
Basket
‘Showtime’. Ma è vero basket?
La scorsa sera, sui parquet dell’Nba è andata in scena la ‘solita’ sarabanda: tra le altre Minnesota ha battuto Detroit 123 a 104 e Toronto Philadelphia 127 a 109; Golden State ha superato San Antonio 148 a 106; Houston ha asfaltato Phoenix 148 a 109; Atlanta ha battuto Milwaukee 145 a 124. L’immancabile, consueta gragnuola di punti: sono state tantissime in tutta la stagione, sino ad ora, le sfide finite oltre i 130 e i 140 punti. Quasi un ‘circo’ – venghino siori venghino a vedere lo spettacolo più eccitante del pianeta! – più che un campionato di pallacanestro. D’altronde fino ai play-offs, quando le difese iniziano a rinsaldarsi, in campo vige la legge dello ‘Showtime’. Ma, diciamocelo: è vero basket questo? O è solo una ininterrotta carrellata di ‘highlights’? In campo ci sono atleti straordinari, dalla fisicità debordante e dalla velocità pazzesca che portano sul palcoscenico un campionario di schiacciate ‘iperboliche’, stoppate ad altezze siderali, assist visionari e palleggi incrociati ‘spaccacaviglie’ razzenti: tutto bellissimo e scintillante ma difesa zero, tattica ancora meno, fondamentali quasi inesistenti. Tutto bellissimo. Perfetto per uno spettacolo che si incastra a puntino con il merchandising in vendita al palazzo, tra un hot-dog, una birra e un hamburger a cottura media. ‘Showtime’ senza fine. Chissà se piacerebbe a chi questa lega l’ha fatta grande come Larry Bird e ‘Magic’ Johnson, o ‘Doctor J’ e Moses Malone o Isiah Thomas e Karl Malone e John Stockton o Hakeem Olajuwon e ‘His Airness’, Michael Jordan che – pur baciati dal talento – ‘sputavano sangue’ sul parquet facendo sudare ogni singolo punto agli avversari tra difese puntute, trucchetti del mestiere, ‘trash talking’, tonnellate di ‘garra’. Non oso immaginare – avessero preso sul groppone 140 e passa punti – le parole vomitate in spogliatoio con i compagni da Bird o Jordan, proprio non oso. Certo, terminata la regular season, ai play-offs tutto cambierà, lo ‘Showtime’ sarà un po’ meno show e la pallacanestro somiglierà – un pochetto almeno – a quella giocata in Eurolega. Che non avrà – e non ha – i contorni patinati e le luci abbaglianti dell’Nba ma che vede in campo squadre toste e forti battagliare fino alla fine senza risparmiarsi. Con qualche lustrino e paillettes in meno e qualche goccia di sudore in più. In attesa di scoprire se il paventato sbarco della Nba nel vecchio Continente – con una ‘European Legue’ già dal 2026? – cambierà il modo di giocare a basket anche da questa parte dell’Oceano Atlantico dove potrebbero sfidarsi 16 squadre – 12 permanenti e 4 con promozioni e retrocessioni – tra compagini già esistenti e altre create da zero. In nome dello ‘Showtime’.
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