Calcio

Eriksson: charme e mitezza

27 Agosto 2024

Ci sono uomini che lasciano il segno indelebile nel lavoro che svolgono per essere poi ricordati come un esempio anche al di fuori dello stretto perimetro della loro professione: è successo con Gigi Riva, con Vialli, oggi con Sven Goran Eriksson.
Perché Sven aveva charme, stile, classe: in un mondo dove si urla, si alza la voce, si litiga per partito preso e spesso la fa da padrone la volgarità, Sven svettava per la sua eleganza, portamento e bellezza.
Ecco, perché mi ha colpito. Per la sua mitezza.
La mitezza è dote rara: implica pazienza, controllo delle situazioni difficili, saper soffrire.
In una Lazio con quei campioni -Nesta, Matías Almeyda,Pavel Nedved, Diego Simeone, Juan Sebastián Verón, e soprattutto Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic,Bobo Vieri,ci voleva solo Sven, un sapiente direttore d’orchestra per rendere una musica armonia pura.
E Sven fu capace di riportare alla Lazio lo scudetto e ad imporsi in Europa con il conseguimento della Coppe delle Coppe.
Non a caso il direttore generale era Dino Zoff, altro signore silenzioso,che lo scelse come allenatore.
Ha allenato anche altre squadre ( Roma, Sampdoria, Inghilterra) ed ovunque è andato ha lasciato la traccia del suo stile da gentiluomo.
E’ stato un maestro delle buone maniere nel calcio: infatti molti suoi giocatori sono diventati allenatori: Mancini, Inzaghi, Simeone, Nesta.
Come Vialli, Sven ha saputo affrontare la morte, sapendo di dover lasciare questo mondo ha voluto ringraziare tutti, pubblico, giocatori, presidenti delle squadre ove ha speso la sua vita.
E si è tolto lo sfizio di vedere un intero stadio osannare il suo nome;ha realizzato il suo sogno: allenare il Liverpool ad Anfield. Eriksson il 23 marzo 2024 ha per un giorno guidato le leggende del Liverpool contro quelle dell’Ajax in un match di beneficenza.
E così si è inchinato -con la devozione di un attore che saluta e calca le tavole del palcoscenico per l’ultima volta quando cala il sipario- al pubblico laziale ed a quello della Sampdoria, in due incontri recenti allo stadio Olimpico ed alla Lanterna di Genova.
E’ fantastico Sven: ha voluto amare, paradossalmente, anche la morte: perché non ha pianto, ha sorriso al cospetto del male, ha convissuto con dignità regale con una malattia che non lascia scampo: il tumore incurabile al pancreas.
È proprio dei miti: attraversare il cerchio di fuoco senza farsi lambire dalle fiamme: Sven era così.
E necessariamente adescava (fatalmente) anche le donne: ha amato moltissimo.
Un signore che ha scritto un gran finale.

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