Calcio
Le dimissioni di Blatter sono arrivate, ma chi verrà dopo sarà migliore?
In un tranquillo martedì pomeriggio, peraltro giorno festivo in Italia per la Festa della Repubblica, è arrivata la notizia che in fondo sarebbe stato logico attendersi. Ma che, conoscendo il protagonista, ha provocato un inevitabile moto di sorpresa: Sepp Blatter, prossimo ottuagenario, lascia la presidenza della Fifa che occupava da poco meno di venti anni. In realtà, quando la dichiarazione è stata letta per esteso, è emerso che il suo non è un atto ufficiale bensì un annuncio, inevitabile, dopo che nello scandalo corruzione è stato coinvolto anche il segretario generale Jerome Valcke. Ha semplicemente detto che lascerà l’incarico quando “si insedierà un nuovo presidente”. Intanto può usare ancora un’ampia finestra (fino a maggio 2016, salvo accelerazioni) di tempo prima della fine del suo regno.
Si tratta di un evento importante: il calcio ha la grande chance di cambiamento, attesa da tempo. Per decenni, il padre-padrone, in quanto tale, spadroneggiava facendo di tutto e di più, fino a ironizzare sulle campagne anti-razzismo senza tacere le patenti di moralità attribuite in giro. Si è fatto ampiamente odiare in Italia per non aver premiato gli azzurri dopo la vittoria al Mondiale del 2006, un gesto ingiusto (si giustificò dicendo che la vittoria era arrivata dopo un rigore generoso assegnato agli ottavi contro l’Australia) a prescindere da chi lo ha subito. Come qualsiasi persona che gestisce il potere per un periodo troppo lungo, Sepp Blatter ha avvertito quel senso di onnipotenza che obnubila la capacità di ragionare in maniera vagamente logica. Non è bastata l’età (ha 79 anni) a metterlo fuori causa: per questo c’è voluta un’inchiesta internazionale del Federal bureau of investigation (Fbi).
Dopo il lungo addio di Blatter, prestando particolare attenzione a cosa farà in questi mesi di transizione, la Fifa si troverà ad affrontare una questione di gigantesca importanza: la necessità di rinnovarsi. E la sfida arriverà senza il capro espiatorio del dirigente svizzero, che sarà pure un personaggio non proprio eccelso nella gestione del calcio, ma che neppure può essere individuato come l’artefice di ogni male. A certi livelli, le responsabilità non possono certo essere attribuite a una sola persona, per quanto potente e influente. Insomma, esiste una certa dose di compiacenza rispetto a un meccanismo (di corruttela) ben consolidato.
Al prossimo giro potrebbe toccare alla Uefa fare da traino alle elezioni con Michel Platini come possibile candidato forte. La corsa alla successione si è comunque scatenata in una ridda di nomi che diventa anche difficile da interpretare. Ma nel frattempo l’inchiesta americana prosegue spedita a la puzza dello scandalo investe il Sudafrica (Coppa del Mondo 2010) come la Francia (1998). E forse le gambe iniziano a tremare anche nel Vecchio Continente, perché se qualcuno degli arrestati inizia a collaborare il pentolone del malaffare viene scoperchiato totalmente, lasciando senza protezioni tutti coloro che hanno agito all’ombra del parafulmine Blatter. Chissà che allora lo scandalo non vada ancora più indietro nel tempo, ricoprendo di melma ventenni di competizioni sportive.
In ogni caso occorrerà superare il passato e volgere lo sguardo al futuro. Le questioni sul tavolo sono numerose, a cominciare dal Mondiale in Russia che però sembra intoccabile a causa delle ricadute diplomatiche che possono esserci (Mosca ha già accusato gli Stati Uniti di ordire complotti). Ma sul Qatar 2022 non si può soprassedere: si tratta un’assegnazione che fa discutere da tempo e che diventa fonte di ulteriori polemiche di fronte alle notizie di sfruttamento dei lavoratori provenienti da più parti, ma Blatter – prepotente come sempre – aveva sempre minimizzato, trincerandosi dietro dichiarazioni di comodo secondo cui c’era l’impegno a rispettare le leggi. Almeno a parole.
L’erede del ‘caletto svizzero’ deve pertanto dimostrare ben altro piglio e una solida caparbietà nel disegnare una rivoluzione nella Fifa. Anche a costo di sfidare i dollari degli sceicchi e provvedere a una nuova assegnazione del Mondiale 2022 (senza darlo agli Stati Uniti, altrimenti la cosa suona sospetta). Altrimenti sarebbe solo un cambio di ‘figurine’ ai vertici ma con la prosecuzione degli stessi meccanismi. Insomma, le tanto attese dimissioni di Blatter sono arrivate, ma chi verrà dopo dovrà dimostrare di essere migliore. E la cosa è meno scontata di quanto possa apparire.
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