Calcio

La lavagna tattica della nuova Juventus: due sedie e una bottiglia di vino

4 Ottobre 2016

Se il calcio è ormai enormemente condizionato dal metodo scientifico, sia dal punto di vista della preparazione atletica e tattica dei giocatori sia dal punto di vista della loro cura medico-farmacologica, la nobile arte del commento calcistico gode ancora di uno statuto privilegiato e di una maggiore libertà analitico-creativa. Ciò avviene perché eventuali errori, anche clamorosi, portano raramente a conseguenze gravi sul piano professionale e tantomeno “morale”.

Con Emanuele Edallo, che in qualità di allenatore Uefa B – e a differenza del sottoscritto – scrive su basi solide anziché sfruttare la libertà dello scrittore di calcio – che in un certo senso ha sempre l’ultima parola e dunque ha anche sempre ragione – abbiamo dunque provato ad analizzare i motivi della rinnovata supremazia bianconera nelle prime sette giornate di campionato, cercando al contempo di spiegare perché, a nostro parere, questa Juventus è fra le prime quattro squadre a livello europeo (a dispetto di una vulgata che la vorrebbe deludente dal punto di vista del gioco espresso sinora). In effetti, alcuni problemi si sono registrati esclusivamente nella fase iniziale, quando il ritardo fisico e mentale della linea difensiva ha obbligato Allegri a proteggere le retrovie sovraccaricando il centrocampo bianconero di muscoli, a discapito del talento più puro, e ha portato a schierare fuori ruolo alcuni giocatori e all’esclusione di altri calciatori più propriamente costruttori di gioco.

La campagna acquisti estiva della Juventus, oltre ad aver consegnato al mister Massimiliano Allegri una rosa altamente competitiva, rendendola la migliore in Italia e una delle prime quattro a livello europeo e dunque mondiale, ha dato la possibilità all’allenatore di apportare alcune modifiche anche dal punto di vista tecnico-tattico. L’acquisto di giocatori del calibro di Dani Alves, Higuain e Pjanic, tecnicamente molto dotati, e l’esplosione di un grande talento come Alex Sandro, lo scorso anno ancora troppo acerbo e che ormai pratica egregiamente anche la fase difensiva, hanno appunto permesso di elevare il tasso tecnico della squadra e applicare soluzioni tattiche diverse.

Ferma restando la granitica difesa a tre (la cosiddetta BBC), resa più forte dall’acquisto di Benatia e da un Rugani sempre più affidabile, la grande novità di questo primo scorcio di annata riguarda le fasce. Dani Alves è un giocatore molto diverso da Lichsteiner. È meno “soldatino” e più anarchico, ma si tratta di un’anarchia ragionata: mentre lo svizzero, meno dotato tecnicamente, preferisce correre sul binario di destra aggredendo gli spazi alle spalle del terzino avversario o tra lui e il centrale di riferimento, sfruttando i lanci “alla cieca” di Pirlo prima e di Marchisio poi, Alves entra molto più nel campo e, grazie alla grande tecnica di base (da buon brasiliano), cerca di duettare maggiormente con i compagni, alternando le due fasi di accentramento (praticamente da mezz’ala) e corsa sulla fascia in modo maggiore rispetto a Lichsteiner, risultando molto più imprevedibile ed efficace (lo confermano le statistiche sul numero dei cross dei terzini, nelle quali è indiscusso leader). L’apporto di Alves alla costruzione del gioco, in questo primo mese, è sensibile se si confrontano anche i movimenti degli altri giocatori; in particolare, rispetto a Lichsteiner, il brasiliano gioca di meno sull’appoggio al centrale di destra (Barzagli solitamente), per cercare insistentemente la creazione del triangolo con Khedira e Dybala. Questa soluzione tattica, cara a Guardiola, è resa possibile dall’alto tasso tecnico dei singoli e dal gioco alla Messi di Paulo Dybala, che sfrutta gli spazi tra le linee e, soprattutto, il movimento a uscire “alto” sulla destra quando Alves taglia il campo. Anche a sinistra, sebbene – forse – con meno continuità, si nota questo tipo di concezione atta alla creazione del triangolo, soprattutto quando in campo c’è Alex Sandro, perché con Evra funziona invece un po’ meno.

Una seconda annotazione tattica rilevante, in queste primissime giornate di campionato e coppa, è la posizione di Higuain, molto propenso a venire incontro e a giocare con la squadra, ma meno difensivo di Mandzukic. Il movimento dell’argentino, che accorcia la distanza verso i compagni per poi aggredire lo spazio in direzione della porta, permette a Dybala di svariare più liberamente tra le linee in cerca della migliore posizione e, soprattutto, crea gli spazi ideali per le mezze ali, che spesso finiscono davanti al portiere (vedi i gol di Pjanic e Khedira). Per questo tipo di gioco è essenziale avere il possesso della palla per il tempo più lungo possibile (quindi aggredire molto alti per riconquistarla, come spesso accade con Chiellini e Barzagli addirittura sulla trequarti avversaria), fare movimento continuo (creazione del triangolo) e avere doti tecniche importanti. Con la rosa che ha a disposizione, Allegri potrebbe cambiare anche modulo, passando a una difesa a quattro, cosa che spesso avviene nei fatti allargando uno dei centrali, come è accaduto a Empoli con Barzagli. Ciò permette di sfruttare maggiormente l’imprevedibilità e la velocità di esterni alti come Cuadrado e Pjaca ai lati della punta centrale, oppure giocare con due punte e un trequartista tra le linee, oppure con una punta centrale e due giocatori in appoggio, abili nel corto/lungo e nell’aggressione degli spazi. In definitiva, qualunque sia il modulo, sono le qualità tecniche dei singoli e il loro movimento continuo a permettere l’applicazione della filosofia di gioco dell’allenatore, che, al di là dei numeri, è ciò che conta maggiormente e in questi anni Allegri lo ha reso evidente. Inoltre, la maggior esperienza, solidità caratteriale e caratura internazionale dei giocatori a disposizione della Juventus spingono all’ottimismo in chiave italiana, mentre appare naturalmente più complicato fare previsioni a livello europeo, dove il caso e il momento di forma rendono più imprevedibile il risultato delle partite, soprattutto nella fase a eliminazione diretta.

 

*articolo redatto da Emanuele Edallo e Luigi Vergallo

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.