ci sono Palermo e Verona, ma anche il Chievo di Maran, che pure ha quasi accarezzato la zona Europa League.

Non mancano le sorprese, in negativo come in positivo: stupisce per esempio che il Genoa di Gasperini sia sopra la media della Serie A con il 4,1%, così come vedere squadre celebrate come il Siviglia al 4% o il Sassuolo al 3,8%. Ancora di più se si pensa che club sulla carta più deboli, come il Bournemouth, fanno il 3%, o che il “catenaccio” dell’Atletico Madrid di Simeone è in realtà tale solo il 2,9% delle volte (o magari le ripartenze ci sono, ma palla a terra in velocità). Si parla in ogni caso di percentuali bassissime, a testimonianza del fatto che il calcio è notevolmente cambiato, ed è oggi molto più propositivo persino di quanto sembri. A poche settimane dall’addio di Johan Cruyff, che con la sua Olanda (e il suo Ajax, e il suo Barcellona) di palle lunghe non ne voleva proprio sapere, questa è una buona notizia.

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