Calcio
Addio Pelè, mito immortale
Ci sono atleti che riescono a raggiungere una dimensione diversa da quella sportiva.
Lo sport vive da sempre due dimensioni che non sempre si intersecano.
Lo sport si può fare e si può seguire.
Non sempre chi fa sport lo segue e non sempre chi lo segue con passione si mette delle scarpe sportive e si alza dal divano.
Ciò che è certo è che lo sport regala a molti di noi emozioni che vanno molto al di là della dimensione pratica.
Poi in Italia, ma anche in molti altri Paesi (due a caso: Argentina e Brasile) c’è uno sport che batte tutti gli altri: il calcio.
Quante inutili ed incomprensibili esaltazioni, quanti esasperanti scontri persino fisici tra tifoserie, quanta violenza.
Il calcio è anche questo, ma a volte è magia, appartenenza, gioia, risate, abbracci e distrazione dai problemi quotidiani.
Per alcuni il calcio e la propria squadra sono quasi una religione, questa visione quasi “blasfema” ha però bisogno di un approfondimento, perché se il calcio è una religione allora chi sono gli dei del calcio?
Già perché il calcio è sicuramente una religione politeista.
Ma quindi chi sono questi dei?
Per essere dei non bisogna essere in vita, occorre essere un mito, una leggenda intangibile.
Ebbene da oggi il calcio ha i suoi dei, ricongiunti in chissà quale campo di calcio a palleggiare e ridere.
Edson Arantes do Nascimento detto Pelè e Diego Armando Maradona sono stati e saranno il calcio.
Non i soli, anzi, ma i migliori.
Una poesia meravigliosa, un’opera d’arte, una magia.
Con loro la palla ha iniziato a percorrere traiettorie mai viste e a creare emozioni mai provate.
Entrambi arrivavano dal nulla, ed entrambi sono arrivati all’infinito.
Torniamo un attimo seri, il calcio non è una religione, ma una fede forse si.
E allora grazie a Pelè e a Maradona per aver portato un po’ di gioia a interi popoli che grazie a quella fede hanno dimenticato almeno per un po’ tutte le difficoltà, la fame e il fango.
Adeus Pelé, mito imortal
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