Calcio
Davvero volete il modello inglese negli stadi? Allora scordatevi la Thatcher
Oramai è diventato un riflesso condizionato. Come i cani studiati da Pavlov, ogni volta che si parla di violenza negli stadi opinionisti e addetti ai lavori se ne escono con la stessa identica frase: “Bisogna fare come la Thatcher”.
E a quel punto tutti tacciono. Non possono fare a meno che approvare, ribadire, avvalorare la tesi. È necessario, dicono, prendere a esempio la lady di ferro, che tra i tanti meriti (?) accumulati in un decennio abbondante di governo avrebbe anche quello di aver eliminato una volta per tutte la piaga degli hooligan dalla Gran Bretagna, trasformando quelli che fino a un paio di decenni fa erano considerati gli stadi più pericolosi d’Europa in un modello a cui rifarsi.
Nella consapevolezza che lo sforzo sarà inutile (perché nel dibattito sulla violenza nel calcio, ancor più che altrove, si preferisce parlare per slogan piuttosto che fermarsi ad analizzare i fatti) proviamo a mettere in discussione questa Verità.
Questione preliminare: Siamo sicuri di volere il modello inglese?
Se è vero che gli stadi della Premier League sono diventati “come teatri”, è anche vero che questa trasformazione ha avuto un prezzo, in termini letterali. Perché il vero punto chiave del modello inglese, il segreto del suo successo, sta innanzitutto in un progressivo innalzamento del costo dei biglietti.
Per accedere ai bellissimi stadi inglesi bisogna pagare una cifra media quasi tripla rispetto a quella degli altrettanto confortevoli stati tedeschi, che di fatto taglia fuori chi non ha un reddito all’altezza.
Davvero vogliamo questo?
Se la risposta è “sì”, se il vostro obiettivo è proprio il modello inglese, allora fateci e fatevi un favore: smettetela di nominare a sproposito la Thatcher. Per il semplice fatto che con l’evoluzione del calcio inglese e con il modello attuale la premier conservatrice non c’entra niente.
Come ebbe a spiegare una volta lo storico inglese John Foot, “la signora Thatcher in realtà non ha avuto nulla a che fare con la sconfitta degli hooligans in Inghilterra. Odiava il calcio e non ne capiva granché. Lei era parte del problema, non della sua soluzione”.
Il mito narra che a un certo punto, esasperata dalle violenze degli hooligans, che turbavano l’ordine pubblico in patria e danneggiavano l’immagine del paese all’estro, la Thatcher abbia deciso di usare il pugno di ferro, ottenendo da subito ottimi risultati.
Come in ogni leggenda, anche in questa c’è un fondo di verità. E’ vero, infatti, che la signora Thatcher scelse, durante gli anni ottanta, e in particolare dopo la tragedia dell’Heysel, la via della repressione. In particolare fu avviato un nuovo sistema di schedatura degli spettatori (una sorta di “tessera del tifoso” ante litteram) e furono costruite delle barriere metalliche tra spalti e campo.
“Tutti i tifosi – spiega ancora Foot – iniziarono ad essere trattati come dei criminali. Negli stadi, alcuni già vecchi e pericolosi di loro, furono erette barriere di metallo. Qui, in spazi strettissimi, venivano relegati i tifosi. Seguire la propria squadra in trasferta era diventato come stare in uno zoo”.
Quello che i cantori delle gesta della premier conservatrice non raccontano è che il tentativo non ebbe successo, ma fu anzi fallimentare. Le nuove misure di contenimento negli stadi, come stabilito poi nelle inchieste successive, furono in larga parte all’origine di una seconda e più grave tragedia, quella di Hillsborough del 15 aprile 1989, in cui morirono quasi cento persone.
Proprio il rapporto relativo a quella strage, stilato dal giudice Peter Taylor, costituì la base per la nuova politica inglese degli stadi, che prevedeva stadi più sicuri, con soli posti a sedere, privi di barriere e con costi di accesso sempre più alti.
La data di pubblicazione della versione definitiva del Taylor Report è il gennaio 1990. In quegli stessi anni si avviava anche la liberalizzazione del mercato dei diritti televisivi del calcio, e nel Regno Unito sbarcarono colossi dei media come la Sky di Rupert Murdoch. Nel maggio 1992 e nasceva la Premier League, quell’incredibile prodotto da esportazione che tutti conosciamo oggi.
La Thatcher invece si ritirò dalla politica nel novembre del 1990. Della nascita del cosiddetto “modello inglese” fu solo spettatrice. Probabilmente anche poco interessata.
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