Calcio
Il calcio italiano affonda e l’Ammiraglio Conte scappa Oltremanica
Una finale in Champions League non ha fatto primavera. Il risultato raggiunto dalla Juventus nella scorsa stagione ha generato una pallida illusione: che il calcio italiano fosse in fase di risalita. E in parte anche l’apprezzabile cammino della nazionale azzurra di Antonio Conte stava alimentando la speranza di una ripresa, seppure faticosa.
Meno di un anno dopo, tuttavia, il quadro è molto meno ottimistico. Anzi a essere brutali è deprimente: nei quarti di finale, tra Champions ed Europa League, non c’è traccia di squadre italiane. L’ultima – in ordine cronologico – ad alzare bandiera bianca è stata la Lazio, fatta a fettine dallo Sparta Praga, che all’Olimpico è sembrata un’invincibile armata. E tutto questo è accaduto a poche ore dall’annuncio dell’addio all’Italia del commissario tecnico Conte, pronto a mettere in tasca le vagonate di sterline del magnate Roman Abramovich. Lottando per primeggiare con il Chelsea.
I sogni di resurrezione fanno quindi i conti con i numeri. Anche la scalata al ranking – che vede l’Italia in quarta posizione alle spalle di Spagna, Germania e Inghilterra – per riconquistare un posto in Champions League ha subito una battuta d’arresto. Conti alla mano, quella stessa classifica aiuta a comprendere quanto sia prolungata la situazione di crisi del calcio italiano: dalla stagione 2006/2007 è regolarmente inferiore alle altre nazioni (Spagna, Inghilterra e Germania), con picchi negativi talvolta molto pesanti, con una sensibile perdita di “punti” (vedi le foto sotto). Solo qualche sprazzo ha tenuto a galla l’Italia (l’anno dell’Inter di Mourinho e la Juventus dello scorso anno). Ma il trend è consolidato e al termine della stagione in corso il divario dagli inglesi tornerà ad aumentare dopo la fiammata di rimonta targata 14/15. Le statistiche dimostrano solo che il vantaggio sul Portogallo è più elevato in confronto a qualche anno, come quello sulla Francia (che di fatto può contare solo sulle performance del Paris Saint Germain).
Uscendo dal calcolo numerico, c’è anche un’altra questione. La Juve va elogiata per come ha affrontato la doppia sfida con il Bayern Monaco. Ma l’eliminazione agli ottavi di Champions League resta una macchia: i bianconeri hanno incrociato i bavaresi per “propri demeriti”, avendo chiuso al secondo posto il girone comandato fino all’ultima giornata. Gli errori, nel calcio europeo, si pagano. In tale contesto sono molte significative anche le affermazioni di Luciano Spalletti, dopo la sconfitta contro il Real Madrid: «Figurati a che livello eravamo se siamo contenti di aver perso due partite 2-0. Bisogna crescere velocemente, così non va bene, bisogna fare meglio». Un comportamento che svela la presa di coscienza dell’inferiorità rispetto alle big d’Europa.
E in chiusura c’è il capitolo-Conte. Era stato chiamato a ricostruire la Nazionale dalle macerie di un Mondiale pessimo, e nemmeno 24 mesi dopo decide di andare via. Con larghissimo anticipo anche rispetto all’Europeo 2016, aumentando le perplessità sulle ambizioni degli azzurri. E soprattutto interrompendo qualsiasi discorso progettuale di cui l’Italia avrebbe un grandissimo bisogno: nella migliore delle ipotesi, infatti, l’allenatore cercherà di andare più avanti possibili, affidandosi ai suoi fedelissimi. Ma senza alcun interesse a gettare le basi per costruire un gruppo per il futuro. Così, al massimo potremmo crogiolarci su un risultato-spot.
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