Calcio

Il Milan con il sole in tasca, Gli anni 1986-1994

21 Marzo 2022

Chi dice che il calcio è una metafora della vita, mi spiace per lui, ma, secondo me dice una cosa completamente sbagliata.

Il calcio non è una metafora, è la vita stessa, come dice Clifford Geertz, a proposito del combattimento dei galli a Bali (un deep game)

“Quello che dice il combattimento di galli lo dice un vocabolario di sentimenti – il brivido del rischio, la disperazione della perdita, il piacere del trionfo. Tuttavia non dice solo che il rischio è eccitante, la perdita deprimente o il trionfo gratificante, banali tautologie sentimentali, ma che è con queste emozioni, così esemplificate, che la società si è costruita e gli individui sono messi insieme. Assistere a combattimenti di galli e parteciparvi è, per un Balinese, una specie di educazione sentimentale.” Clifford Geertz , Il gioco profondo: il combattimento dei galli a Bali.

Il calcio funziona nello stesso modo, tocca le stesse corde, profonde, negarlo significherebbe non capire quanto di ognuno di noi c’è in campo quando gioca la nostra squadra.

Nessuno, poi, come i milanisti conosce il trionfo e la rovina (i due impostori di cui parla Kipling), a ricordarlo in modo tassonomico, mettendo in fila avvenimenti calcistici, politici, sociali e quotidiani è Giuseppe Pastore con il suo Il Milan col sole in tasca – Gli anni 1986-1994, in cui prende in esame il primo periodo di Silvio Berlusconi alla guida di quella che sarà ricordata come una delle squadre più forti di tutti i tempi: da Farina fino alla sua discesa in politica.

Una cavalcata di 518 pagine che volano via come un dattiloscritto non rilegato sotto un vento potente, c’è quasi tutto quello che si può trovare da appassionati milanisti, come sono io (mi dichiaro subito).
Sia chiaro che quasi è un complimento, si perché quello che non c’è, vista l’età dell’autore, è l’effetto polveroso della nostalgia, del ricorso all’autobiografia per descrivere un fatto.
Pastore è come se ci offrisse una stringa di miccette rosse e nere e il fiammifero per accenderle, di modo che ogni scoppìettio diventi un detonatore per la memoria di chi legge, in particolare chi oggi ha dai quarant’anni in su ed è cascato nel pentolone rossonero. Giuseppe è troppo furbo per essere un complice della memoria, si limita a fiancheggiarla.

Il testo è il frutto della passione per il calcio e di un attento lavoro di ricostruzione, basato molto su youtube (come gli occhi grandi del lupo di cappuccetto rosso, vedere le cose in grande per raccontarle al meglio) e altre fonti giornalistiche, tutto è tenuto insieme da una prosa brillante e agile; anche se, forse, in taluni casi, un pelo compiaciuta.

Il tifoso rossonero viene preso per mano dal periodo del possibile fallimento, con tanto di scatole cinesi, di Farina, passando per Rosario Lo Verde, per arrivare all’apoteosi della Champions League vinta 4 a 0 contro il Barcellona di Cruijff contro ogni pronostico, con tanto di frizzi e lazzi, come il gol del Genio Savicevic.

Partendo dal 1986 si riesce a comprendere bene quale sia stata la portata rivoluzionaria della visione del calcio di Arrigo Sacchi; per rendersene conto è sufficiente leggere i nomi dei giocatori che presero parte allo spareggio Uefa conto la Sampdoria del maggio 1987 (vinto 1 a 0 dopo i tempi supplementari con gol di Massaro) e confrontarla con chi scese in campo a San Siro nella partita dominata contro il Napoli di Maradona e Careca del Gennaio 1988: in grassetto chi giocò a Torino o era in rosa
G. Galli, Tassotti, Maldini, Colombo, F. Galli, Baresi, Donadoni, Ancelotti, Virdis, Gullit (82’ Massaro), Evani (85’ Bortolazzi).
In sostanza gli innesti furono Angelo Colombo medianiaccio (si sarebbe detto una volta, prima della rivoluzione linguistica per cui si è diventati interni di centrocampo) dell’Udinese, Carlo Ancelotti centrocampista della Roma “lento e rotto” e infine, questo sì, il più forte giocatore europeo: Ruud Gullit. Van Basten giocò, determinandole, soltanto le partite finali della stagione e poi esplose agli Europei in Germania.

Di ognuno dei personaggi e degli episodi descritti, si renderanno conto coloro che credono di sapere e ricordare tutto, che tutto non è poi così tutto.
L’autore, offrendo varie inquadrature dello stesso momento, trova angoli nuovi per spiegare cose già conosciute, come hanno fatto Kubrick in Rapina a Mano armata e Quentin Tarantino in Jackie Browne.
Per questo motivo, questo saggio riesce a superare la mera trattazione cronicistica del pallone e arriva a dare qualcosa di più: una visione, un punto di vista, una suggestione con un richiamo a un libro, una canzone, un film, un fatto di cronaca (ad esempio Tangentopoli) che fanno parte, esattamente come si è detto del calcio (e del Milan) della vita di ognuno di noi
Eh si forse quel Milan è stato una grande opera POP.
E’ stato insieme Beatles e Rolling Stones; discese ardite e risalite; Il grande Lebowski e i Blues Brothers; Amici miei e Moretti.
Cazzeggio e serietà; forza e fragilità; culo e disgrazia.

Mi spingerei a dire, però, vista l’universalità di alcuni temi, che è un libro non solo per milanisti ma anche per chi ama il calcio, a patto di non prendersela se si scopre che in quegli anni, come si dice, non ce ne è stato per nessuno. Ma questo l’autore non lo scrive, non ce ne è stato bisogno.

Giuseppe Pastore
Il Milan col sole in tasca
Gli anni 1986-1994
66thA2ND
pp 522
21 Euro

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