Calcio
Eriksson: charme e mitezza
Ci sono uomini che lasciano il segno indelebile nel lavoro che svolgono per essere poi ricordati come un esempio anche al di fuori dello stretto perimetro della loro professione: è successo con Gigi Riva, con Vialli, oggi con Sven Goran Eriksson.
Perché Sven aveva charme, stile, classe: in un mondo dove si urla, si alza la voce, si litiga per partito preso e spesso la fa da padrone la volgarità, Sven svettava per la sua eleganza, portamento e bellezza.
Ecco, perché mi ha colpito. Per la sua mitezza.
La mitezza è dote rara: implica pazienza, controllo delle situazioni difficili, saper soffrire.
In una Lazio con quei campioni -Nesta, Matías Almeyda,Pavel Nedved, Diego Simeone, Juan Sebastián Verón, e soprattutto Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic,Bobo Vieri,ci voleva solo Sven, un sapiente direttore d’orchestra per rendere una musica armonia pura.
E Sven fu capace di riportare alla Lazio lo scudetto e ad imporsi in Europa con il conseguimento della Coppe delle Coppe.
Non a caso il direttore generale era Dino Zoff, altro signore silenzioso,che lo scelse come allenatore.
Ha allenato anche altre squadre ( Roma, Sampdoria, Inghilterra) ed ovunque è andato ha lasciato la traccia del suo stile da gentiluomo.
E’ stato un maestro delle buone maniere nel calcio: infatti molti suoi giocatori sono diventati allenatori: Mancini, Inzaghi, Simeone, Nesta.
Come Vialli, Sven ha saputo affrontare la morte, sapendo di dover lasciare questo mondo ha voluto ringraziare tutti, pubblico, giocatori, presidenti delle squadre ove ha speso la sua vita.
E si è tolto lo sfizio di vedere un intero stadio osannare il suo nome;ha realizzato il suo sogno: allenare il Liverpool ad Anfield. Eriksson il 23 marzo 2024 ha per un giorno guidato le leggende del Liverpool contro quelle dell’Ajax in un match di beneficenza.
E così si è inchinato -con la devozione di un attore che saluta e calca le tavole del palcoscenico per l’ultima volta quando cala il sipario- al pubblico laziale ed a quello della Sampdoria, in due incontri recenti allo stadio Olimpico ed alla Lanterna di Genova.
E’ fantastico Sven: ha voluto amare, paradossalmente, anche la morte: perché non ha pianto, ha sorriso al cospetto del male, ha convissuto con dignità regale con una malattia che non lascia scampo: il tumore incurabile al pancreas.
È proprio dei miti: attraversare il cerchio di fuoco senza farsi lambire dalle fiamme: Sven era così.
E necessariamente adescava (fatalmente) anche le donne: ha amato moltissimo.
Un signore che ha scritto un gran finale.
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