Basket
Basket. Mezzo secolo di Myers, Jordan d’Italia
E’ stato quanto di più ‘Jordanesco’ si sia mai visto su un parquet italiano, Carlton Myers. Movenze feline, primo passo bruciante, arresto e tiro d’altri tempi galleggiando in aria sulle teste dei malcapitati avversari. Col passare delle stagioni al talento offensivo straripante e all’atletismo debordante, ha aggiunto una difesa feroce, un tiro da tre letale, un ‘fade away’ scoccato con la lingua di fuori come ‘His Airness’. E una durezza mentale che lo ha spinto a primeggiare ovunque sia sceso in campo accendendo la passione, tra i suoi tifosi, e il rispetto di quelli avversari.
D’altronde che il neo 50enne – festeggiato il mezzo secolo giusto lo scorso 30 marzo – fosse un predestinato era chiaro a tutti sin da quando nelle giovanili del Basket Rimini faceva incetta di titoli insieme agli altri tre fenomeni della ‘covata’ romagnola: Semprini-Ruggeri-e-Ferroni da pronunciare tutto attaccato come uno scioglilingua. Troppo forte quel ragazzetto mulatto – babbo sassofonista caraibico, mamma pesarese – al debutto in A2 con la Marr Rimini a 17 anni e poi trascinata in A1 – dopo una avvilente retrocessione e un campionato vinto da stella in B1 – a soli 21 anni con una media di 26,8 punti a partita. Quanto basta per finire in comproprietà a Pesaro – per la cifra astronomica, allora, di 5 miliardi di lire – a crivellare le retine di A1 , a 26 punti di media – 51 rifilati in una gara alla Reyer Venezia prima del ritorno a Rimini, in A2 in una stagione condotta a 30,5 punti di media, seppur conclusa con la sconfitta nella serie finale dei play-off contro l’’odiata’ Forlì e marchiata dal record italiano di punti messi a segno in una sola gara: 87, in quella che sembrava una anonima partita infrasettimanale contro la Libertas Udine davanti a soli 1.500 spettatori. Quella sera al ‘Flaminio’ Myers scrisse dieci punti in più di Sandro Riminucci che, con i 77 imbucati in un Simmenthal Milano-Marina La Spezia nella stagione 63-64, si era tenuto quel record – siglato con ai piedi le scarpette rosse – per una trentina d’anni. Cancellati in 37 minuti e 51 secondi dai ‘ciuff’ a ripetizione del riminese. Alla sirena di un giovedì sera di fine gennaio ‘95, il ragazzo aveva tirato 14 su 22 da due per un rotondo 64%, 9 su 19 da tre (47%) e 32 su 35 ai liberi (91%). già che c’era aveva preso 7 rimbalzi, aggiunto 4 recuperi e smazzato 3 assist.
Cose da predestinato. Che lo spedirono nella luccicante Fortitudo dell’era Seragnoli – quando ‘Basket City’ era il centro del mondo – diventando l’idolo di mezza Bologna, condottiero della F all’assalto della Virtus di Danilovic. Anni di vittorie esaltanti e sconfitte cocenti all’ombra del ‘Madison di Piazza Azzarita’, chiusi con uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa (cui ne aggiungerà un’altra in maglia Mens Sana Siena) in canotta biancoblù: un bottino nemmeno troppo ricco per il talento, il carisma e il gioco scintillante mostrato sul parquet. Bottino in parte addolcito dalla medaglia d’oro agli Europei del ‘99 in Francia con la Nazionale e una d’argento agli Europei del ‘97 in Spagna, oltre al ruolo di portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi di Sydney. Il riconoscimento di un percorso sportivo d’eccellenza e della fama raggiunta anche al di fuori dei palazzetti dello sport, con le pubblicità in Tivvù – chi non lo ricorda nello spot del ‘Tartufone’ Motta? – e la conduzione del programma ‘Wild Oltrenatura’.
In campo anche con i colori di Siena, Roma, Valladolid (oltre a Rimini, Pesaro e Fortitudo) e sempre sul ‘ventello’ di media o giù di lì, Myers ha giocato la sua ultima partita ufficiale in C2 a 40 anni a San Patrignano, con suo figlio Joel. Facendo scendere il sipario su una carriera che lo ha incoronato terzo marcatore di sempre del campionato italiano, dietro ad Antonello Riva e Oscar Schmidt e lasciato negli occhi di chi lo ha visto giocare l’immagine più ‘Jordanesca’ possibile. Almeno da questa parte dell’Oceano Atlantico.
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