Basket

Nba come l’Urss, vince il piano quinquennale. Nessun esonero in estate

25 Luglio 2017

Leonid Breznev sarebbe fiero di vedere i suoi piani quinquennali copiati dalla lega sportiva più internazionale del mondo. Questa estate infatti verrà ricordata per un caso unico nello sport mondiale: nessuna delle 30 squadre dell’Nba ha cambiato allenatore. Zero panchine saltate, un record che da noi farebbe disperare dalla noia i lettori della Gazzetta.

Programmazione è infatti la parola chiave delle scelte dell’Nba. Una scelta possibile anche per due fattori decisivi; la certezza di una situazione economica florida e la mancanza di retrocessioni che permette di avere la sicurezza che gli investimenti di oggi in giocatori giovani e strutture (palazzetti, campi di allenamento all’avanguardia) potranno rendere nel futuro.

L’esempio da seguire per tutti sono gli Spurs di coach Popovich, il mitico allenatore d origini slave ed ex spia della Cia (dopo una tesi di laurea sull’Unione Sovietica) che dal 1996 guida la squadra texana avendo vinto 5 titoli con un numero straordinario di vittorie, oltre 1100, e una presenza fissa ad alto livello, senza peraltro spendere cifre folli.

Per seguire questa strada molte squadre hanno deciso di fare contratti pluriennali ai propri allenatori. Boston è il caso di maggior successo: dopo la fine della squadra campione Nba nel 2008, hanno preso un ragazzo di poco più di 30 anni, Brad Stevens, che aveva allenato solo all’università di Butler, portata alla finale Ncaa (persa però due volte), e gli hanno fatto un contratto di sette anni. I Celtics in tre anni hanno vinto la Eastern Conference e sono arrivati in semifinale per il titolo.

Philadelphia ha tenuto Brett Brown (scuola Popovich) anche se per due anni ha perso più partite di tutti e i frutti si stanno vedendo. L’anno prossimo potrebbero arrivare i playoff. Stessa scelta per i Lakers del dopo Kobe, la squadra è stata affidata a Luke Walton per i prossimi anni con l’obiettivo di tornare competitivi in un paio di stagioni.

Un modello che ha funzionato anche in Europa. Il Fenerbache vincitore dell’Eurolega 2017 ha scelto il miglior allenatore del continente, Zeljko Obradovic, e in tre anni è arrivata la coppa più ambita.

In Italia le due finaliste scudetto hanno allenatori che incarnano un progetto a lungo periodo, Buscaglia a Trento è partito dalla serie minori per arrivare alla finalissima; De Raffaele a Venezia ha vinto il campionato partendo anni fa da vice allenatore.

Manca solo Milano: gli ultimi tre allenatori Scariolo, Banchi e Repesa hanno fallito proprio nel creare un progetto che desse garanzie nel lungo periodo e la società ha fatto il resto. Ogni anno si ricomincia da zero, 2017 compreso.

Nella foto, i lituani Marčiulionis, Kurtinaitis, Sabonis e Chomičius, campioni olimpici con l’Urss

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