Calcio
Poveri noi, tifosi di un calcio truccato dalla camorra
Non c’entra il garantismo. Non c’entra il tentativo di minimizzare. C’entra solo un fatto: la sopravvivenza della passione. Il desiderio di vedere il calcio con gli occhi dell’innocenza. Sì, perché la nuova inchiesta sul calcioscommesse è una pugnalata arrivata all’improvviso. Le “polpette da mangiare”, citate nelle intercettazioni (frase attribuite a uno dei calciatori coinvolti), sarebbero impossibile da digerire. Per questo la speranza è che tutto sia chiarito, che si tratti di un fraintendimento, di un misunderstanding. Anche se oggi, da tifoso ferito, faccio fatica a pensarlo davvero.
Il desiderio, forse irrazionale come il tifo, è che non sia vera la versione che riportano le cronache: un gruppo di calciatori dell’Avellino, capeggiato dal centrocampista ex Catania Francesco Millesi e dal difensore del Genoa Armando Izzo, avrebbe manipolato i risultati per favorire le scommesse di un clan camorristico. Quindi la squadra irpina avrebbe perso la partita contro il Modena previo pilotaggio e avrebbe vinto contro la Reggina seguendo la stessa strategia. Stando a quanto sostengono i magistrati, sarebbero bastati tre-quattro calciatori a ritoccare dei risultati sulla base dei desiderata camorristici. Un orrore sportivo.
E allora tutto per un tifoso tutto perde senso. Perché il pensiero vola a chi settimana dopo settimana investe soldi per i biglietti e per le trasferte. E, ancora peggio, investe il proprio sentimento per la squadra della propria città, cercando nel calcio quelle vibrazioni emotive che solo uno sport riesce a trasmettere. Tanto da arrivare alle lacrime di fronte al calcio, sfidando le ironie di chi non prova lo stesso coinvolgimento e definisce un incontro “solo una partita di pallone”.
Noi, tifosi dell’Avellino, ci eravamo sinceramente emozionati per l’addio alla piazza dell’allenatore, Attilio Tesser, salutato come un eroe nonostante un campionato chiuso a metà classifica.Lui, mano al cuore e lacrime in volto, ha tributato il suo saluto alla Curva Sud e all’intera provincia. Sembrava una storia d’amore pluriennale e invece è stata la parentesi di un anno, peraltro condita da un esonero (e un successivo ritorno). Insomma, non c’è stato nemmeno il tempo per emozionarsi di fronte alle bellezze sentimentali del calcio – di un rapporto sincero che si interrompe con un’emozione reciproca – che la realtà è stata sbattuta in faccia. Portando con sé un odore di marcio, che – con tutto il cuore – speriamo non sia vero. Perché vogliamo che il calcio continui a essere magia, poesia. Amore.
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