Basket
Chiedimi chi era Manu Ginóbili
Emanuel Ginóbili ha detto basta, non si allaccerà più le scarpe da basket in giro per l’America e per il mondo come ha fatto negli ultimi ventitre anni. Ha 41 anni, ed è ancora uno dei giocatori più forti del mondo, oltre che uno dei più forti di sempre. La sua carriera lo mette nei piani in cui vivono i Michael Jordan, i Magic Johnson, i Larry Bird, i Lebron James, insomma le stanze degli immortali. Del resto ha vinto le Olimpiadi, e per un non statunitense valgono triplo, da quando, nel 1992, alle Olimpiadi arrivarono anche i professionisti dell’Nba. Le vinse ad Atene, nel 2004, in quella notte miracolosa in cui, a giocarsele contro la sua Argentina c’era proprio la sua Italia: la terra dei suoi avi e anche la terra in cui era davvero nato al grande basket, a Bologna, con cui vinse uno scudetto e un’Eurolega. Il resto lo ha fatto il trionfo olimpico e poi la carriera da stella dell’NBA dove, stagione dopo stagione, a San Antonio, si è affermato come uno dei più forti cestisti di sempre. Di sicuro, l’unico ad aver vinto un titolo nazionale (in Italia con la Virtus Bologna), un’Eurolega, la medaglia d’oro olimpica e l’anello di Campione NBA.
Quando smette uno come Ginóbili, è sempre difficile fare riassunti sensati con le parole. Con le immagini è perfino più difficile. Scegliamo, tra i milioni di bei fotogrammi, queste venti azioni, questi canestri impossibili di Manu e questi assist troppo veloci anche solo per essere pensati. Per gli appassionati di basket, in un caso del genere, è normale guardare la tecnica mancina, raffinatissima, del fuoriclasse. Per tutti gli altri, un suggerimento, guardate il contasecondi: spessissimo mancavano pochi centesimi alla fine della partita, e la palla decisiva l’aveva in mano lui. Ovviamente, non era per caso.
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