Basket
Il futuro è adesso?
Gennaio potrebbe essere stato il primo mese spartiacque per la carriera di Gabriele Procida.
In meno di un mese il ragazzo canturino classe 2002 ha collezionato prestazioni più che convincenti contro Sassari, Varese e (seppur in una partita ormai compromessa) contro Pesaro arrivando per questo a meritarsi una convocazione con la nazionale italiana per la prossima “bolla” di qualificazione ai campionati europei.
Il suo nome circola ormai anche nei discorsi dei meno interessati a Cantù e al suo rendimento nonostante non siano molti i coraggiosi appassionati che seguono la squadra brianzola.
Questo purtroppo influisce sui giudizi che si hanno su Procida, che spesso scadono in un inutile e parziale paragone con giocatori già affermati e che hanno avuto modo di esplodere in contesti cestistici molto diversi.
Ma quindi, che giocatore è Gabriele Procida?
Tre vale più di due
Procida è entrato nel radar degli appassionati già la scorsa stagione, dopo una prestazione da 9 punti, frutto di tre triple, contro Venezia.
Il tiro dalla lunga distanza è proprio una delle principali qualità che vengono riconosciute al giovane canturino. Per un giocatore così giovane la sua meccanica di tiro è già ben definita, con un movimento fluido e una postura del corpo molto compatta e regolare.
Questo, unito a un rilascio della palla sufficientemente alto, lo rendono un tiratore già credibile per la competizione (ad oggi tira con il 45% su un campione di 45 tentativi).
Al momento la maggioranza dei suoi tiri avvengono o in uscita dai blocchi o direttamente dalla ricezione ma alcuni tiri presi dal palleggio fanno vedere una dinamica pressocché identica che fa ben sperare per una possibile evoluzione in tiratore autonomo.
Se la solidità del tiro da fuori pare ormai assodata purtroppo non si può ancore fare questo discorso per il tiro da 2 punti.
Le prime partite giocate sono state problematiche sotto questo aspetto, con alcuni errori anche parecchio grossolani a livello di sensibilità che sembrano inusuali a posteriori, ma nell’ultimo mese Procida sembra aver passato la fase di adattamento a un campionato di Serie A ed è risultato molto più efficace anche nel tiro dal palleggio.
Se il palleggio-arresto-tiro riuscirà ad essere meno impostato di quanto lo sia adesso sarà difficile per il suo difensore scegliere se uscire forte o se piuttosto prendere un tiro aperto.
White man can jump
Una seconda caratteristica che ha colpito molti (anche perché si mostra in azioni più sceniche) è il suo atletismo di alto livello.
In un’evoluzione del gioco che tende sempre di più alla velocità e all’esplosività Procida risalta per la sua elevazione e per la sua facilità di corsa.
Rispetto ai pariruolo italiani Procida non ha nessun problema a concedersi viaggi sopra il ferro, sia in corsa sia da fermo, anche grazie a un fisico longilineo.
Questa sua capacità atletica viene ancora poco valorizzata dal palleggio (ma ne parleremo più tardi), mentre accade più spesso che venga servito sui tagli backdoor o che vada a prendersi in autonomia il rimbalzo offensivo, sfruttando le distrazioni dei difensori nel momento del tagliafuori.
La sua velocità è riscontrabile sia nei recuperi difensivi (che uniti all’elevazione hanno già portato a più di una stoppata) sia nelle ripartenze in campo aperto.
Al momento il gioco di Cantù non lo aiuta nelle transizioni veloci (ultimi per palle recuperate e sesta peggior difesa) ma potrebbe diventare, già dalla prossima stagione, una delle sue armi offensive.
Un prossimo MVP?
Se per queste due qualità possiamo tranquillamente parlare di un giocatore adatto al livello richiesto dalla Serie A, altrettanto non possiamo dire della difesa e del palleggio.
Ritengo necessario un piccolo disclaimer prima di analizzarli.
Vedendo i progressi fatti da inizio stagione ad ora penso sia abbastanza probabile che Procida possa migliorarsi, nell’arco di qualche anno, in questi fondamentali diventando un giocatore d’elité a tutto tondo.
Partiamo dalla difesa. Il suo atletismo sopra il par non si traduce in una velocità di piedi adatta a marcare i suoi diretti avversari particolarmente rapidi nel primo passo. In queste situazioni difensive tende anche ad essere non sufficientemente piegato sulle gambe, forse per via del suo baricentro alto.
Inoltre, a causa un fisico cresciuto muscolarmente ma non ancora statuario, il ragazzo fatica nel momento in cui viene attacco in post da giocatori più pesanti di lui, venendo di fatto spostato verso canestro.
C’è però da ammettere che Procida abbia dimostrato, dopo un iniziale e prevedibile periodo di adattamento, buoni istinti difensivi e un impegno costante anche nelle situazioni più svantaggiose, quindi è possibile che la situazione migliori col tempo.
Per quanto riguarda l’attacco dal palleggio dobbiamo fare alcune considerazioni preliminari.
In primo luogo Procida, per quanto talentuoso, rimane un esordiente a questo livello e probabilmente può concedersi meno iniziative personali rispetto a un giocatore più blasonato.
Inoltre gioca in una squadra che ha spesso due ball handler primari che si dividono i possessi, con la conseguenza che i palloni toccati sono pochi e spesso l’unica scelta possibile sia un tiro.
Con queste doverose premesse dobbiamo però dire che la pericolosità quando deve creare palla in mano sia ancora molto lontana dalla pericolosità quando riceve per tirare.
Anche se nelle ultime partite Procida non ha disdegnato attaccare il ferro con risultati soddisfacenti, il suo palleggio pare eccessivamente alto e per questo poco controllabile ed è unito a un primo passo certamente non fulmineo.
Al momento questo risalta particolarmente quando deve attaccare a difesa schierata mentre se ha modo di attaccare con spazi più larghi si trova a suo agio anche in soluzioni di questo tipo come ha dimostrato contro Venezia.
Proprio perché ha giocato pochissimo da ball handler è al momento ingiudicabile per quanto riguarda la visione di gioco e la capacità di passaggio. Un paio di assist (e le poche palle perse) fanno pensare che si possa trovare a suo agio anche nel creare per i compagni, ma ritengo sia opportuno aspettare più partite e più situazioni per poter dare un mio parere.
Infine, una nota particolare (anche perché definirla negativa quando si parla di un ragazzo di neppure 19 anni mi pare eccessivo): la percentuale ai tiri liberi.
Da un tiratore già credibile da oltre l’arco e con una meccanica pulita ci si aspetterebbe una percentuale alta ai tiri liberi. Invece Procida sta tirando al momento con circa il 55% ai liberi, una media forse falsata dal basso numero di tentativi in stagione (nemmeno 25).
I tiri hanno comunque una meccanica molto simile a quella particolarmente efficace, con la palla ruota mentre è in aria (segno che la palla ha avuto un rilascio “efficace” e che non è stata scagliata) e quindi i motivi potrebbero essere legati più a un fattore psicologico che a un movimento tecnico non perfetto.
Procida si dimostra dunque un giocatore già ampiamente affidabile per la Serie A e con larghi margini di miglioramento. La situazione di classifica canturina (al momento ultimi a pari punti con Varese) potrebbe portare coach Bucchi a pensare di affidarsi a giocatori più esperti nei momenti caldi dei prossimi scontri salvezza ma fino ad adesso il giovane canturino ha avuto fiducia da parte del suo allenatore che lo ha tenuto in campo nei finali delle partite contro Varese e contro Venezia.
Di sicuro la convocazione in nazionale sarà solo la prima fra tante altre soddisfazioni che il ragazzo potrà togliersi nei prossimi anni, con la speranza che la nazionale italiana abbia trovato uno dei perni del prossimo decennio azzurro.
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