Calcio

Caro Zappia, Sky Tg24 è giudicato irreprensibile. Può dirlo anche di Sky Calcio?

22 Agosto 2017

Egregio dottor Zappia,
una modesta somma di fattori ci ha fatto escludere la ricerca di intermediatori non autorizzati alla verità – in primis l’essere abbonato Sky da un certo numero di anni, in secundis un’antica considerazione per il buon giornalismo – per cui qui ci si rivolge al capo azienda tralasciando i sottoposti sol perché a Lei toccherebbe l’onere di dire le cose come stanno. E le cose, giusto per non girarci intorno, starebbero così, racchiudendosi in un unico, semplice, quesito: come mai il prodotto Sky Tg24 è universalmente considerato irreprensibile, mentre è malinconicamente evidente che la stessa considerazione non investe il fratellone sportivo di Sky Calcio? Sia ben chiaro, dottor Zappia: a noi interessano nulla le paturnie delle varie società di calcio che periodicamente sbattono la porta in faccia a Sky, ponendosi nella ridicola condizione del silenzio. Essendo stato silenziato, nella personalissima storia sportiva, dal più grande di tutti, il cavalier Berlusconi, che nel lontano ’87 con un ordine di servizio mirato diede disposizione che un certo Michele Fusco non potesse più avere accesso a Milanello (lo comunicò una persona speciale come Guido Susini, allora a capo della comunicazione rossonera), capirà che onanismi contemporanei non producono il minimo interesse. Questo sotto il profilo strettamente giornalistico.

Ma vede, dottor Zappia, la questione è molto, molto, più complessa e delicata di un semplice silenzio stampa di questa o quella squadra, e qui semmai si indossano i panni dell’abbonato Sky. Perché Sky, nei confronti dei suoi abbonati, ha prima di tutto dei doveri. Il dovere primario, se parliamo delle giornate di campionato, è garantire due aspetti, parimenti importanti: la trasmissione della partita con regolare commento e sin qui è la prassi, e la successiva esposizione dei commenti post-partita e anche qui, a dir la verità, dovremmo essere nella prassi. Perchè i commenti del dopo partita costituiscono la linfa vitale perché un tifoso-abbonato possa essere soddisfatto della sua condizione. Attraverso le parole, le emozioni, i sorrisi, le incazzature, dei suoi beniamini e dei suoi avversari sportivi, egli costruirà la sua settimana. Al bar, negli uffici, in tutte quelle occasioni in cui sarà meraviglioso mandarsi a quel paese per un rigore negato, un Var avariato, e tanto altro ancora.

Bene, dottor Zappia, è molto tempo ormai che Sky sta negando questo diritto ai suoi abbonati. Lo definirei uno scandalo. Non siete in grado di garantire un diritto a chi vi paga. E, contrappasso molto crudele, prendete ordini e schiaffoni da chi i soldi semmai li incassa da Sky. Le sembra normale questa situazione? Lei sa, vero, che questa condizione in Europa non è minimamente tollerabile, se lei non parla arrivano due in camice bianco e la portano via. In Italia sta diventando una prassi, un’abitudine persino vezzosa, se è lecito un paragone quei silenzi stampa sono come i certificati medici dei giocatori che non si presentano agli allenamenti perché hanno già deciso di cambiare squadra.

Lei, come amministratore delegato di Sky Italia, può prendere un impegno in questo senso? Oppure comunicarci che avete le mani legate e, in questo caso, restituirci parte dell’abbonamento che regolarmente versiamo.

Con il caso Milan, però, la questione ha assunto un particolare rilievo. Lei, crediamo ne sia consapevole. Perché non è stato un silenzio «ad minchiam», come avrebbe chiosato l’inarrivabile professor Scoglio, ma illustrato sulla pubblica piazza proprio come un silenzio «ad personam» e per questo molto, molto, più significativo. Al punto che la persona interessata, nei suoi tre minuti di replica ha parlato esattamente per «fatto personale». Parlare per “fatto personale”, prelude evidentemente a un fatto “personalissimo” che nel caso della signora D’Amico è universalmente noto. È un fatto sentimentale talmente importante che non può essere sporcato da nulla, tanto meno dal sospetto. La signora D’Amico è sostanzialmente la moglie di Cesare, oltre ad essere al di sopra di ogni sospetto, come è, deve anche apparirlo.

La domanda, gentile dottor Zappia, è la seguente: voi come proteggete la delicatissima condizione di Ilaria D’Amico? Perché è chiara una cosa: l’equilibrio di tutta la baracca, l’equilibrio giornalistico, il rispetto della parti, il rispetto che Sky deve pretendere dalle società, è esclusivamente in carico a voi, non alla signora D’Amico. Per cui non è tollerabile che un suo intervento, sgraziato o lecitissimo che sia, possa produrre un silenzio importante e mirato come quello del Milan. Significa che non la state proteggendo adeguatamente. Proteggerla adeguatamente significa darle (e darvi) gli strumenti giornalistici per essere inattaccabili, visto che nel suo caso le malignità aleggiano. Desidera un esempio concreto e palmare, dottor Zappia? Chieda conto al direttore di Sky Calcio e ai suoi collaboratori dei motivi per i quali la recentissima vicenda giudiziaria che ha coinvolto la Juventus e il suo presidente non ha avuto sui canali Sky nobiltà di argomento giornalistico. Questo è fare molto male il proprio mestiere, questo è mandare la signora D’Amico allo sbaraglio appena pronuncia un “Se” poco gradito.

Alla fine, dottor Zappia, le cose vanno sempre a sbattere sullo stesso scoglio. Fare bene il proprio mestiere, essere credibili, apparire tali. C’è un motivo per cui il giornale di Sarah Varetto, Sky Tg24, è considerato un esempio di equilibrio da tutto il mondo politico, c’è un motivo per cui richiamare con orgoglio il giornalismo anglosassone di cui tanto si parla, c’è un motivo se i faccia a faccia dei candidati vanno sempre a finire sulle vostre reti. C’è un motivo per cui la Rai mise gli occhi sul povero Semprini, mandandolo poi allo sbaraglio, perché di anglosassone alla Rai non c’è nulla.

Un conflitto come quello della signora D’Amico non potrebbe avere udienza nel telegiornale diretto da Sarah Varetto. C’è un motivo per cui il giornalismo di Sky Calcio è cattivo giornalismo? Se lo chieda, dottor Zappia, e magari sappia darci una risposta.

 

 

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